2018-03-28
Il bonus mamma a tutte le straniere costa all'Inps 18 milioni
La Corte d'appello di Milano ha confermato la decisione del tribunale: il contributo alla nascita da 800 euro va concesso a ogni immigrata, anche a quelle senza permesso di soggiorno di lungo periodo.Diciotto milioni di euro. Tanto potrebbe costare, alle casse dell'Inps (secondo calcoli dello stesso istituto) distribuire il bonus mamme a tutte le donne immigrate presenti su suolo italiano, a prescindere dalla durata del loro permesso di soggiorno. La notizia non coglie impreparati: già da mesi le sentenze dei tribunali di mezza Italia avevano dato ragione alle immigrate escluse dal provvedimento del bonus nascita (800 euro una tantum, assegnati ad ogni famiglia per i bambini nati dopo il 1 gennaio 2017) che avevano presentato ricorso.Ora, però, a perdere in tribunale è stata l'Inps e i soldi, quindi, dovranno essere erogati a tutte le donne che hanno partorito in Italia, senza distinzioni di sorta e senza bisogno del passaggio in aula.Dopo l'ordinanza del tribunale di Milano, che lo scorso dicembre si era pronunciato su un ricorso promosso da Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e Fondazione Piccini, anche la Corte d'appello del capoluogo lombardo, il 23 marzo, ha confermato l'orientamento.All'origine dell'interpretazione dei giudici c'è una direttiva europea che allarga a tutti gli immigrati - a prescindere dal tipo di permesso di soggiorno di cui sono in possesso - la possibilità di accedere a piene mani al welfare dello Stato in cui si trovano. La norma non è ancora stata recepita dal nostro regolamento, cioè non è mai diventata legge in Italia, ma secondo i giudici deve essere considerata comunque valida. L'Inps, almeno formalmente, sta tentando di resistere al salasso. Forse in previsione di un ricorso ulteriore in Cassazione con una nota interpretativa ha fatto sapere che il denaro verrà erogato, secondo le indicazioni dei giudici (cioè a prescindere dalla durata del permesso) ma con riserva. Il che significa che gli stessi 800 euro erogati oggi potrebbero essere chiesti indietro alle beneficiarie qualora cambiasse, in futuro, l'ordinamento giuridico in materia. Difficile immaginare che accada, però. Nel frattempo, in ogni caso, i 18 milioni verranno spesi.Poco importa se, nel frattempo, il bonus bebè (l'altra misura prevista per il supporto alla maternità da aggiungere all'una tantum del bonus mamme) a partire dal 2019 verrà dimezzato (da 80 a 40 euro al mese) perché non ci sono soldi in cassa. L'importante secondo i togati è far rispettare la direttiva Ue (la 98 del 2011) che ha «esteso il diritto a prestazioni sociali anche a cittadini stranieri» con permesso di soggiorno temporaneo e che va considerata «autoesecutiva», cioè in vigore senza bisogno di essere trasformata in legge per diventare valida. Ma facciamo un passo indietro: chi sono, di fatto, le donne straniere presenti in Italia senza permesso di soggiorno di lunga durata a cui verranno distribuiti i 18 milioni del fondo Inps? Sostanzialmente si tratta di persone che si trovano nel nostro Paese da meno di 5 anni, magari senza parenti, e che non hanno dovuto affrontare la seppur minima prova di integrazione, cosa che il rilascio della carta di soggiorno di lunga durata, invece, prevede.Tra queste, dunque, inevitabilmente ci sono anche le richiedenti asilo. Cioè le donne che, sbarcate clandestinamente sulle nostre coste, hanno fatto domanda di protezione internazionale e ottenuto un permesso di soggiorno breve (della durata di sei mesi rinnovabile, fino alla risposta della Commissione sulla domanda d'asilo). Anche a loro l'Inps dovrà versare la somma. «I premi verranno corrisposti con riserva di ripetizione (con la possibilità di chiederli indietro, ndr) se, all'esito del giudizio di impugnazione del citato provvedimento giudiziale da parte dell'Istituto, emergerà un diverso orientamento giurisprudenziale», ha scritto l'Inps in una circolare, mettendo le mani avanti. Ma, ad oggi, la speranza di vedere ribaltato l'attuale orientamento giuridico, resta sottile.Recentemente, infatti, Tribunale di Bergamo si è espresso nel medesimo modo relativamente, questa volta, al bonus bebè. La misura è quella introdotta dalla legge 190 del 2014 e prevede, per ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, l'erogazione di un assegno mensile di 90 euro fino al compimento del terzo anno del bambino. Anche in quel caso, la misura era stata pensata per italiani e per stranieri con permesso di lunga durata. Ma, di nuovo, davanti ad un ricorso di una famiglia, in Italia con permesso temporaneo, assistita dalle associazioni umanitarie, i giudici avevano sentenziato positivamente. La disposizione comunitaria «ha efficacia diretta nell'ordinamento interno», hanno spiegato, con la conseguenza che «tutti gli organi dello Stato, comprese le pubbliche amministrazioni hanno l'obbligo di applicarla direttamente e la disposizione nazionale contrastante» che prevedeva un discrimine tra immigrati di lunga permanenza e non, è da considerarsi «gerarchicamente subordinata e quindi disapplicata».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)