2025-09-20
Borseggiatrici fermate: 130. Borseggiatrici in carcere: 0
Le novità introdotte dalla «prediletta» del presidente Mattarella hanno svuotato le carceri ma hanno pure impedito di farci entrare chi delinque. Adesso i malviventi si sentono talmente al sicuro che passano all’offensiva e denunciano chi intralcia il loro «lavoro».Una volta erano i giudici di sinistra ad applicare ogni genere di attenuanti pur di restituire alla società il delinquente ancorché recidivo, convinti che la magistratura debba porre rimedio alle diseguaglianze della società come spiegano quelli di Md.Oggi non c’è bisogno di fare ricorso a originali interpretazioni del diritto: ci pensa la legge Cartabia a rimettere in circolazione i malviventi. Allo scopo di svuotare galere troppo intasate e di sgravare i tribunali dai troppi procedimenti, l’ex ministro del governo Draghi ha, nei fatti, depenalizzato i reati che considerava minori e tra questi, appunto, il furto. Senza una querela di parte, anche chi è trovato in possesso della refurtiva non può essere trattenuto. Risultato, chi è alleggerito del portafogli, se non si precipita in tempo al commissariato a denunciare il furto, non ha alcuna possibilità di veder punito il delinquente anche se la polizia arrestasse il ladro con in tasca i soldi e la carta d’identità del derubato. Lo stesso dicasi del furto aggravato commesso in un negozio: se manca la querela di parte, la polizia ha le mani legate.Le conseguenze pratiche dell’ideona avuta dal ministro portato in palmo di mano da Sergio Mattarella sono le seguenti: a Venezia, dove la presenza per chilometro quadrato di borseggiatrici supera qualsiasi confronto a livello mondiale, dall’inizio dell’anno a oggi sono state fermate 130 ladre, ma nessuna - ripeto, nessuna - è stata arrestata. Un record senza pari denunciato dalla polizia municipale che, pur mettendo quasi ogni giorno le manette alle ladre, è costretta, dopo averle portate in caserma, a rimetterle fuori, lasciandole libere di continuare a rubare. Vi pare incredibile? Non è il peggio che oggi vi tocca sentire.Infatti, oltre a essere impuniti per legge, i ladri ora si stanno organizzando e, di fronte all’attenzione suscitata dalla loro impunità, cominciano a mostrare segni di insofferenza. Com’è che gli agenti insistono a fermarci? Perché gli esponenti dei comitati di quartiere che cercano di arginare il fenomeno dei borseggi ci seguono e ci filmano? Perché, quando saliamo su un vaporetto, certa gente urla attenti ai «pickpocket» (che in inglese significa borseggiatore)? Anche i ladri hanno diritto a non essere discriminati. E pure per chi ruba esiste la privacy. Inoltre, senza un giusto processo, nessuno può essere accusato di rubare.Insomma, i delinquenti sono passati alle vie di fatto e non sono più disposti a essere messi alla gogna, con tanto di volantini che li ritraggono mentre sono all’opera. Siamo a un passo dalla fondazione del sindacato dei manolesta, che sono certo chiederà subito di entrare a far parte della Cgil, confederazione che da quando è guidata da Maurizio Landini accoglie deboli e oppressi. E chi c’è di più oppresso di un nomade che è costretto a guardarsi le spalle per evitare che sull’autobus qualche cittadino inferocito lo riprenda mentre è al lavoro sulla borsa di una turista? Leggendo la notizia delle 130 ladre lasciate libere di rubare, mi è venuta spontanea una riflessione: dai tecnici mi guardi Dio, che dai politici mi guardo io.Ps. Ieri una collega con cui avevo appuntamento è arrivata con un diavolo per capello: sul tram, una tizia le aveva sfilato il telefono dalla borsa senza che se ne accorgesse. Ho evitato commenti: sia sulla Cartabia, sia sulla legislazione garantista che premia i delinquenti, sia sui governi tecnici. La collega è di sinistra e ci sarebbe rimasta male.
Norma Cossetto. Nel riquadro la targa in suo ricordo vandalizzata
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro il consigliere Pd Mattia Abdu