2021-03-11
Bruxelles esporta milioni di dosi e va alla guerra suicida con Londra
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Boris Johnson replica alle accuse dell'Ue: «Non abbiamo iniziato noi a fare i blocchi». Il tedesco Manfred Weber (Ppe) però provoca ancora. Pfizer offre agli Stati membri 4 milioni di farmaci. Mentre Mario Draghi a breve annuncerà il piano.Sale lo scontro sullo scacchiere geopolitico dei vaccini, con l'Europa che rischia di farsi male da sola. Ieri sono volati gli stracci lungo l'asse Bruxelles-Londra. Il governo di Boris Johnson ha infatti respinto come «completamente false» le affermazioni del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, secondo cui l'Ue sarebbe titolata a bloccare le esportazioni delle dosi prodotte sul proprio territorio perché il Regno Unito avrebbe fatto lo stesso. Bugie, replica Downing Street in una lettera inviata a Michel dal ministro degli Esteri, Dominic Raab, mentre il Foreign office ha convocato il rappresentante diplomatico Ue a Londra per «ulteriori discussioni». Dall'Europarlamento è arrivata la risposta - via Twitter - del presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber: il ministro Raab «la smetta di darci delle lezioni e ci mostri i dati dell'esportazione dei vaccini in Europa o altrove. Negli ultimi mesi sono stati inviati 8 milioni di vaccini Biontech/Pfizer dall'Europa al Regno Unito, quanti vaccini avete inviato in Europa?», ha scritto Weber. Dichiarazioni forse utili per la campagna elettorale tedesca, entrata già nel vivo, ma dannose per la campagna vaccinale europea. Perché il Vecchio continente non è autosufficiente sul fronte delle dosi. Eppure ha deciso di imboccare la strada del sovranismo vaccinale, salvo poi sorprendersi se altri interlocutori decidono di fare lo stesso. Soprattutto chi come il Regno Unito, tra circa un mese avrà immunizzato la popolazione (tanto che il Ppe potrebbe rimanere sorpreso nello scoprire che molte dosi di Astrazeneca arrivate di recente in Europa provengono proprio dall'Inghilterra). O chi, come gli Usa, dispone di quantità adeguate di vaccino (Joe Biden sta per ordinare altri 100 milioni di dosi J&J). La prima a bloccare l'export è stata proprio l'Ue, adottando a fine gennaio il meccanismo che ha permesso nei giorni scorsi all'Italia di stoppare le 250.000 dosi di vaccino di Astrazeneca verso l'Australia e che scadrà il 31 marzo. Non solo. Sia Pfizer sia Curevac devono già rispettare una clausola contenuta negli accordi chiamata «breach of contract» - se non la rispetti, decade il contratto - che di fatto impedisce loro di «deviare» negli Usa l'eventuale parte in eccesso (rispetto alle commesse concordate con Bruxelles) di vaccini prodotti nell'Unione. Se lo fanno, devono restituire il 50% dell'importo come risarcimento. Quanto agli Usa, le mosse protezionistiche europee sono partite due settimane prima dell'ordine esecutivo con cui l'ex presidente Donald Trump ha imposto che tutta la produzione Usa, salvo i contratti pregressi, resti nel Paese. La decisione, per altro, è stata confermata da Biden, che non ha la minima intenzione di cedere vaccini (per altro già acquistati, come nel caso dei 300 milioni di dosi Astrazeneca pretesi dall'Europa), prima che la campagna vaccinale sia stata completata . Nel frattempo, ieri sono cominciate a filtrare indiscrezioni sulle esportazioni di vaccini autorizzate dalla Commissione Ue. Secondo un articolo del New York Times, l'Unione europea ha esportato, solo il mese scorso, 25 milioni di dosi di vaccini prodotti nel territorio dei Paesi membri e diretti a 31 Paesi, ma in larga misura a Gran Bretagna, che ha ricevute più di 8 milioni di dosi, e Canada, con più di 3 milioni. Agli Stati Uniti, dall'Ue, sono state inviate 651.000 dosi. Il quarto Paese, per quantità di vaccini ricevuti, è il Messico, con 2,5 milioni. Sempre ieri l'agenzia Bloomberg ha rilanciato un documento sulle spedizioni effettuate fino al 9 marzo e distribuito agli ambasciatori presso l'Ue, secondo cui l'Europa ha esportato finora circa 34 milioni di vaccini, inclusi 9,1 milioni al Regno Unito, 954.000 agli Stati Uniti e 3,9 milioni al Canada. L'export ha riguardato 31 Paesi e sono state 249 su 258 le richieste autorizzate. I numeri fatti circolare ieri da più fonti sembrano, però, incompleti. I conti non tornano se si considerano anche le spedizioni fatte verso Israele, Bahrein, Arabia Saudita e Turchia. Sarebbe, inoltre, interessante conoscere le cifre relative anche alle importazioni e non sono all'export. Se le fonti giornalistiche si scatenano, quelle ufficiali abbassano i toni. Il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ieri ha sottolineato che «collaboriamo con gli Usa per mantenere le supply chain» tra le due sponde dell'Atlantico «il più aperte possibile. La produzione di vaccini è complessa e richiede la circolazione dei componenti attraverso le frontiere», ha infatti spiegato Mamer, gettando così acqua sul fuoco delle richieste del Ppe. Anche perché gli alibi stanno cominciando a cadere. Compreso quello secondo cui bisognava alzare le barriere per colpa dei tagli alle forniture. Ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato un accordo con Biontech-Pfizer, «che offrirà agli Stati membri di mettere a disposizione 4 milioni di dosi di vaccini entro la fine di marzo, che verranno fornite in aggiunta alle consegne già previste» per tenere sotto controllo la diffusione delle nuove varianti. Per l'Italia ciò equivale a una quota aggiuntiva di 532.000 dosi che saranno consegnate nelle ultime due settimane di marzo. Appurato che i vaccini ci sono, ora si cerca di rimediare ai ritardi nelle somministrazioni. Il governo Merkel presenterà nei prossimi giorni un documento che prevede che Astrazeneca non sia più sconsigliato agli over 65, e allunga l'intervallo di tempo fra la prima e la seconda dose dei vaccini di Biontech e Moderna. Quanto all'Italia, fonti di Palazzo Chigi ieri hanno annunciato che nel fine settimana ci sarà, una comunicazione del nuovo piano di distribuzione e somministrazione.