2025-05-15
Bruxelles censura i non allineati
Jacopo Coghe di ProVita&Famiglia (Ansa)
A riferire sulla libertà di stampa in Italia, l’Europarlamento chiama solo i direttori «Fanpage» e «Report». Jacopo Coghe (Pro Vita): «Scriverò una lettera di protesta a Ursula».Ieri a Bruxelles, al termine della seduta del gruppo di monitoraggio interno alla commissione Libe (Libertà civili, giustizia e affari interni) sul tema dello stato di diritto e libertà di stampa in Italia, è stata necessaria una conferenza stampa per dar modo di parlare a chi era stato censurato addirittura con l’esclusione dal confronto. E sì, perché a riferire sull’allarmante situazione della democrazia, della libertà di stampa, dei diritti Lgbtqia+ in Italia sono stati chiamati Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e Sigfrido Ranucci, giornalista Rai, ambedue preoccupati per il «momento più basso da 35 anni per la libertà di stampa nel nostro Paese». Esclusi dalla discussione il direttore del Tempo Tommaso Cerno, Manuela Biancospino, tra le fondatrici dell’associazione Giornaliste Italiane, e, collegato da remoto, Jacopo Coghe dell’associazione Pro Vita&Famiglia. Alla conferenza stampa oltre agli «indesiderati» hanno partecipato gli europarlamentari Nicola Procaccini, copresidente Ecr, e Alessandro Ciriani, europarlamentare Fdi e vicecoordinatore per Ecr in commissione Libe.«Un gruppo di monitoraggio completamente sbilanciato avendo rifiutato i nomi da noi proposti» ha detto Procaccini, «dove Cancellato ha sostenuto di essere stato vittima di attività di spionaggio senza che il Copasir si sia ancora espresso, mentre Ranucci, oltre a sostenere che “questo governo mette i bastoni tra le ruote alla più importante trasmissione del giornalismo italiano” (Report), ha detto di “essere stato spiato dai servizi segreti dopo il suo servizio televisivo sui parenti del premier Giorgia Meloni». La presidente del gruppo di monitoraggio della commissione Libe Sophie Wilmès ha deciso di escludere Tommaso Cerno proposto da Fdi. «Censurano un giornalista che da quando aveva 16 anni si occupa di diritti civili, ben prima che nascesse Alessandro Zan» ha dichiarato Cerno ricordando il suo impegno su temi come il caso Englaro e il gay pride ma anche la sua militanza a sinistra. «In Italia c’è il fascismo, ma sta all’opposizione, non al governo. Il fascismo è al Nazareno, nelle sedi delle sinistre, nei programmi a sinistra della Rai. E se libertà di pensiero è dire quello che dicono Elly Schlein o Nicola Fratoianni, non è libertà di pensiero». E a fine intervento Cerno ha chiesto a coloro «che si riempiono la bocca con il manifesto di Ventotene, la Costituzione e la Repubblica» di «non usare un’immagine distorta dell’Italia per il loro disegno di occupazione dello spazio politico del nostro Paese». Per la Biancospino ieri la commissione ha messo in scena una discriminazione «politica e di genere» mentre Coghe, definendosi allibito ed indignato per un’esclusione di stampo politico, ha annunciato l’invio di una lettera al presidente Von der Layen per chiedere «se l’Ue sia la casa di tutti i cittadini o se ci sono europei di serie A e di serie B».Secondo Ciriani «se la commissione volesse conoscere davvero lo stato di salute della democrazia avrebbe bisogno di ascoltare la voci di tutti gli attori. Invece decidono solo commissioni del pensiero unico tentando di dimostrare che la cifra del governo italiano è corrotta da pressioni dittatoriali. La commissione Ue non è un tribunale e nessun europarlamentare può esprimere giudizi. Il resto è propaganda».Tanti i messaggi di condanna «per una decisione ideologica e unilaterale» come sottolineato da Andrea Delmastro mentre per Marco Rizzo e Francesco Toscano «la democrazia vale solo se parlano loro». Mariastella Gelmini, capodelegazione Noi Moderati al Senato, scrive: «La sinistra, che non perde mai occasione per urlare alla “deriva autoritaria”, condanni con fermezza questa scelta». Per Francesco Bonifazi di Iv «la libertà di espressione è la base fondante dei valori occidentali: non è con la censura che si costruiscono democrazie più forti».
Donald Trump e Vladimir Putin (Getty Images)
La sede del centro sociale Askatasuna a Torino (Ansa)