2025-01-15
«In questo mondo egoriferito a un comunista come me tocca rimpiangere Fanfani»
Stefano Bonaga (Getty Images)
Il filosofo Stefano Bonaga: «Sono patologicamente non ambizioso, l’Io è un parassita della vita. Sto con Marx ma chi occupa case va sgomberato. Serve però un piano di edilizia pubblica».Stefano Bonaga, bolognese, già docente di antropologia filosofica all’Alma Mater, indipendente eletto in consiglio comunale nelle liste del Pci, assessore «inventore» nel 1994 di Iperbole, la rete civica internettiana per far dialogare cittadini e istituzioni (un Elon Musk ante litteram, insomma), è una delle menti più brillanti della sua generazione.Figuriamoci le altre... (Ride) «Ho capito, lei è in vena di provocazioni che deve ritenere spiritose».Ma no. Ironizzo sulla sua sprezzatura, il suo non voler essere definito «filosofo», e neppure un intellettuale alla Nouveaux Philosophes. «Vorrei pure vedere: vado per gli 81 (il prossimo 5 marzo, nda) che come al solito non festeggerò perché il compleanno è l’annuncio che la morte è di un anno più vicina».Niente «filosofo», né «tombeur de femmes». «Che definizione pigra e imbecille. Io sono semmai uno tombé par le femmes: finito quattro volte all’ospedale causa abbandono. Sul tema ho anche scritto un libretto, Sulla disperazione d’amore».La cui ultima edizione ha la prefazione di Biagio Antonacci. Lei ha sempre coltivato rapporti con i protagonisti della scena musicale, in primis Vasco Rossi. Mi sono sforzato di immaginare i vostri lieti conversari. «Perché lei è vittima dei suoi pregiudizi. Vasco gioca ad apparire un sempliciotto di Zocca, perché lui tende a sottrarsi a un linguaggio “alto” a favore di quello dell’immediatezza, invece è persona molto colta. Legge testi originali di Hegel, Kant, Nietzsche, Lacan. Quando gli consigliai Spinoza, mise una sua frase come sfondo di un proprio concerto: il potere rende tristi».Per questo al potere lei è da sempre notoriamente disinteressato? «Al potere, al denaro, alla popolarità. Sono patologicamente non ambizioso».Impegnato in un’opera personale di «sottrazione», picconare il protagonista indiscusso di quest’epoca confusa, caotica, distopica: l’io. «La parola “io” è un parassita della vita».Però. «La fulminante immagine non è mia, ma di Carlo Emilio Gadda. I-o, i-o, i-o: non lo sente, il raglio dell’asino? Tutti con un’autoreferenzialità sopra le righe, poveretti».E perché mai? «Perché chi ha un grande ego è interessato solo a sé stesso. Quindi in realtà ha un ego piccino piccino, chiuso nel recinto del suo egoismo. Una grande anima la riconosci quando esce da sé per andare incontro al mondo, agli altri, a esperienze che possono perfino smentire i tuoi assunti di partenza, i tuoi giudizi, o peggio ancora: i tuoi pregiudizi. Per questo, data l’insopportabile cacofonia di fondo contemporanea, io non vorrei parlare di nulla convinto di non avere alcunché di fondamentale da rivelare. Del resto, insieme a Natalia Aspesi, Piero Chiambretti, Emanuele Trevi, Giovanni Veronesi ed altri, ho fondato il “Club di quelli che non capiscono più una minchia del presente”. Un’ autodenuncia che in fondo è anche una forma di considerazione e rispetto per tutti i miei simili».Tutti, dice? Allora mi spieghi che le ha fatto di male Federica Pellegrini. «A me? Niente. È brava e simpatica».E dunque per quale motivo ha criticato la laurea honoris causa che le è stata assegnata (con tanto di lectio magistralis su «ciclo mestruale e prestazioni sportive")? «Ma non ce l’avevo certo con lei. Semmai con le operazioni di marketing degli atenei, che conferiscono questi titoli, peraltro privi di valore. Riflettono lo spirito del tempo, in cui trionfa l’ipernarcisismo. Di chi prende l’onorificenza, ma pure di chi la consegna. Purché se ne parli. Per tacere di chi poi espone la laurea in bella mostra in ufficio, o ne attacca al muro addirittura più di una».Di tali attestati è stato insignito anche Umberto Eco, per dire. «Appunto: senza offesa, ci sarà una qualche pur vaga differenza tra un semiologo e una nuotatrice, tra i rispettivi apporti allo sviluppo e alla promozione del sapere e della cultura».La facevo tipo da «uno vale uno». «Se si riferisce al vacuo slogan grillino, da ultimo accantonato perfino da loro, no. Al limite, io lo posso intendere in senso marxiano».Bonaga, l’ultimo dei comunisti. «Ribadisco il coming out: sono comunista. Ma perché il comunismo, così come concepito da Karl Marx, e non quindi visto nella tragica deriva sovietico-leninista, non è mai esistito. Tanto più che Marx prevedeva la sua affermazione nelle società a grande sviluppo capitalistico, e invece si è realizzato storicamente in Paesi fondamentalmente agrari, la Russia prima, la Cina dopo».Anche Hitler era comunista, secondo la leader dell’Afd tedesca, l’ultradestra Alice Weidel, intervistata su X da Musk.«Che incantevole cortocircuito. Dare del comunista a Hitler perché lo statalismo nazista aveva permeato la società tedesca, conversando con un monopolista capitalista quale Elon Musk, grande amico di Giorgia Meloni e del governo di destra in carica, che in più di un’occasione ha dato l’impressione di puntare a interventi di stampo dirigistico in economia. Del resto, ho proprio letto su La Verità l’intervista all’economista Giulio Sapelli, che vagheggia la rinascita dell’Iri, peraltro presieduto per tanti anni dal mio concittadino Romano Prodi. Per dire come tutto si tiene. Tornando a Marx: ha presente la sua massima fondamentale?».Quale, «proletari di tutto il mondo, scusatemi"? «Che battuta triste. No, mi riferisco a un principio sacrosanto: “A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue capacità”. Ecco, questo è comunismo».Per capire: quindi, se io ho bisogno di una casa, ma non ho la capacità economica di ottenerla, sono legittimato - comunista o meno che io sia- ad occupare la casa di qualcun altro? «No. Se ti assenti per andare, che so, in ospedale, torni e trovi che hanno violato il tuo immobile, hai tutto il diritto di far sì che il bene ti venga restituito. Dirò di più: salterei perfino il passaggio del ricorso al magistrato, consentirei l’intervento diretto delle forze dell’ordine. Però se tu hai bisogno di un tetto sopra la testa, perché sei finito in mezzo a una strada, e ci sono edifici abbandonati, appartamenti popolari non assegnati, in attesa dei tempi biblici della burocrazia possiamo prevedere una qualche forma di ricovero per i disagiati, o abbiamo ormai annichilito a tal punto la nostra umanità da non riconoscere le necessità reali da quelle fittizie? Ogni essere vivente - compresi animali e piante, pensi un po’ - ha diritto a un suo “luogo”. Alla fine, ci tocca rimpiangere un democristiano come Amintore Fanfani e il suo piano di edilizia pubblica residenziale, che risale agli anni Cinquanta».Chi è il politico italiano più egoriferito? «C’è solo l’imbarazzo della scelta, convinti tutti di essere investiti di una missione divina, unti - e bisunti - dal Signore».Vabbe’, però mi faccia almeno un nome. «Matteo Renzi».Ah. E perché? «Quante pagine abbiamo a disposizione? Mettiamola così: ha un ego ipertrofico, la sua non è una volontà di potenza, ma di onnipotenza. Ha continuato l’opera di Silvio Berlusconi, il primo vero populista: instaurando il dialogo diretto tra il leader e le masse, ha portato alla distruzione dei corpi intermedi. Risultato? La depoliticizzazione della società, la politica ridotta a identificazione con il capo, ipersemplificazione dei messaggi, slogan e parole d’ordine. Tifoserie, fazioni propaganda d’accatto, il trionfo della logica binaria».Davanti ai gruppuscoli in piazza con striscioni che invocano la «vendetta» verso le divise, dopo la morte di Ramy a Milano, lei, che ha vissuto gli anni di piombo che insanguinarono anche Bologna, cosa ha pensato? «Sull’inseguimento di Milano ho sentito un esponente di non so quale sindacato di polizia affermare in tv: “Non sono mai state chiarite, da nessun governo, le regole d’ingaggio in tali situazioni”. Rilevo però che perfino il Giornale ha scritto in prima pagina che non esiste alcun “diritto allo speronamento”. Ma non si possono attaccare le forze dell’ordine in quanto tali, perché non rappresentano una funzione, come un semaforo, ma sono un corpo sociale, in cui possono esserci (come accade per altre categorie: medici, professori, architetti, giornalisti) comportamenti critici che devono poter essere discussi. Ovvio che poi ci possano essere situazioni in cui tu, poliziotto, sei aggredito ed è inevitabile che usi il manganello. Ma se tu, manifestante, porti un attacco acritico alla polizia, invece di discernere volta per volta i comportamenti, otterrai come effetto che si parlerà dello scontro e non dei contenuti».Esiste una questione giovanile? Della società nel suo complesso, delle periferie, degli immigrati di seconda generazione? Da affrontare come? «La politica ridotta a comitati elettorali (ti chiedono il voto, poi, una volta che l’hanno ottenuto, tanti saluti ai suonatori) lascia i cittadini, e i giovani soprattutto, sempre più spaesati, isolati, apatici, o preda dei social. Con le implicazioni e le conseguenze del caso. Ma usciamo dalle mitologie delle norme. Se bastassero quelle, siano essere precettive o repressive, dopo la comparsa dei 10 comandamenti vivremmo già da un paio di millenni nel migliore dei mondi possibili».
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