2020-12-13
Bonafede manda a casa altri 5.000 detenuti
In arrivo un secondo svuotacarceri infilato nel dl Ristori. Esteso fino al 31 gennaio il permesso premio per i condannati con pena residua massima di 18 mesi. Il segretario del Sappe: «Epidemia strumentalizzata, noi agenti senza mascherine e guanti».Il nuovo svuotacarceri temporaneo pensato dal governo giallorosso per contrastare l'emergenza Covid estende fino al 31 gennaio il permesso premio per i detenuti con una pena residua massima di 18 mesi. Si tratta, stando alle stime del ministero della Giustizia, di 3.000 detenuti a fine pena e di 2.000 che già escono dal carcere (per rientrarvi la sera) in quanto hanno ottenuto misure di semilibertà. I primi andranno agli arresti domiciliari. Gli altri verranno controllati con il sistema del braccialetto elettronico. Il provvedimento è contenuto nel decreto legge Ristori ed è appena stato modificato dalle commissioni Bilancio e Finanze che hanno recepito tre emendamenti giallorossi, tra i quali proprio quello che posticipa dal 30 dicembre al 31 gennaio la scadenza del nuovo svuotacarceri. Franco Mirabelli, vicepresidente dei senatori del Partito democratico e capogruppo dem in commissione Giustizia a Palazzo Madama, esulta. Ma con le stime si mantiene basso: «Per 1.300 persone si apre la possibilità di non tornare a dormire in carcere. È un risultato certamente inferiore a quello che volevamo ottenere, ma senza dubbio questi emendamenti sono migliorativi». Il rischio che si scenda anche al di sotto delle cifre ipotizzate è concreto: si pensi che al 15 ottobre 2020 i detenuti che scontavano la pena in regime di semilibertà erano appena 760, ovvero soltanto il 2,7 per cento del numero complessivo degli ammessi a una misura alternativa alla detenzione. Non sono passate, per lo sbarramento dell'opposizione ma anche per qualche dissidente nella maggioranza, invece, le proposte sul rinvio dell'esecuzione delle condanne passate in giudicato (presentato come un modo per diminuire i nuovi ingressi) e l'aumento di 30 giorni, ogni sei mesi, dello sconto di pena per la buona condotta. Questa volta i giallorossi non hanno dimenticato di inserire dei reati «ostativi»: e, così, non potranno usufruire del permesso premio allungato i detenuti per terrorismo, per reati da codice rosso (stalking e violenza contro le donne) e per mafia (durante la prima ondata Covid erano tornati a casa boss mafiosi, trafficanti di droga e killer spietati). Il provvedimento, però, viene percepito come inutile da chi nel carcere ci lavora. Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato più rappresentativo della polizia penitenziaria, per esempio, ritiene che sia «un grave e colpevole errore strumentalizzare la pandemia per creare l'ennesimo svuotacarceri senza introdurre vere riforme strutturali per l'esecuzione della pena». Insomma è l'ennesimo flop. «Se fossero stati ascoltati i nostri campanelli di allarme suonati a inizio pandemia», sostiene Capece, probabilmente avremmo potuto fronteggiare l'emergenza con i quantitativi necessari di dispositivi di protezione, ovvero caschi, visiere, guanti e mascherine. Sempre allora chiedemmo al ministro Bonafede di non ritardare gli accertamenti sul personale della polizia penitenziaria con test ematici e tamponi rapidi. Si pensi che in alcune Regioni non sono ancora stati fatti». Una ricetta alternativa per contrastare i contagi il Sappe l'aveva anche già fornita: «Si potevano riconvertire gli istituti penitenziari chiusi per un basso numero di detenuti presenti (ad esempio, Savona) in strutture per la gestione dei detenuti positivi al Covid». Stando ai dati forniti dal Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, i contagiati, oltretutto, non sono neanche tantissimi: si tratta di 996 detenuti, dei quali il 92 per cento (913) è asintomatico. Gli operatori e gli agenti della polizia penitenziaria contagiati, invece, sono 850. Un dato in costante diminuzione nelle ultime settimane, rispetto al picco raggiunto il 25 novembre scorso di 1.042 positivi. Per addolcire la pillola è passato in commissione pure l'emendamento che mette a disposizione 3,6 milioni di euro per pagare gli straordinari (per il periodo che va dal 16 ottobre al 31 dicembre) agli agenti della penitenziaria. «Uno sforzo straordinario da parte del governo», lo definiscono le pentastellate Stella Grazia D'Angelo e Bruna Piarulli. Dimenticano, però, che si tratta dello stesso governo che, come sottolinea il segretario generale della Uilpa Gennarino De Fazio, nega agli appartenenti alla polizia penitenziaria il riconoscimento dell'infortunio sul lavoro per chi contrae il Covid durante il servizio. Le situazioni più difficili da gestire (ma non estreme) sono in Campania: nel carcere di Secondigliano si registrano 47 contagiati e a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dove era in servizio un assistente capo morto ieri per coronavirus (il quarto agente dall'inizio della pandemia), i contagiati sono 30. Anche per Rita Bernardini, indomita leader dei Radicali, la misura contenuta nel Ristori lascia il tempo che trova. È al trentaduesimo giorno di sciopero della fame per denunciare il sovraffollamento carcerario (ma in realtà l'obiettivo è un provvedimento di amnistia e indulto). E dà del bugiardo ad Alfonso Bonafede: «I dati diffusi dal ministro su un sovraffollamento al 105,5 per cento non sono veritieri. Analizzando le schede trasparenza dei 189 istituti penitenziari si scopre che il sovraffollamento è al 115 per cento, 4.000 posti sono inagibili quindi i posti disponibili non sono 50.000 ma 46.000». Probabilmente Bonafede aveva calcolato di mandare fuori con il nuovo svuotacarceri proprio i detenuti in eccedenza.