2019-02-17
Bruno Ganz, attore amato dai grandi che ha dato corpo ad angeli e demoni
Bruno Ganz è morto a Zurigo dove era nato nel 1941. Memorabile la sua interpretazione di Hitler nel film La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler.È stato uno dei più talentuosi attori europei della seconda metà del XX secolo. Bruno Ganz, nato da madre italiana a Zurigo (dove ieri è scomparso) il 22 maggio 1941, si è formato calcando le scene teatrali tedesche all'insegna di Bertolt Brecht. Poi, alla metà degli anni Settanta, incontra il cinema dall'ingresso principale. Era venuta alla ribalta una giovane scuola tedesca (Neuer o Junger Deutscher Film), trasgressiva, aggressiva, vagamente di sinistra. Dopo il 1945 il cinema tedesco praticamente non era esistito. C'era ma non si vedeva. I furori del Sessantotto impongono una serie di giovani autori che faranno molta strada: Rainer Werner Fassbinder, Volker Schlöndorff, Werner Herzog, Margarethe von Trotta, Wim Wenders. E proprio Wenders contribuisce in maniera determinante a schiudere le porte del successo a Ganz, chiamandolo a recitare in un film di culto, L'amico americano (1977). Sarà ancora con Wenders, dieci anni dopo, che Ganz otterrà la consacrazione internazionale. In Il cielo sopra Berlino (1987), nel ruolo di uno dei due angeli. Il cielo sopra Berlino è una delle opere più importanti del cinema europeo contemporaneo. Così come Vittorio De Sica e Cesare Zavattini in Miracolo a Milano (1951) davano visibilità alle ombre sinistre che si allungavano sul dopoguerra italiano, Wenders si affidava al volto maturo e paternale di Ganz per passare in rassegna i mali di un mondo malandato e sofferente, privo di spiritualità. La scelta del bianco e nero rendeva ancora più struggente i tormenti di un essere sulla carta onnipotente - l'angelo - venuto sulla terra per soccorrere l'umanità, ma perlopiù impotente. Il cielo sopra Berlino era però l'esatto contrario del nichilismo che aveva attraversato molte opere della giovane scuola tedesca. Anzi, a dirla tutta, era il contrario: un inno alla vita e alla speranza. Quel breve tratto di colore che esplode inaspettato nel finale, invitava al rifiuto della disperazione, e all'accettazione della speranza cristiana. A una manciata di mesi di distanza dall'uscita del film, in Germania il dopoguerra sarebbe davvero finito, con la caduta del muro di Berlino. Dopo Il cielo sopra Berlino l'avventura professionale di Bruno Ganz si snoda in molteplici direzioni, mai banali, sempre di qualità. È impossibile dare conto della sua filmografia. Ha lavorato con registi europei ed americani, di rara qualità metafisica come il greco Theo Angelopoulos (L'eternità e un giorno, 1998), o di notevole bravura narrativa come l'americano Jonathan Demme (The Manchurian candidate, 2004). Ha recitato con un mostro sacro come Francis Ford Coppola (Un'altra giovinezza, 2007). È stato nel cast di un film da Oscar (The Reader - A voce alta, 2008). Ridley Scott l'ha voluto in The Counselor - Il procuratore (2013). Gli italiani lo ricordano per l'interpretazione di uno dei migliori film degli ultimi vent'anni, Pane e tulipani (2000) di Silvio Soldini. L'ultima sua presenza è in The House of Jack Built (2008) di Lars von Trier. Ma la sua vera prova d'attore di immenso talento l'ha fornita in La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler (2004) di Oliver Hirschbiegel. Il film diede vita a numerose polemiche. Non dipingeva il mostro. Hitler chiuso nel bunker di Berlino, sfinito e tremante, si sedeva educatamente a tavola, per mangiare una semplice minestra di verdure. Si rivolgeva in maniera educata e sorridente alle domestiche. Carezzava il cane. Ogni tanto esplodeva in attacchi d'ira funesta in presenza dei militari. Dirigeva piani d'attacco immaginifici; minacciava di morte e destituzione chi provava a contraddirlo. Prevedeva fuoco e fiamme per il popolo incapace di battersi. Ganz seppe tenere in perfetto equilibrio il volto dell'anziano inoffensivo e del demone furente. Difficilmente qualcuno saprà, per quel ruolo, fare meglio di lui.