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2023-06-21
Senza ristori gli alluvionati del 2019 e Bonaccini oggi parla di ritardi
Stefano Bonaccini (Ansa)
Gli interventi per adeguare il territorio a eventi meteorologici estremi risultano scarsi. I lavori per mitigare il dissesto idrogeologico, ridotti. E le pratiche di sostegno a chi è stato in passato colpito dalle calamità, da sempre lunghe e farraginose. Il governatore dem della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, da qualche giorno, si lagna col governo per i tempi d’intervento, ma sembra non aver fatto i conti con il suo passato. L’analisi dell’attività della Regione per gli interventi post alluvione del 2019 dovrebbe imbarazzare non poco la giunta emiliana. La Regione ha approvato le pratiche per gli aiuti a metà 2020. Il termine ultimo per presentare le istanze di collaudo era fissato al 31 gennaio 2022. Da quella data sarebbero dovuti partire i pagamenti, per i quali, di solito, spiegano i tecnici, ci vogliono circa quattro o cinque mesi. Una delle pratiche esaminate dalla Verità, che riguarda un'azienda colpita, è rimasta in piedi per circa tre anni. Grazie a un’istruttoria rompicapo: si parte da una perizia, almeno tre preventivi, un quadro di raffronto sulla congruità e un computo metrico estimativo. Alla richiesta di collaudo bisogna allegare, poi, le fatture quietanzate e la copia dei bonifici. Ai richiedenti-danneggiati, insomma, viene fatto pelo e contro pelo. Poi, però, i rossi bofonchiano quando il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami afferma che dalla Regione Emilia Romagna sono stati chiesti «2,3 miliardi subito, sulla fiducia (perché non è stato presentato alcun elenco degli interventi da eseguire, ndr)» e quando il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci sostiene che il governo è stato preso per «un bancomat». Ma basta tornare agli aiuti per gli alluvionati del 2019 per scoprire anche qualcos'altro. Una premessa è d'obbligo: non è detto che tutte le richieste debbano essere accolte così come vengono presentate. Ma alla pagina 17 della determina della Regione che contiene il riepilogo dei pagamenti, e che elenca le 22 aziende ammesse (nei territori delle province di Reggio Emilia, Piacenza, Bologna, Forlì-cesena e Modena), si apprende che le indennità liquidate sono pari al 43 per cento del contributo richiesto. Un bel taglio praticato da Bonaccini, che a un mese dall’alluvione pianta grane, lamentando la mancata nomina del commissario per l’emergenza. Ieri il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha ribadito: «Il commissario arriverà, l’importante è che siano arrivati i soldi. Il commissario senza soldi non serve. Attualmente c’è e si chiama Bonaccini». Ma il governatore dem continua anche a ripetere che ci sono presunti ritardi nell’arrivo dei fondi. Basta tornare al 2019, però, per scoprire che, dopo l’alluvione di febbraio, i primi fondi arrivarono a giugno 2020, 130 milioni di euro, ovvero 14 mesi dopo la richiesta dello stato d’emergenza. Tutto contento, all’epoca, Bonaccini disse: «Noi riusciremo a risarcire tutte le famiglie e le imprese che hanno avuto danni. E riusciremo anche ad avere risorse per proseguire in quella grande azione di intervento ordinario e straordinario sul nodo idraulico di Modena, Secchia e Panaro». Il Comune di Nonantola, particolarmente colpito, però, nel 2021 uscì allo scoperto: «Amministrazione e cittadini hanno completato la fase di ricognizione in tempi strettissimi per accelerare l'iter. Abbiamo avuto rassicurazioni e letto annunci, che sono però caduti in un silenzio non più accettabile». Insomma, il turbo Bonaccini lo pretende solo ora. Anche perché i fiumi straripati nel 2019 sono gli stessi che hanno investito con acqua e fango i centri urbani anche un mese fa. Le ricerche della Verità trovano conferma anche negli interventi per l'alluvione del 2014, che causò la rottura degli argini del Secchia e del San Matteo: «Per gli aiuti si è arrivati a coprire più o meno la metà dei richiedenti e per sbrigare le pratiche ci sono voluti circa tre anni», spiega l’ex consigliere comunale di Bastiglia Antonio Spica, autore anche di esposti in Procura sui flop degli interventi post alluvione ma anche post terremoto. Secondo Spica «i fondi arrivati furono irrisori rispetto ai danni subiti da una zona che contribuiva per il 2 per cento al pil nazionale. Vero è che all'epoca il presidente era Vasco Errani, ma l’assessore con delega al territorio era Paola Gazzolo, oggi nello staff di Bonaccini, quindi una sorta di continuità politica c’è». E i dati sembrano dimostrarlo. Nel frattempo la Regione cosa ha fatto? La piattaforma Rendis di Ispra ricostruisce che in Emilia Romagna sono stati messi in cantiere 529 interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico tra il 1999 e il 2022, ma solo 368 risultano conclusi. Inoltre, da quando Bonaccini fa il governatore sono stati stanziati 190 milioni di euro per costruire 23 nuove opere idrauliche. Il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, però, ha scoperto che ne funzionano soltanto 12. E c’è ancora da chiarire una restituzione di fondi, per 55 milioni di euro, certificati dalla Corte dei conti come inutilizzati, che erano destinati alla manutenzione e alla messa in sicurezza dei corsi d’acqua.
L’Ue a Lampedusa vede solo le Ong
Difficile pensare che non vi sia il dolo, dietro l’atteggiamento assunto ieri dal presidente della Commissione per le libertà civili del Parlamento europeo, il socialista spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar nella sua visita istituzionale a Lampedusa. Una visita programmata per toccare con mano le criticità legate alla situazione cronica di collasso, dovuta alla mole di sbarchi illegali nell’isola siciliana e alle condizioni inumane in cui versa il locale hotspot, perennemente al limite della capienza.In barba a ogni cerimoniale, infatti, Lopez Aguilar ha cambiato il programma della sua visita, evitando di essere accolto dal primo cittadino Filippo Mannino che lo ha aspettato invano all’aeroporto assieme al suo vice Attilio Lucia. Non pago del primo sgarbo, l’eurodeputato iberico ha poi iniziato la conferenza stampa senza attendere il resto della delegazione che lo ha accompagnato a Lampedusa, di cui facevano parte gli eurodeputati italiani di centrodestra Alessandra Mussolini (Fi), Giuseppe Milazzo (FdI) e Annalisa Tardino (Lega). Un atteggiamento che è apparso immediatamente strumentale a livello politico, visto che Lopez Aguilar, dopo aver «dribblato» le autorità locali, ha preferito incontrare i rappresentanti delle Ong che operano nel Mediterraneo (spesso non seguendo le norme vigenti sui soccorsi in mare e qualche volta intrattenendo contatti non leciti con gli scafisti). La giornata del presidente della commissione europarlamentare doveva iniziare, come accade sempre in queste occasioni, con il benvenuto ufficiale da parte del sindaco nello scalo dell’isola, a cui avrebbe dovuto seguire un breve colloquio tra i due. Colloquio che non ha avuto luogo, poiché il presidente ha rilasciato delle dichiarazioni senza attendere i suoi colleghi delle altri componenti politiche, e poi è salito assieme a questi ultimi sulla nave Dattilo della Guardia costiera per partecipare ad una dimostrazione di un'operazione Sar, senza coinvolgere Mannino che quindi è rimasto a terra. Non appena informati dell’accaduto, gli eurodeputati italiani e le segreterie dei rispettivi partiti hanno manifestato il proprio stupore e la propria contrarietà per l'atteggiamento tenuto da Lopez Aguilar, ritenuto scorretto anche dalla sua compagna di partito francese Sylvie Guillaume. Ma il massimo della scorrettezza è stato raggiunto nel corso dell'incontro con le Ong, per il quale lo stesso Lopez-Aguilar ha organizzato una «coreografia» in cui si è messo al tavolo assieme alle organizzazioni non governative, relegando i membri del centrodestra nel pubblico e polemizzando violentemente con loro quando questi ultimi gli hanno fatto presente lo sgarbo. L’eurodeputato Milazzo, interpellato direttamente dal nostro giornale, ha raccontato che alle 9 di ieri mattina era in aeroporto per incontrare il sindaco assieme agli altri membri della commissione, quando è stato «preso dallo staff del presidente e catapultato al porto» per la dimostrazione sulla Dattilo. «L’Ammiraglio ci ha detto che se fosse stato avvertito avrebbe atteso il sindaco, Lopez ha stravolto tutto il calendario e non ha avuto l’accortezza di fissare un nuovo appuntamento col sindaco». Milazzo è stato anche testimone di come Lopez ha condotto l'incontro con le Ong: «Li ha fatti sedere sul tavolo riservato a noi e si è messo in mezzo a loro, dando la stura a una sorta di processo contro il governo italiano e le legge italiani, a partire dal Dl Cutro». Il sindaco Mannino e i deputati italiani presenti sull'isola hanno immediatamente protestato con un nota, riservandosi anche di investire della questione la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola, così come ha fatto i rispettivi partiti: «Grave - ha osservato il Carroccio - che le sinistre Ue e il Parlamento Europeo strumentalizzino una missione della commissione Libe a Lampedusa per farla diventare una passerella e un palcoscenico per le Ong per attaccare il governo italiano».
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Il governatore si lagna con Giorgia Meloni per i mancati rimborsi, ma le indennità liquidate per il dramma di quattro anni fa sono solo il 43% del richiesto. Ed è mancata la manutenzione: i fiumi straripati sono gli stessi di allora.Il presidente socialista della commissione per i diritti, in visita all’isola per gli sbarchi, snobba il sindaco e inizia la conferenza stampa senza gli eurodeputati del centrodestra.Lo speciale contiene due articoli. Gli interventi per adeguare il territorio a eventi meteorologici estremi risultano scarsi. I lavori per mitigare il dissesto idrogeologico, ridotti. E le pratiche di sostegno a chi è stato in passato colpito dalle calamità, da sempre lunghe e farraginose. Il governatore dem della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, da qualche giorno, si lagna col governo per i tempi d’intervento, ma sembra non aver fatto i conti con il suo passato. L’analisi dell’attività della Regione per gli interventi post alluvione del 2019 dovrebbe imbarazzare non poco la giunta emiliana. La Regione ha approvato le pratiche per gli aiuti a metà 2020. Il termine ultimo per presentare le istanze di collaudo era fissato al 31 gennaio 2022. Da quella data sarebbero dovuti partire i pagamenti, per i quali, di solito, spiegano i tecnici, ci vogliono circa quattro o cinque mesi. Una delle pratiche esaminate dalla Verità, che riguarda un'azienda colpita, è rimasta in piedi per circa tre anni. Grazie a un’istruttoria rompicapo: si parte da una perizia, almeno tre preventivi, un quadro di raffronto sulla congruità e un computo metrico estimativo. Alla richiesta di collaudo bisogna allegare, poi, le fatture quietanzate e la copia dei bonifici. Ai richiedenti-danneggiati, insomma, viene fatto pelo e contro pelo. Poi, però, i rossi bofonchiano quando il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami afferma che dalla Regione Emilia Romagna sono stati chiesti «2,3 miliardi subito, sulla fiducia (perché non è stato presentato alcun elenco degli interventi da eseguire, ndr)» e quando il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci sostiene che il governo è stato preso per «un bancomat». Ma basta tornare agli aiuti per gli alluvionati del 2019 per scoprire anche qualcos'altro. Una premessa è d'obbligo: non è detto che tutte le richieste debbano essere accolte così come vengono presentate. Ma alla pagina 17 della determina della Regione che contiene il riepilogo dei pagamenti, e che elenca le 22 aziende ammesse (nei territori delle province di Reggio Emilia, Piacenza, Bologna, Forlì-cesena e Modena), si apprende che le indennità liquidate sono pari al 43 per cento del contributo richiesto. Un bel taglio praticato da Bonaccini, che a un mese dall’alluvione pianta grane, lamentando la mancata nomina del commissario per l’emergenza. Ieri il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha ribadito: «Il commissario arriverà, l’importante è che siano arrivati i soldi. Il commissario senza soldi non serve. Attualmente c’è e si chiama Bonaccini». Ma il governatore dem continua anche a ripetere che ci sono presunti ritardi nell’arrivo dei fondi. Basta tornare al 2019, però, per scoprire che, dopo l’alluvione di febbraio, i primi fondi arrivarono a giugno 2020, 130 milioni di euro, ovvero 14 mesi dopo la richiesta dello stato d’emergenza. Tutto contento, all’epoca, Bonaccini disse: «Noi riusciremo a risarcire tutte le famiglie e le imprese che hanno avuto danni. E riusciremo anche ad avere risorse per proseguire in quella grande azione di intervento ordinario e straordinario sul nodo idraulico di Modena, Secchia e Panaro». Il Comune di Nonantola, particolarmente colpito, però, nel 2021 uscì allo scoperto: «Amministrazione e cittadini hanno completato la fase di ricognizione in tempi strettissimi per accelerare l'iter. Abbiamo avuto rassicurazioni e letto annunci, che sono però caduti in un silenzio non più accettabile». Insomma, il turbo Bonaccini lo pretende solo ora. Anche perché i fiumi straripati nel 2019 sono gli stessi che hanno investito con acqua e fango i centri urbani anche un mese fa. Le ricerche della Verità trovano conferma anche negli interventi per l'alluvione del 2014, che causò la rottura degli argini del Secchia e del San Matteo: «Per gli aiuti si è arrivati a coprire più o meno la metà dei richiedenti e per sbrigare le pratiche ci sono voluti circa tre anni», spiega l’ex consigliere comunale di Bastiglia Antonio Spica, autore anche di esposti in Procura sui flop degli interventi post alluvione ma anche post terremoto. Secondo Spica «i fondi arrivati furono irrisori rispetto ai danni subiti da una zona che contribuiva per il 2 per cento al pil nazionale. Vero è che all'epoca il presidente era Vasco Errani, ma l’assessore con delega al territorio era Paola Gazzolo, oggi nello staff di Bonaccini, quindi una sorta di continuità politica c’è». E i dati sembrano dimostrarlo. Nel frattempo la Regione cosa ha fatto? La piattaforma Rendis di Ispra ricostruisce che in Emilia Romagna sono stati messi in cantiere 529 interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico tra il 1999 e il 2022, ma solo 368 risultano conclusi. Inoltre, da quando Bonaccini fa il governatore sono stati stanziati 190 milioni di euro per costruire 23 nuove opere idrauliche. Il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, però, ha scoperto che ne funzionano soltanto 12. E c’è ancora da chiarire una restituzione di fondi, per 55 milioni di euro, certificati dalla Corte dei conti come inutilizzati, che erano destinati alla manutenzione e alla messa in sicurezza dei corsi d’acqua.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bonaccini-oggi-parla-di-ritardi-2661621581.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lue-a-lampedusa-vede-solo-le-ong" data-post-id="2661621581" data-published-at="1687345544" data-use-pagination="False"> L’Ue a Lampedusa vede solo le Ong Difficile pensare che non vi sia il dolo, dietro l’atteggiamento assunto ieri dal presidente della Commissione per le libertà civili del Parlamento europeo, il socialista spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar nella sua visita istituzionale a Lampedusa. Una visita programmata per toccare con mano le criticità legate alla situazione cronica di collasso, dovuta alla mole di sbarchi illegali nell’isola siciliana e alle condizioni inumane in cui versa il locale hotspot, perennemente al limite della capienza.In barba a ogni cerimoniale, infatti, Lopez Aguilar ha cambiato il programma della sua visita, evitando di essere accolto dal primo cittadino Filippo Mannino che lo ha aspettato invano all’aeroporto assieme al suo vice Attilio Lucia. Non pago del primo sgarbo, l’eurodeputato iberico ha poi iniziato la conferenza stampa senza attendere il resto della delegazione che lo ha accompagnato a Lampedusa, di cui facevano parte gli eurodeputati italiani di centrodestra Alessandra Mussolini (Fi), Giuseppe Milazzo (FdI) e Annalisa Tardino (Lega). Un atteggiamento che è apparso immediatamente strumentale a livello politico, visto che Lopez Aguilar, dopo aver «dribblato» le autorità locali, ha preferito incontrare i rappresentanti delle Ong che operano nel Mediterraneo (spesso non seguendo le norme vigenti sui soccorsi in mare e qualche volta intrattenendo contatti non leciti con gli scafisti). La giornata del presidente della commissione europarlamentare doveva iniziare, come accade sempre in queste occasioni, con il benvenuto ufficiale da parte del sindaco nello scalo dell’isola, a cui avrebbe dovuto seguire un breve colloquio tra i due. Colloquio che non ha avuto luogo, poiché il presidente ha rilasciato delle dichiarazioni senza attendere i suoi colleghi delle altri componenti politiche, e poi è salito assieme a questi ultimi sulla nave Dattilo della Guardia costiera per partecipare ad una dimostrazione di un'operazione Sar, senza coinvolgere Mannino che quindi è rimasto a terra. Non appena informati dell’accaduto, gli eurodeputati italiani e le segreterie dei rispettivi partiti hanno manifestato il proprio stupore e la propria contrarietà per l'atteggiamento tenuto da Lopez Aguilar, ritenuto scorretto anche dalla sua compagna di partito francese Sylvie Guillaume. Ma il massimo della scorrettezza è stato raggiunto nel corso dell'incontro con le Ong, per il quale lo stesso Lopez-Aguilar ha organizzato una «coreografia» in cui si è messo al tavolo assieme alle organizzazioni non governative, relegando i membri del centrodestra nel pubblico e polemizzando violentemente con loro quando questi ultimi gli hanno fatto presente lo sgarbo. L’eurodeputato Milazzo, interpellato direttamente dal nostro giornale, ha raccontato che alle 9 di ieri mattina era in aeroporto per incontrare il sindaco assieme agli altri membri della commissione, quando è stato «preso dallo staff del presidente e catapultato al porto» per la dimostrazione sulla Dattilo. «L’Ammiraglio ci ha detto che se fosse stato avvertito avrebbe atteso il sindaco, Lopez ha stravolto tutto il calendario e non ha avuto l’accortezza di fissare un nuovo appuntamento col sindaco». Milazzo è stato anche testimone di come Lopez ha condotto l'incontro con le Ong: «Li ha fatti sedere sul tavolo riservato a noi e si è messo in mezzo a loro, dando la stura a una sorta di processo contro il governo italiano e le legge italiani, a partire dal Dl Cutro». Il sindaco Mannino e i deputati italiani presenti sull'isola hanno immediatamente protestato con un nota, riservandosi anche di investire della questione la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola, così come ha fatto i rispettivi partiti: «Grave - ha osservato il Carroccio - che le sinistre Ue e il Parlamento Europeo strumentalizzino una missione della commissione Libe a Lampedusa per farla diventare una passerella e un palcoscenico per le Ong per attaccare il governo italiano».
David Neres festeggia con Rasmus Hojlund dopo aver segnato il gol dell'1-0 durante la semifinale di Supercoppa italiana tra Napoli e Milan a Riyadh (Ansa)
Nella prima semifinale in Arabia Saudita i campioni d’Italia superano 2-0 i rossoneri con un gol per tempo di Neres e Hojlund. Conte: «Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza». Allegri: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà».
È il Napoli la prima finalista della Supercoppa italiana. All’Alawwal Park di Riyadh, davanti a 24.941 spettatori, i campioni d’Italia superano 2-0 il Milan al termine di una semifinale mai realmente in discussione e torneranno lunedì nello stadio dell’Al Nassr per giocarsi il primo trofeo stagionale contro la vincente di Bologna-Inter, in programma domani sera.
Decidono un gol per tempo di Neres e Hojlund, protagonisti assoluti di una gara che la squadra di Antonio Conte ha interpretato con maggiore lucidità, intensità e qualità rispetto ai rossoneri. Il pubblico saudita, arrivato a scaglioni sugli spalti come da consuetudine locale, si è acceso soprattutto per Luka Modric durante il riscaldamento, più inquadrato sugli smartphone che realmente seguito sul campo, ma alla lunga è stato il Napoli a prendersi scena e risultato. Un successo meritato per i partenopei che rispetto al Milan hanno dimostrato di avere più idee e mezzi per colpire.
Conte ha scelto la miglior formazione possibile, confermando il 3-4-2-1 con l’unica eccezione rispetto alle ultime gare di campionato che riguarda il ritorno tra i titolari di Politano al posto di Lang. Davanti la coppia McTominay-Neres ad agire alle spalle di Hojlund. Ed è stato proprio il centravanti danese uno dei protagonisti del match e della vittoria del Napoli, mettendo lo zampino in entrambi i gol e facendo impazzire in marcatura De Winter. L’ex difensore del Genoa è stato scelto da Allegri come perno della difesa a tre per sostituire l'infortunato Gabbia, un’assenza che alla fine dei conti si è rivelata più pesante del previsto. Ma se quella del difensore centrale era praticamente una scelta obbligata, il turnover applicato in mezzo al campo e sulla corsia di destra non ha restituito gli effetti desiderati. Nel solito 3-5-2 hanno trovato spazio dal primo minuto anche Jashari e Loftus-Cheek, titolari al posto di Modric e Fofana, ed Estupinan per far rifiatare Bartesaghi, uno degli uomini più in forma tra i rossoneri.
Il Napoli ha preso infatti fin da subito l’iniziativa, con Elmas al tiro già al 2’ e con Maignan attento a bloccare senza problemi. Il Milan ha poi avuto due ghiotte occasioni: al 5’ sugli sviluppi di una rimessa laterale Pavlovic ha tentato una rovesciata, il pallone è arrivato a Loftus-Cheek che, solo davanti a Milinkovic-Savic, ha mancato incredibilmente l’impatto; al 16' Saelemaekers ha sprecato calciando alto da buona posizione. È l’illusione rossonera, perché da quel momento sono i partenopei a comandare il gioco. Al 32' McTominay ha sfiorato il vantaggio con un destro di prima poco fuori, mentre Nkunku al 37’ ha confermato il suo momento negativo non inquadrando nemmeno la porta a conclusione di un contropiede che poteva cambiare la partita. Partita che è cambiata in maniera decisiva due minuti dopo, al 39’, quando è arrivato il gol che ha sbloccato la semifinale: da un'azione insistita di Elmas sulla sinistra, il pallone è arrivato a Hojlund il cui tiro in diagonale ha messo in difficoltà Maignan. La respinta troppo corta del portiere francese è finita sui piedi di Neres, il più rapido ad avventarsi sul pallone e a depositarlo in rete. Il Napoli è andato vicino al raddoppio già prima dell’intervallo con un altro contropiede orchestrato da Elmas e concluso da Hojlund, su cui Maignan ha dovuto compiere un mezzo miracolo.
Nella ripresa il copione non è cambiato. Rrahmani ha impegnato ancora Maignan da fuori area, poi al 64’ è arrivato il 2-0 che ha chiuso la partita: Spinazzola ha affondato a sinistra e servito Hojlund, veloce e preciso a finalizzare con freddezza, firmando così una prestazione dominante contro un De Winter in grande difficoltà. Allegri ha provato a cambiare volto alla gara passando al 4-1-4-1 con l’ingresso di Fofana e Athekame, ma il Milan non è riuscito di fatto mai a rientrare davvero in partita. Anzi. Al 73' uno scatenato Hojlund ha sfiorato la doppietta personale. Poi, al 75', il Milan ha regalato alla parte di stadio rossonera la gioia più grande di tuta la serata, ovvero l'ingresso in campo di Modric. Il croato è entrato tra gli applausi del pubblico, ma è solo una nota di colore in una serata che resta saldamente nelle mani del Napoli. Nel finale spazio anche a qualche tensione, sia in campo che in panchina. Prima le scintille tra Tomori e McTominay, ammoniti entrambi da Zufferli. Poi, in pieno recupero, un battibecco verbale tra Oriali e Allegri. E mentre scorrevano i sette minuti di recupero concessi dal direttore di gara, accompagnato dal coro dei tifosi sauditi di fede azzurra «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi», è arrivato il verdetto definitivo.
Nel post partita Massimiliano Allegri ha riconosciuto i meriti degli avversari: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà». Sull’eliminazione da Coppa Italia e Supercoppa è stato netto: «Siamo dispiaciuti, ma il nostro obiettivo resta la qualificazione in Champions, che è un salvavita per la società». Di tutt’altro tono Antonio Conte, soddisfatto della risposta della sua squadra: «Battere il Milan fa morale. Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza. Con energia, anche in emergenza, siamo difficili da affrontare». Parole di elogio per Hojlund: «Ha 22 anni, grandi margini di crescita e oggi è stato determinante. Sta capendo sempre di più quello che gli chiedo».
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