2023-05-27
Bruxelles assolve i vaccini ma sorvola su effetti avversi e mortalità in eccesso
Risposte evasive all’interrogazione di Sergio Berlato (Fdi) dalla commissaria Stella Kyriakides, che nega correlazioni con gli extradecessi: «Non prevediamo altri studi sulla sicurezza».La Commissione europea mette la mano sul fuoco. «Non sono stati individuati segnali di aumento della mortalità complessiva in relazione alla vaccinazione contro il Covid-19», ha fatto sapere all’europarlamentare Sergio Berlato del gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), che voleva chiarezza sulle tante morti in eccesso in Europa. A marzo 2023, come riportato dalla Verità, è ripreso a salire l’indicatore di sovramortalità che ha segnato un complessivo +0,3% rispetto al mese precedente, secondo la segnalazione di Eurostat. A dicembre 2022, i tassi di mortalità in eccesso nell’Unione europea erano aumentati del 19%, rispetto al numero medio di decessi nello stesso periodo tra il 2016 e il 2019. Secondo EuroMomo, in quel mese si registrarono oltre 101.000 decessi, rispetto ai 109.000 del dicembre 2020, quando era altissima la circolazione del Covid. Quindi, gli interrogativi rimangono necessari. La risposta, fornita da Stella Kyriakides all’interrogazione presentata lo scorso 6 marzo, è stata invece tanto categorica quanto evasiva. Appare una difesa a oltranza del vaccino, senza fornire spiegazioni sui possibili perché dell’aumento insolito della percentuale di mortalità. Che si muoia al di sopra dei livelli che sarebbero stati osservati in situazioni normali, non in epoca Covid, è una questione così secondaria per la Ue? Berlato, membro della commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare, a marzo faceva presente come le autorità sanitarie «tendano a minimizzare o addirittura negare qualsiasi tipo di correlazione» tra reazioni avverse e «l’inoculazione delle sostanze geniche sperimentali definite impropriamente “vaccini anti Covid-19”, malgrado siano in aumento evento gravi anche mortali». Per questo, chiedeva se la Commissione intendesse «predisporre studi approfonditi per fare maggiore chiarezza», su una possibile correlazione tra reazioni avverse e dosi somministrate. L’altro quesito era una logica conseguenza. Dal momento che, a tre anni di distanza dall’inizio pandemia, è cambiata la situazione epidemiologica in Europa ma non diminuisce il numero di eventi post vaccinazione, l’europarlamentare voleva sapere se la Commissione von der Leyen non ritiene «necessario sospendere le autorizzazioni all’impiego di tali presunti vaccini anti Covid-19», su tutto il territorio Ue. Domande puntuali, quelle del deputato di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, che hanno provocato solo l’inutile levata di scudi del commissario alla Salute, Stella Kyriakides. Strenua difenditrice della presidente Ursula von der Leyen che «non è stata coinvolta in alcuna trattativa sul contratto per il vaccino Covid», ha ripetuto più volte agli eurodeputati, anche nell’audizione davanti alla Commissione speciale del Parlamento dello scorso 27 marzo, la Kyriakides ha detto che «la sicurezza dei vaccini anti Covid-19 nell’Ue è oggetto di monitoraggio e valutazione continui. Le autorità di regolamentazione esaminano attentamente tutte le segnalazioni per stabilire se vi sia una correlazione con il vaccino». Vorremmo poterle credere, ma troppo silenzio avvolge l’attività di farmacovigilanza su questi vaccini. Ci fosse trasparenza, informazione, a livello Ue e dei singoli Stati (pensiamo a quanto ha nascosto e non fa conoscere l’Aifa, la nostra agenzia regolatoria), forse le rassicurazioni del commissario europeo alla Salute lascerebbero meno scettici. E i «piani di gestione del rischio dei vaccini, che sono pubblicati», secondo quanto sostiene nella risposta scritta all’interrogazione, non sono affatto una sicurezza. Basti ricordare che solo lo scorso novembre, nell’aggiornamento della sezione «Gestione del rischio», in merito all’estensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Comirnaty, Ema finalmente ha incluso tra i problemi di sicurezza l’utilizzo del siero a mRna nelle donne in attesa e che allattano, perché «mancano informazioni». Eppure, il vaccino è stato e viene ancora raccomandato dalle associazioni dei ginecologi. Tanto ci sarebbe ancora da indagare, ma la Kyriakides non ammette falle ed esclude ricerche più scientifiche. «La Commissione non ha in programma ulteriori studi in questo ambito», ha dichiarato nel documento in data 24 maggio. Non basta asserire che un vaccino è sicuro, solo perché «l’Ema ne ha valutato la qualità, la sicurezza e l’efficacia e il rapporto rischio/beneficio connesso al loro uso è stato considerato favorevole». Sappiamo che l’autorizzazione all’immissione in commercio ha ridotto enormemente i tempi di controllo e verifica di questi farmaci, e che serviranno anni per vederne gli effetti sull’organismo umano. Certo, considerato il tono della risposta all’interrogazione di Berlato, era scontato che la Kyriakides avrebbe concluso affermando che «la Commissione non intende sospendere le autorizzazioni per i vaccini anti Covid-19». Ma allora, come spiega l’Unione europea l’eccesso di mortalità?