2023-07-23
«Bombe a grappolo su case russe». Sale la tensione, Kiev sfida gli Usa
Volodymyr Zelensky (Ansa)
L’Ucraina avrebbe lanciato gli ordigni in territorio nemico violando l’accordo stretto con gli Stati Uniti. Ucciso nei bombardamenti un giornalista di Mosca. E Volodymyr Zelensky insiste sulla restituzione della Crimea.Potrebbero presto riaccendersi le tensioni tra Volodymyr Zelensky e l’amministrazione Biden. Dopo qualche attrito già verificatosi al vertice Nato di Vilnius, sono due i dossier su cui Kiev e Washington rischiano di divergere: la Crimea e le bombe a grappolo. Ma andiamo con ordine. «Il ponte di Crimea non è solo un percorso logistico, è la strada usata per fornire munizioni alla guerra, e questo avviene ogni giorno», ha detto Zelensky. «È comprensibile che sia un nostro obiettivo, ogni target che porta guerra e non pace deve essere neutralizzato», ha aggiunto, per poi sottolineare che Kiev punta a «reclamare la Crimea», illegalmente annessa dalla Russia nel 2014. Che la tensione in loco stia salendo è testimoniato anche dal fatto che ieri un drone ucraino ha colpito un deposito di munizioni nel centro della penisola: secondo la Cnn, non si sarebbero registrate vittime. Si tratta di un nodo significativo. A marzo scorso, Politico riferì che proprio la Crimea costituirebbe uno dei punti di attrito nelle relazioni tra Zelensky e l’amministrazione Biden. «I funzionari statunitensi ritengono che l’insistenza di Zelensky affinché tutta l’Ucraina, inclusa la Crimea, che è sotto il controllo russo dal 2014, venga restituita all’Ucraina prima dell’inizio di qualsiasi negoziato di pace, non farebbe altro che prolungare la guerra», riportò all’epoca la testata statunitense. Nel frattempo, le autorità russe hanno reso noto ieri che la circolazione sul ponte di Kerch, precedentemente sospesa, è ripresa. Ma non è tutto. Anche sulle bombe a grappolo potrebbero presto sorgere delle tensioni. Ricordiamo che Washington ha recentemente fornito questi ordigni a Kiev dietro assicurazione che non sarebbero stati usati in territorio russo. Le cose però sembrerebbero andare diversamente. Ieri, il governatore della regione russa di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha dichiarato che Kiev avrebbe lanciato bombe a grappolo contro un villaggio nei pressi del confine ucraino. «Non ci sono vittime o danni in nessuno degli insediamenti della regione», ha aggiunto il governatore. Va da sé che, se fosse confermato che gli ucraini hanno impiegato bombe a grappolo nella regione di Belgorod, ciò potrebbe irritare gli americani. Washington non teme solo un’escalation con la Russia ma anche delle tensioni con i suoi stessi alleati: va infatti ricordato che Gran Bretagna, Germania e Spagna non hanno ben accolto la decisione di Joe Biden di fornire bombe a grappolo all’Ucraina. La situazione sul campo resta frattanto incandescente. Un bombardamento delle forze di Mosca nel Donetsk ha provocato otto vittime (tra cui un bambino di nove anni), mentre un morto e quattro feriti è il bilancio di un attacco russo a Sumy. Inoltre, secondo il ministero della Difesa di Mosca, quattro giornalisti russi sono rimasti feriti da bombe a grappolo nella regione ucraina di Zaporizhzhia (attualmente occupata dalle forze russe): uno è morto poco dopo nel corso dell’evacuazione. «I colpevoli del brutale massacro del giornalista russo Rostislav Zhuravlev riceveranno la punizione che meritano e anche i fornitori di munizioni a grappolo a Kiev condivideranno la stessa responsabilità», ha tuonato il ministero degli Esteri russo. Un fotografo di Deutsche Welle è rimasto invece ferito nel Donetsk a causa di bombe a grappolo russe. In questo quadro tumultuoso, il consigliere per la sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, ha reso noto che le forze del Wagner Group non stanno più combattendo in territorio ucraino. Tuttavia, proprio ieri il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak ha detto che i mercenari in questione non se ne staranno «inattivi» in Bielorussia. La Bulgaria ha frattanto acconsentito a fornire all’Ucraina equipaggiamento militare pesante. Nel frattempo, venerdì il ministero della Difesa di Mosca ha reso noto che la Russia ha condotto delle esercitazioni militari nel Nordovest del Mar Nero: una mossa avvenuta poco dopo che il Cremlino aveva definito le navi in viaggio verso l’Ucraina come possibili obiettivi militari. Ricordiamo che pochi giorni fa la Russia aveva notificato formalmente il proprio ritiro dall’accordo sul grano. E proprio su questo tema Recep Tayyip Erdogan sta cercando di rilanciare il proprio ruolo di mediatore. L’altro ieri, Zelensky ha avuto una telefonata con il presidente turco. «Abbiamo coordinato gli sforzi per ripristinare il funzionamento della Black Sea Grain Initiative», ha twittato il leader ucraino in riferimento al colloquio con il sultano. «A causa delle azioni della Russia, il mondo è di nuovo sull’orlo di una crisi alimentare», ha aggiunto. Anche gli Usa puntano molto su Ankara per cercare di ripristinare l’accordo sul grano. «Ci aspettiamo che la Turchia svolga il ruolo che ha già svolto, un ruolo di leadership per rimettere in carreggiata questa situazione, assicurandosi che le persone in tutto il mondo possano ottenere il cibo di cui hanno bisogno a prezzi ragionevoli», ha detto il segretario di Stato americano, Tony Blinken. Ieri, Zelensky ha parlato anche con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per «sbloccare» il corridoio del grano. Il presidente ucraino si è espresso anche in riferimento alla controffensiva di Kiev. «L’Ucraina sta avanzando sul campo di battaglia, liberando i suoi territori passo dopo passo, avvicinandosi al momento in cui le azioni di controffensiva potrebbero accelerare», ha detto, per poi aggiungere: «Capisco che è sempre meglio che la vittoria arrivi prima. Ma non buttiamo la gente sulle mine e sotto i carri armati, letteralmente. Io credo nella nostra vittoria”.
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