2023-03-11
Brusaferro non può più stare a capo della sanità italiana
Silvio Brusaferro (Imagoeconomica)
Non solo non ha applicato il piano pandemico, ma non sapeva neppure che esistesse. Era nel Comitato strategico però, in piena pandemia, non vi prendeva parte. Invece era prontissimo a obbedire al ministro. Un amico mi ha detto che ieri sono stato troppo severo con Silvio Brusaferro. Secondo lui lo avrei bistrattato, senza riconoscere i meriti scientifici del presidente dell’Istituto superiore di sanità. Può darsi che l’articolo in cui chiedevo la rimozione dell’uomo che si occupa della nostra salute sia stato eccessivamente duro. Tuttavia, non ne sono pentito. Infatti, dopo aver letto il verbale del suo interrogatorio in Procura, a Bergamo, che mi è stato girato da Giacomo Amadori, sono più che mai convinto che debba sloggiare e anche in fretta. Occhio, la mia non è una sentenza: io non ho alcun titolo per stabilire se siano stati commessi o meno dei reati. Però credo di avere sufficiente conoscenza delle cose per dire che, dopo una pandemia in cui sono morti quasi 190.000 italiani, un dirigente che si presenta davanti ai pm e recita un rosario di «non so» e «non ricordo» non può rimanere un minuto in più al proprio posto. L’interrogatorio risale alla fine di gennaio di un anno fa e la prima cosa che i magistrati chiedono a Brusaferro (ribattezzato Brusamolle dopo la pubblicazione di messaggi in cui mostra la sua arrendevolezza nei confronti di Roberto Speranza) è quando abbia letto il Piano pandemico del 2006. Il presidente dell’Iss premette di essere alla guida dell’Istituto dal primo di gennaio del 2019, vale a dire un anno prima che scoppiasse la pandemia. Ma sentite che cosa risponde nel merito: «Nessuno ha mai portato alla mia attenzione il piano pandemico». Di più: «Io l’ho letto per la prima volta nel maggio del 2020». Ricapitoliamo. Brusaferro arriva ai vertici dell’ente che vigila sulla salute all’inizio del 2019 e per quasi un anno e mezzo non si occupa di sapere se esista o meno un piano pandemico. Non chiede e non si informa nemmeno quando l’Oms avvisa che sta per arrivare un virus ed è bene mettere in atto il piano pandemico. Ma soprattutto non fa nulla nemmeno quando il Covid comincia a circolare e a mietere vittime. Bisogna aspettare il maggio del 2020, ossia quando i morti sono ormai decine di migliaia, prima che Brusaferro prenda in mano il manuale contro le epidemie e lo legga. Ma ancora più incredibile è la risposta che viene data quando i pm chiedono perché, sebbene datato, il piano pandemico non sia stato applicato: «Nessuno mi ha segnalato che vi fosse un piano pandemico, né mi è stato chiesto un parere su questo». Ora, se Brusamolle fosse un passante potrebbe nascondersi dietro a queste risposte, ma stiamo parlando del presidente dell’Istituto superiore di sanità, cioè di un supertecnico, che dovrebbe sapere come si affronta un virus e quali misure mettere in campo. E invece, il numero uno dell’Iss dice di non sapere. Nessuno, né gli uscieri né i dirigenti dell’ente lo hanno informato. Insomma, lui non ha visto, sentito e parlato, come le tre scimmiette.Non è tutto. I magistrati gli chiedono se l’Istituto fa parte del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie. A questa domanda, Brusaferro risponde dicendo che il presidente, cioè lui, fa parte del comitato strategico del Ccm, anche se nel 2020, cioè in piena pandemia, «non vi ha mai preso parte». «Ma lei lo sa che il Ccm rappresenta l’organo di attivazione e attuazione del piano pandemico?», chiedono i pubblici ministeri. «No. Lo apprendo in questo momento», replica il luminare poco illuminato sul virus. In pratica, il capo dell’Iss dice di aver fatto parte di un comitato che doveva varare le misure contro il Covid, ma a sua insaputa, perché non ha mai partecipato alle riunioni dell’organismo né ha mai saputo quale fosse il compito della struttura di cui era membro di diritto.Quando i magistrati gli chiedono se si sia mai posto il problema di applicare il piano pandemico del 2006, Brusaferro dice che «non gli risulta». E alla domanda di chi abbia deciso di non rendere operativo il manuale anti pandemia replica con un «non ritengo fosse mio compito», scaricando la responsabilità sul ministero. L’interrogatorio prosegue con una serie di «non ricordo», «non so rispondere», «al momento non ricordo», «non nello specifico», «non conosco tale atto», «non ho conoscenza di tale atto», «non saprei», «a me non è stato detto» e così. In altre parole, il passante di cui sopra molto probabilmente avrebbe potuto essere più circostanziato o almeno, provvisto di buona memoria. Leggendo le risposte, si capisce però una cosa, ovvero che Silvio Brusamolle stava all’Istituto superiore di sanità senza sapere che, fra le altre cose, l’ente è il principale organismo di consulenza del ministero della Salute, cioè quello che ne indirizza le decisioni. Ma a questo punto la domanda che è mancata nell’interrogatorio davanti ai pm è: ma se lei non sa niente e non conosce neppure quale sia la funzione dell’istituto da lei presieduto, all’Iss che ci sta a fare? Urge fare le valigie, soprattutto dopo aver scoperto che solo nell’autunno del 2020, cioè dopo 36.000 morti, all’Iss è stato chiesto un parere sul piano pandemico. Insomma, tra Istituto e ministero se la sono presi con calma, una calma che è mancata a coloro che sono finiti in rianimazione e alle loro famiglie.