2019-11-06
Bonifazi verso il processo per finanziamento illecito al Pd targato Rottamatore
Chiusa l'indagine sullo stadio della Roma e sulle donazioni di Parnasi. Coinvolto anche il leghista Giulio Centemero. Il fedelissimo del Bullo è accusato pure di false fatture.In Calabria agguato di Mario Oliverio a Nicola Zingaretti. Elezioni il 26 gennaio. I dem hanno scaricato il presidente uscente, che pensa a un accordo con Italia viva.Lo speciale comprende due articoli. Qualcuno l'aveva annunciato per maggio, poi le turbolenze giudiziarie (caso Csm) e politiche (caduta del governo gialloblù) devono aver rallentato l'invio dell'avviso di chiusura delle indagini all'ex tesoriere del Partito democratico, il senatore di Italia viva Francesco Bonifazi, e a quello della Lega Giulio Centemero. Quell'atto, propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio, è stato trasmesso lo scorso 31 ottobre e reso pubblico ieri. Bonifazi è accusato di finanziamento illecito ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, Centemero solo del primo reato. A foraggiare entrambi i partiti (e anche altri) sarebbe stato il costruttore romano Luca Parnasi (pure lui indagato), secondo l'acusa alla disperata ricerca di sponde politiche per portare a casa il progetto del nuovo stadio della Roma.L'avviso di chiusura delle indagini, firmato dai pm Luigia Spinelli e Barbara Zuin, è arrivato alla fine di una lunga gestazione che, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Paolo Ielo, doveva dirimere una questione molto tecnica e assai dibattuta a livello giurisprudenziale: se fondazioni e associazioni partitiche siano soggetti a cui sia possibile contestare l'illecito finanziamento dei partiti.La risposta al travagliato quesito deve essere stata evidentemente positiva. Risultato: la nuova formazione Italia viva si trova con l'ennesimo grattacapo da affrontare, dopo la questione dell'assistente parlamentare arrestato per mafia e l'indagine sui finanziamenti dei Toto, famiglia di imprenditori abruzzesi, a petali del Giglio magico (al centro dell'inchiesta fiorentina una parcella da 2 milioni all'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione Open, la cassaforte del renzismo, e i pagamenti a Patrizio Donnini, uno dei primi animatori della Leopolda e stretto collaboratore della famiglia di Rignano sull'Arno, tanto da essere inserito nello staff del ministro della Difesa Roberta Pinotti). Senza contare la condanna, sempre per due fatture false subita il 7 ottobre da Tiziano Renzi e dalla moglie Laura Bovoli, indagati anche per diverse decine di altre fatture (valore circa 400.000 euro esclusa l'Iva) emesse e ricevute, secondo l'accusa, dalla cooperativa Marmodiv per operazioni inesistenti. Un capo d'imputazione per fatture per operazioni inesistenti se lo è beccato anche Bonifazi. Insieme a Domenico Petrolo, componente del dipartimento di cultura e formazione del Partito democratico, nonché responsabile relazioni esterne e della raccolta fondi della fondazione Eyu, è infatti accusato, si legge nell'avviso di conclusione delle indagini che ieri la Procura ha fatto recapitare ai sette indagati, «anche al fine di consentire alla società immobiliare Pentapigna srl l'evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto», di aver emesso «a favore di detta società la fattura numero 11/2018 del 22 febbraio 2018 dell'importo di euro 150.000 (imponibile euro 122.950,82, Iva al 22% pari a euro 27.049,18) relativa a operazione inesistente». Ma è solo uno dei tre capi d'accusa. Le toghe di Piazzale Clodio, infatti, contestano a Parnasi, amministratore della Pentapigna, e al suo commercialista Gianluca Talone (che avrebbe avuto il compito di curare la conclusione del fittizio contratto di consulenza tra la citata società e la fondazione Eyu), di aver erogato 150.000 euro attraverso due bonifici bancari, rispettivamente di euro 100.000, in data 1° marzo 2018, ed euro 50.000, in data 5 marzo 2018, sul conto corrente numero 07805, intestato alla fondazione Eyu.Il pagamento sarebbe stato «camuffato», scrive la Procura, «attraverso il pagamento da parte della immobiliare Pentapigna di uno studio commissionato alla fondazione Eyu avente a oggetto Casa: il rapporto degli italiani con il concetto di proprietà». Contributo che sarebbe stato erogato «in assenza della prescritta delibera da parte dell'organo sociale competente». E così, insieme a Bonifazi, è finito nei guai per questo capo d'imputazione anche Petrolo. A confermare la falsificazione ci sarebbe la conversazione del 27 febbraio 2018, nella quale, si legge in un'informativa dei carabinieri allegata agli atti dell'inchiesta chiusa ieri, «Petrolo sollecita il pagamento, affermando che ciò li aiuterebbe molto, trattandosi degli ultimi giorni». E quelli erano proprio gli ultimi giorni della campagna elettorale del 2018. L'ipotesi è dunque che i 150.000 euro elargiti dal costruttore alla fondazione Eyu per uno studio immobiliare fossero in realtà destinati al partito, ma non iscritti correttamente nei bilanci. Perché si concretizzi il reato di false fatturazioni occorre che ci sia la finalità dell'abbattimento del reddito a fini fiscali. E i magistrati ritengono di averla trovata.L'indagine era partita dopo l'arresto del costruttore romano. Analizzando i bilanci della sua azienda, gli investigatori avevano scoperto movimenti sospetti e avevano chiesto delucidazioni al responsabile amministrativo delle aziende. Quest'ultimo, però, non era riuscito a fornire alcuna spiegazione logica per quei movimenti finanziari.Una delle accuse tocca anche Anna Buccellato, funzionario della soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, perché, sostengono i magistrati, avrebbe cercato di imporre a Parnasi un architetto per le verifiche di interesse archeologico sull'area di Tor di Valle, luogo in cui doveva sorgere il nuovo stadio della Roma. L'ultimo capo d'imputazione riguarda Parnasi, Centemero, tesoriere de Carroccio, e Andrea Manzoni, revisore legale del gruppo Lega-Salvini al Senato. Secondo i pm, il costruttore romano avrebbe erogato un contributo economico da 125.000 euro il 1° dicembre 2015, nonché un contributo da 125.000 euro il 12 febbraio 2016, attraverso bonifici bancari a favore dell'associazione Più voci, rappresentata da Centemero. E anche per i leghisti mancherebbe la delibera da parte dell'organo sociale competente e non ci sarebbe «l'annotazione dell'erogazione nel bilancio di esercizio». Centemero ha sempre definito la transazione perfettamente regolare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bonifazi-verso-il-processo-per-finanziamento-illecito-al-pd-targato-rottamatore-2641228057.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-calabria-agguato-di-oliverio-a-zingaretti" data-post-id="2641228057" data-published-at="1758062875" data-use-pagination="False"> In Calabria agguato di Oliverio a Zingaretti Il prossimo 26 gennaio la Calabria andrà al voto per le regionali. Il governatore uscente Mario Oliverio ha sciolto le riserve, comunicando la data in cui si andrà alle urne. In Calabria la situazione è oltremodo confusa, specie nell'area dell'attuale maggioranza di centrosinistra. Il Pd calabrese è letteralmente spaccato in due: da una parte abbiamo i sostenitori di Oliverio, che vorrebbero una ricandidatura dell'attutale governatore; dall'altra i commissari dem, inviati in Calabria dalla segreteria nazionale, che vorrebbero, invece, un candidato di rinnovamento, anche guardando a una possibile alleanza con il Movimento 5 stelle. Diversi esponenti regionali del Partito democratico hanno preso le distanze dal governatore, sposando la linea del rinnovamento dettata dal Nazzareno. Ma altri gli sono rimasti fedeli e per questo Oliverio non demorde, continuando a insistere per una sua ricandidatura. E alcune indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni incoraggiano il presidente della Regione Calabria a non lasciare campo libero al Pd: alcuni fedelissimi sostenitori di Oliverio, sottotraccia, avrebbero già avviato un dialogo con Italia viva che in Calabria sta prendendo piede, ma che non è ancora nelle condizioni di competere. Gli interessi di Oliverio, messo all'angolo dai vertici dem, potrebbero coincidere con gli interessi di Iv e di Matteo Renzi. Questa convergenza nella regione calabrese potrebbe mettere molto in difficoltà il Pd che, dopo il flop dell'accordo con il M5s in Umbria, rischia anche di perdere quell'ancora di salvataggio a cui ha cominciato a pensare lo scorso mese di agosto: i risultati delle elezioni umbre hanno messo in crisi l'alleanza giallorossa che in estate ha dato vita al nuovo governo, alleanza fin dall'inizio malvista in Calabria dalla base grillina. Dopo la débâcle del M5s in Umbria difficilmente i pentastellati vorranno ribadire l'intesa con il Pd calabrese. A questo punto, manca solo un mese e mezzo alla presentazione delle liste e in Calabria, sul fronte del centrosinistra, ancora non c'è un candidato certo, capace di unire le varie componenti. «Facciamo le primarie, e poi vediamo» continua a ripetere Oliverio da diversi mesi. Ma al Nazareno di primarie in Calabria non né vogliono proprio sentir parlare. Non solo. Non vogliono più sentir parlare neanche di Mario Oliverio. Il responsabile Mezzogiorno del Pd, Oddati, come già fatto dal commissario del Pd Stefano Graziano in più occasione, ribadisce il no alla ricandidatura del presidente uscente della Calabria. «Abbiamo formalmente comunicato» ha detto Nicola Oddati, «la decisione della segreteria nazionale di non ricandidare Oliverio a presidente della Regione. Le ragioni di questa decisione sono molteplici: Oliverio non unisce il partito, non garantisce la possibilità di formare una coalizione competitiva, non rappresenta quel bisogno di rinnovamento necessario per poter competere in questa difficile competizione elettorale». Un'affermazione tranchant in perfetta rotta di collisione con la caparbietà del governatore calabrese, deciso più che mai a volersi ricandidare. Una collisione che ormai è quasi impossibile evitare. «A volte quando si chiude una porta, poi si apre una finestra», ha detto uno stretto collaboratore di Oliverio, lasciando intendere un possibile avvicinamento a Italia viva, visto che ormai lo strappo all'interno del Partito democratico è irrimediabile. Comunque, se è vero che nel centrosinistra calabrese la situazione è molto confusa, anche negli altri schieramenti a oggi mancano certezze sul nome del candidato governatore. I 5 stelle ancora non hanno deciso cosa fare e nel loro interno ci sono pure differenze di vedute sul papabile per la guida della Regione. Alcuni parlamentari pentastellati interessati alle elezioni regionali calabresi hanno espressamente manifestato il loro dissenso rispetto alle indicazioni fornite dal capo politico del Movimento, Luigi Di Maio. Neppure nel centrodestra la situazione è chiara: se Forza Italia ha già da tempo scelto il suo candidato, la Lega non ancora ha sciolto le riserve: a Matteo Salvini sembra proprio non sia andato a genio il nome di Mario Occhiuto, attuale sindaco di Cosenza, indicato da Forza Italia come possibile candidato della coalizione. Le forze sovraniste in Calabria sono in continuo aumento, come nel resto del Paese. Lega e Fratelli d'Italia, sondaggi alla mano, anche nelle regioni meridionali hanno numeri tali da poter ambire a governare da soli. Tale recente impennata, quindi, non può non aver un peso negli equilibri di un'eventuale coalizione di centrodestra.