2020-10-29
Bonafede perde il pelo, non il vizio. È pronta un’altra svuotacarceri
Nel decreto Ristori inseriti i domiciliari per chi ha condanne brevi e licenze allungate.In via Arenula si perde il pelo, ma non il vizio. Non è bastato il potenziamento della detenzione domiciliare, introdotto dal Cura Italia come misura di prevenzione di focolai di Covid nei penitenziari. Non è bastata la clamorosa scarcerazione di centinaia di boss, con la scusa del rischio contagio (inesistente, visto che i capibastone erano in isolamento, ovvero, in un perfetto lockdown). Adesso, nel decreto Ristori, il Guardasigilli grillino, Alfonso Bonafede, inserisce un'altra sottospecie di «svuotacarceri»: chi ha meno di 18 mesi da scontare, potrà trascorrerli in strutture esterne, previa applicazione del braccialetto elettronico. Insomma: meno cella, più domiciliari. Se il coronavirus non può essere considerato una tana libera tutti, di sicuro è stato un ottimo pretesto per tentare di risolvere «all'italiana» l'eterno problema del sovraffollamento delle carceri. Agendo peraltro, come nel caso dei boss, laddove non esistevano pericoli di assembramento.Se non altro, stavolta, il ministero della Giustizia ha giocato d'anticipo: dal beneficio saranno esclusi i condannati per reati gravi, chi è sottoposto a regimi di sorveglianza particolare e chi ha partecipato alle rivolte di marzo in 27 prigioni della Penisola, che causarono almeno 14 prigionieri morti e decine di feriti, tra detenuti e agenti penitenziari. L'allontanamento dall'abitazione, in ogni caso, verrà equiparato all'evasione. Ironia della sorte, varrà dunque per i galeotti quel che è stato ripetuto ossessivamente a noi incensurati: restate a casa. E poi dicevano che non eravamo ai domiciliari...Secondo la bozza del pacchetto Giustizia, inserita nel provvedimento legislativo da poco licenziato dal Consiglio dei ministri, i magistrati di sorveglianza potranno accordare ai condannati licenze di durata superiore ai 15 giorni fino a fine anno, salvo che le toghe ravvisino «gravi motivi ostativi alla concessione» della misura. Dalla quale, comunque, resteranno tagliati fuori mafiosi e terroristi. Chi, poi, dovesse avere la sensazione che la pandemia sia una scusa per distribuire lunghe «ferie» dal carcere, consideri se non altro che, con bar e ristoranti chiusi, i condannati in permesso premio non avranno di che svagarsi.In arrivo novità anche per quanto riguarda lo svolgimento dei processi, nel segno dell'informatizzazione. I giudici in quarantena o in isolamento fiduciario potranno partecipare alle udienze da remoto, anche da un luogo diverso dall'ufficio giudiziario. Teleconferenze autorizzate pure nel caso di decisioni collegiali, sia nel civile, sia nel penale. Le aule di tribunale, al contempo, introdurranno un regime di contingentamento: le udienze «alle quali è ammessa la presenza del pubblico si debbono sempre celebrare a porte chiuse». Nel caso di procedimenti penali, qualora la presenza fisica del detenuto non potesse essere assicurata senza compromettere la profilassi antivirus, l'imputato potrà anch'egli collegarsi via Web. Udienze cartolari estese, infine, ai casi di separazione consensuale e divorzio congiunto.La «remotizzazione», come l'ha battezzata lo stesso Bonafede, coinvolgerà persino gli interrogatori, sia della persona offesa sia di quella sottoposta a indagini preliminari. L'avvocato difensore, però, può opporsi a questa modalità. Bisogna pur sempre rispettare, ha riconosciuto il ministro, il contraddittorio e le garanzie processuali. Se, però, pensavate che via Arenula si fosse ormai già organizzata per gestire il proprio personale che opera via Internet, vi sbagliavate: il Guardasigilli ha annunciato che «stiamo lavorando» (adesso, come se non fossimo in emergenza sanitaria da febbraio) «per garantire che i cancellieri in smart working possano accedere ai registri del civile e del penale in modo da potenziare l'attività lavorativa a distanza. [...] La situazione è grave in tutta Europa: in questo momento dobbiamo essere tutti uniti e coesi contro l'unico nemico, la pandemia». Anche se, per la giustizia telematica che ha in mente dj Fofò, il vero nemico potrebbe essere la strutturale arretratezza delle Reti italiane.