2025-01-26
Polizia ancora in balia dei criminali: due agenti aggrediti da 20 maranza
L’ultimo caso violento a Brescia, dove un gruppo di stranieri ha accerchiato una volante durante un arresto, ferendo i tutori dell’ordine. A Vicenza un’operazione anti droga è finita con l’assalto da parte di due africani.Altri migranti imbarcati per l’Albania. Secondo trasferimento sulla Cassiopea, che porterà gli irregolari a Shengjin. Per ora a bordo in 11, tra egiziani e bengalesi. Oltre 450 sbarcati a Lampedusa in due giorni.Lo speciale contiene due articoli.Continuano le aggressioni alle forze dell’ordine, segno che il costante innalzamento dei toni sta mettendo sempre più alla prova la coesione sociale del Paese. A Torino, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Enrico Aimi, membro laico del Csm, ha constatato come il capoluogo piemontese sia segnato da «manifestazioni violente», che hanno provocato numerosi feriti tra le forze dell’ordine, «cui va tutta la nostra solidarietà». «Se non si interviene in maniera determinata», continua, «rischiamo un ritorno agli anni di piombo». Ma Torino, ha anche osservato Aimi, «non è un caso isolato». Giovedì sera, nel corso di Dritto e rovescio (trasmissione condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4), alcuni ragazzi immigrati e figli di seconda generazione, residenti a Milano, hanno sostenuto che, secondo loro, soltanto il 30% delle forze dell’ordine sarebbe «buono», mentre il restante 70% è «corrotto» (per alcuni addirittura il 100%). Convinzioni, come anche quella secondo cui i carabinieri avrebbero incentivi economici ad arrestare le persone, radicate dentro gli animi di tanti giovani, che vedono negli agenti - e nello Stato - il loro principale nemico. E che segnano il clima dentro cui si avvicendano le continue aggressioni di cui sono piene le pagine dei giornali. Le ultime due, in ordine cronologico, riguardano Brescia e Vicenza. Nella città lombarda, il fatto ha avuto luogo giovedì scorso nella zona della stazione ferroviaria, area ormai un po’ ovunque associata a disordini e pericolo. Due agenti di polizia, nel corso di alcuni controlli, hanno fermato due ragazzi per portarli in Questura al fine di condurre alcune verifiche e notificare una elezione di domicilio legata a una precedente vicenda giudiziaria. I due giovani, secondo le ricostruzioni, sarebbero saliti sulla volante senza opporre resistenza. Tuttavia, un gruppetto di amici (la cronaca locale parla di circa una ventina di minori) ha accerchiato i poliziotti nel tentativo di liberarli. Prima qualche insulto, poi è stata colpita la vettura e, infine, sono passati alle mani: un diciassettenne di origini tunisine ha provato a colpire un agente, atto da cui è originata una colluttazione per cui entrambi sono finiti a terra, terminata con l’arresto dell’aggressore. Determinante, in questo senso, l’intervento del collega, che ha provveduto ad ammanettarlo per renderlo inoffensivo. Poco dopo sono arrivati i rinforzi, prontamente chiamati dai poliziotti non appena capito che la situazione stava per precipitare. Al vedere le volanti arrivare, il gruppo di ragazzi si è disperso, ma gli agenti sono comunque riusciti a identificare una decina di essi. I due agenti che hanno subito l’aggressione sono poi finiti all’ospedale per farsi medicare qualche escoriazione, insieme anche al diciassettenne arrestato (che, una volta dimesso, è finito in carcere). A Vicenza, sempre giovedì, altri due agenti della polizia locale sono rimasti feriti in uno scontro con due cittadini stranieri. L’episodio ha avuto luogo intorno alle 17.30 in una zona, quella del Quadrilatero, che il Giornale di Vicenza definisce una delle «più calde della città». In quel momento, il Nucleo operativo speciale (Nos) e una pattuglia di servizi anti-degrado stavano effettuando controlli mirati contro il traffico di sostanze stupefacenti. Durante le verifiche, un uomo di origini africane avrebbe opposto resistenza, rifiutandosi di fornire i propri documenti. A quel punto, un altro connazionale sarebbe intervenuto in suo soccorso: da lì è partita la colluttazione. Per evitare conseguenze peggiori, nel parapiglia la polizia locale ha fatto ricorso allo spray al peperoncino, ma ciò non è stato bastato a impedire che i due agenti rimanessero feriti: uno è caduto e ha sbattuto la schiena, l’altro è comunque finito in ospedale, benché anch’egli in condizioni non gravi. Con l’intervento delle pattuglie di supporto, i due stranieri sono stati fermati e denunciati. Episodio, questo a Vicenza, che non giunge nuovo: basta fare una semplice ricerca sulla cronaca locale per trovare diversi titoli che denunciano l’ennesima aggressione alle forze dell’ordine. Due vicende, una in Lombardia l’altra in Veneto, che si inseriscono dunque in un clima sempre più deteriorato. E da cui poi nascono proposte come quella dello scudo penale, di cui probabilmente in un Paese normale non ci sarebbe la minima necessità. Tuttavia, questi sono di risultati di anni di immigrazione incontrollata: la distruzione del più elementare tessuto sociale, quello basato sul rispetto delle banali regole di civiltà e convivenza. Se nel lungo periodo l’obiettivo deve essere quello di ripristinarlo, anche attraverso la trasmissione di cultura ed educazione (ma quando qualcuno che non sia di sinistra prova a farlo, come nel caso del festival GiovaniAdulti di Torino - sostenuto dall’assessorato alle Politiche sociali della Regione Piemonte -, viene arbitrariamente accusato a reti unificate di fare l’evento «balilla»), nel breve chi si trova tutti i giorni a dover lavorare in un contesto simile - le forze dell’ordine - merita protezione.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/brescia-agenti-aggrediti-da-maranza-2670996842.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="altri-migranti-imbarcati-per-lalbania" data-post-id="2670996842" data-published-at="1737851698" data-use-pagination="False"> Altri migranti imbarcati per l’Albania Dopo oltre due mesi di stalli politici e giudiziari è ripresa l’operazione Albania. Stando a quanto si apprende, tra venerdì e ieri ci sarebbero state due operazioni di trasbordo di clandestini a bordo della Cassiopea, il pattugliatore della marina militare utilizzato per quello che sarà il terzo trasferimento di richiedenti asilo in Albania, dopo i primi due di ottobre e novembre scorsi. Nel momento in cui scriviamo, gli stranieri a bordo sono undici, bengalesi ed egiziani, mentre la nave continua a stazionare in acque internazionali a una ventina di miglia a sud di Lampedusa in attesa di caricare altre persone prima di dirigersi verso il porto di San Giovanni di Medua (Shengjin), nell’Albania settentrionale. Le precedenti volte che il governo aveva tentato di portare i clandestini nelle strutture albanesi deputate al rimpatrio, a ottobre e novembre scorsi, i giudici del tribunale di Roma avevano negato il fermo oltre l’Adriatico dei richiedenti asilo, dichiarando «Paesi non sicuri» quelli da cui quegli immigrati provenivano. Non solo, ne era nato un braccio di ferro tra le toghe e l’esecutivo, ma si era scatenata anche una vera e propria tempesta mediatica. Questa volta, però, pare che ci si possa attendere un esito diverso, poiché la decisione non spetterà più ai magistrati della sezione immigrazione, ma a quelli della Corte d’appello, come prevede la nuova norma entrata in vigore l’11 gennaio scorso. Il 19 dicembre c’è stata una sentenza della Cassazione che il governo ha valutato come «molto favorevole»: era stato riconosciuto al governo il diritto di stabilire un regime differenziato delle domande di asilo per chi provenga da Paesi designati come sicuri. I giudici non possono quindi sostituirsi al ministro degli Esteri; possono, al più, valutare se la designazione sia legittima ed eventualmente disapplicare il decreto sui Paesi sicuri. Caso per caso, cioè. Maggiori certezze potranno aversi in primavera, quando sarà la Corte europea di giustizia ad esprimersi in materia dei Paesi sicuri. L’iniziativa incassa intanto l’ok del commissario europeo per il Mediterraneo, la croata Dubravka Šuica, secondo cui l’accordo Italia-Albania «è una delle idee innovative che avrebbe potuto aiutare non solo l’Italia, ma anche altri Paesi». Quel che si sa, intanto, è che il piano Albania riparte e punta tutto sull’«effetto deterrenza», quello di cui ha sempre parlato il governo spiegando la ratio dell’accordo promosso con il premier albanese Edi Rama. Nei primi 24 giorni del 2025 sono sbarcate 1.742 persone, in aumento rispetto alle 1.298 dello stesso periodo del 2024. Il picco si è avuto il 20 gennaio (494 arrivi), mentre il comandante della polizia giudiziaria libica, Osama Njeem Almasri, si trovava nel carcere delle Vallette a Torino. Per contrastare i flussi irregolari è necessaria un’adeguata collaborazione tra Paesi da cui partono le imbarcazioni usate da scafisti e trafficanti di uomini, Libia e Tunisia in primis. Come funziona adesso? Maschi, adulti, senza vulnerabilità, in buona salute e provenienti da Paesi sicuri che verranno soccorsi in acque territoriali italiane o sbarcheranno sulle nostre coste saranno trasferiti a bordo del Cassiopea, dove si svolgerà un primo screening sommario con una verifica delle loro condizioni. Il pattugliatore li porterà quindi nel porto di Schengjin, dove è stato allestito l’hotspot italiano. Poi si avvieranno le procedure di identificazione. Nella stessa giornata i richiedenti asilo saranno trasferiti nel vicino centro di Gjader, dove saranno trattenuti in attesa dell’esito delle loro domande. Intanto sono 127 i migranti sbarcati ieri a Lampedusa, mentre venerdì ci sono stati 10 approdi, per un totale di 469 persone. Dopo i trasferimenti disposti dalla prefettura di Agrigento, il centro ospita 386 persone. Ieri sera sono stati spostati 290 migranti.