2020-12-06
Bonafede scrive gli atti copiando i testi Anm
Alfonso Bonafede (Ansa)
Il ministro replica integralmente un documento pubblicato sull'organo dell'Associazione delle toghe. Lo usa per giustificare il rifiuto di stabilizzare i 5.000 magistrati onorari, senza tutele retributive né previdenziali o in caso di malattia. E la loro protesta si espande.
Il ministro replica integralmente un documento pubblicato sull'organo dell'Associazione delle toghe. Lo usa per giustificare il rifiuto di stabilizzare i 5.000 magistrati onorari, senza tutele retributive né previdenziali o in caso di malattia. E la loro protesta si espande.È ufficiale: il ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede, scrive sotto dettatura dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato di categoria delle toghe. A dire il vero, il guardasigilli fa di peggio: in un atto parlamentare, sperando forse che nessuno se ne accorgesse, ha copiato ampi capoversi di un testo pubblicato sull'organo dell'Anm. Parola per parola, virgole comprese. Il 20 novembre, nella replica scritta a un'interrogazione presentata dal deputato di Fratelli d'Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove, che al ministro chiedeva di impiegare una minima parte delle risorse del Recovery fund per risolvere la situazione dei 5.000 giudici onorari italiani, vessati da antica e indecorosa precarietà, Bonafede ha risposto No. Tra le motivazioni, il ministro ha scritto che, come «risulta dai lavori preparatori» dell'assemblea costituzionale, l'esistenza dei giudici onorari «è legata alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale».La risposta di Bonafede suona di per sé sgradevole: se ne deduce infatti, che, per non danneggiare l'immagine e il portafogli dei magistrati togati, i 5.000 giudici onorari dovranno continuare a sobbarcarsi del 50-60% dell'amministrazione della giustizia (molti di loro lo fanno da 25 anni) ricevendo in cambio un «cottimo» di 75 euro a udienza, senza altre tutele retributive o previdenziali. E perfino senza alcun diritto in caso di malattia: una carenza inaccettabile, che in era di pandemia diventa obiettivamente una vergona nazionale. Il fatto però più grave, e politicamente imbarazzante, è che Bonafede ha copiato quella frase da un documento ancora oggi rintracciabile sul sito dell'Associazione nazionale magistrati. Intitolato «Temporaneità dei magistrati onorari secondo la Costituzione», e scritto da Cesare Trapuzzano, assistente di studio presso la Corte costituzionale, il testo da cui Bonafede ha tratto qualcosa più che una semplice ispirazione è uscito sul numero di maggio-agosto 2017 della rivista La Magistratura, organo ufficiale dell'Anm. È una lunga e dotta disquisizione tecnico-giuridica in difesa dei privilegi della categoria e contro l'intollerabile idea che (orrore!) «i magistrati onorari in servizio possano essere stabilizzati ed assimilati tout court ai giudici togati». La risposta di Bonafede al deputato Delmastro Delle Vedove riproduce in più punti il testo della rivista dell'Anm. Lo fa proprio là dove vengono elencati i motivi tecnici (ma indiscutibilmente anche di casta) in base ai quali «deve essere escluso che i magistrati onorari in servizio possano essere stabilizzati ed assimilati tout court ai giudici togati». È forse inevitabile che Bonafede, come la maggior parte dei suoi predecessori, manifesti un timore quasi reverenziale nei confronti della magistratura associata. Un filo più anomalo è che il ministro della Giustizia parli con la stessa voce dell'Anm, e arrivi addirittura a ricopiarne i documenti. Da questo punto di vista, suona strano che Area, la corrente più a sinistra della magistratura togata, abbia deciso di rimproverare Bonafede per la sua improvvida frase a difesa di «prestigio e retribuzioni» della categoria. In un documento datato 21 novembre, dove si affianca alle rivendicazioni della magistratura onoraria, Area scrive che la dichiarazione del ministro denoterebbe «una preoccupante mancanza di conoscenza della situazione in cui versa la giustizia», e che Bonafede «mira ad alimentare l'idea di un insussistente conflitto e di contrapposizione d'interessi corporativi tra le diverse professionalità impegnate nella giurisdizione». Area, però, non pare aver mai particolarmente brillato in difesa dei diritti dei giudici onorari. Del resto, il suo segretario, Eugenio Albamonte, è stato presidente dell'Anm proprio tra il 2017 e il 2018, quando l'organo dell'Associazione diffondeva le tesi che oggi il ministro fa sue.La protesta della magistratura onoraria, intanto, si espande a macchia d'olio. Da lunedì scorso a Palermo 52 Giudici onorari e 43 Viceprocuratori onorari (i Vpo, che affiancano i sostituti procuratori togati e sostengono l'accusa nei processi davanti al giudice monocratico) si sono autosospesi per protestare contro «condizioni di lavoro precarie e senza tutele»: fin qui sono state annullate 100 udienze, ma si stima che entro dicembre saranno rinviati almeno 3.000 procedimenti nel penale e 2.000 nel civile. A Milano, dove da lunedì si sono dichiarati «indisponibili» 64 Vpo, 117 processi sono bloccati. Altri giudici onorari di diverse città hanno annunciato che non faranno più udienza. Lo stesso accadrà presto in altri tribunali, e la giustizia rischia la paralisi. Il ministro Bonafede, insomma, ha un problema.
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)