2018-10-12
Boeri assalta quota 100: debito e giovani a rischio Salvini lo «defenestra»
Il presidente Inps Tito Boeri, che pure con il taglio degli assegni d'oro salverà i suoi due, spara: «La riforma peserà 100 miliardi in più». Il vicepremier: «Si dimetta».Il ministro della Salute Giulia Grillo: «Ho chiesto precisazioni sulla stretta alle prestazioni in nome del risparmio». Proteste dagli ordini professionali e dalle associazioni di invalidi e disabili.Lo speciale contiene due articoli.Dovrebbero chiamarlo Dito Boeri, e non Tito, il presidente dell'Inps. Boeri non fa altro che alzare continuamente il suo ditino e puntarlo contro il governo. I suoi allarmi, i suoi «moniti», i suoi «altolà», arrivano puntuali come un orologio svizzero ogni volta che l'esecutivo targato Lega e M5s tenta di riformare qualcosa: che siano i contratti a termine o le pensioni, Boeri non perde mai l'occasione per indossare l'elmetto e andare in battaglia contro il cambiamento e a difesa dello status quo. Non si deve toccare nulla, secondo Boeri, a cominciare ovviamente da Boeri, che nonostante i ripetuti inviti a dimettersi da parte del vicepremier Matteo Salvini, resta avvitato alla sua poltrona e spera di restarci anche dopo la scadenza del suo mandato, a febbraio del 2019. I poteri che stanno mettendo i bastoni tra le ruote al governo (Bankitalia, Commissione europea, Fondo monetario internazionale, agenzie di rating) possono sempre contare sul dito di Tito, che ieri mattina è tornato a sollevarsi severo, stavolta puntato contro la riforma della legge Fornero e l'introduzione di quota 100. Nel corso di una audizione alla Commissione Lavoro della Camera, Boeri è andato giù durissimo. Secondo il presidente dell'Inps, introdurre nel sistema previdenziale la quota 100 con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi, insieme allo stop all'indicizzazione alla speranza di vita per i requisiti contributivi nella pensione anticipata, porta a un «incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell'ordine di 100 miliardi. Il sistema previdenziale è a rischio», ha profetizzato Boeri, «si aumenta la spesa e si riducono i contributi». Le misure volute dal governo, secondo Boeri, «avvantaggeranno soprattutto gli uomini, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico, mentre saranno penalizzate le donne, tradite da requisiti contributivi elevati e dall'aver dovuto subire sin qui, con l'opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici». (Opzione donna che ha avuto un boom proprio dopo l'introduzione, guarda caso, della Fornero).Governo nemico delle donne, secondo Boeri, ma pure dei giovani: «Pesanti», ha proseguito il presidente Inps, «sono i sacrifici imposti anche ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pensionistico». Per completare l'opera, Boeri ha minimizzato anche l'impatto sui conti del taglio delle pensioni d'oro: il risparmio che potrebbe arrivare dal disegno di legge sarebbe inferiore a 150 milioni e riguarderebbe una platea di circa 30.000 persone. Un tema, quello delle pensioni d'oro, molto sentito da Boeri, preoccupato anche della sua, di pensione. «Nella bozza iniziale», ha scritto Giacomo Amadori sulla Verità, rivelando le modifiche apportate al ddl, «venivano correttamente considerate tutte le rendite previdenziali percepite da un soggetto, nell'ultima versione solo la principale. Pertanto se uno incassa due assegni da 3.000 euro non sarà soggetto al ricalcolo, se ne ha uno da 5.000 sì. A chiunque appartenga la manina che ha apportato la modifica, nella nuova versione vengono escluse dai tagli le pensioni in cumulo e quindi anche quelle che Boeri riceverà per il suo lavoro all'Ocse e per l'insegnamento universitario in Italia. Siamo certi che si tratti di un caso». Salvando il «cumulo», quindi, si salva anche la doppia pensione di Boeri, che è stato senior economist all'Ocse dal 1987 al 1996, oltre che docente universitario in Italia. Il vicepremier Matteo Salvini, che della riforma della legge Fornero e di quota 100 ha fatto un suo cavallo di battaglia, ha immediatamente replicato a Boeri: «Da italiano», ha risposto Salvini, «invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell'Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni. Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero», ha aggiunto Salvini, «più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani, che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani, sia uno dei meriti più grandi di questo governo».Il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, della Lega, ha scelto Twitter per rispondere al presidente dell'Inps: «Per Boeri», ha scritto Borghi, «con quota 100 il debito cresce di 100 miliardi. Chissà allora quando fu approvata la Fornero di quanto scese il debito! Ah no?», ha ironizzato Borghi, pubblicando una notizia del 2013, che segnalava come il rapporto tra debito pubblico e Pil con Mario Monti a Palazzo Chigi e Elsa Fornero al governo fosse cresciuto del 7,4%, attestandosi a quota 127,3%.Critiche a Boeri sono arrivate anche dal M5s, che però nei confronti del professorone ha da sempre un atteggiamento più morbido. Eppure, Boeri mise in enorme difficoltà il vicepremier Luigi Di Maio, quando lo scorso luglio l'Inps fece sapere che il Decreto Dignità avrebbe causato la perdita di 8.000 posti di lavoro, come contratti a tempo determinato che non sarebbero stati rinnovati. Boeri, secondo molti addetti ai lavori, vuole accreditarsi come portabandiera di un centrosinistra di stampo tecnocratico, con il sostegno dei grillini di sinistra, del Pd e di Leu, nel caso in cui dovesse cadere il governo Lega-M5s, o comunque spera in una riconferma, sempre se l'attuale esecutivo dovesse naufragare prima della scadenza del suo mandato. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/boeri-assalta-quota-100-debito-e-giovani-a-rischio-salvini-lo-defenestra-2611713288.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-la-grillo-boccia-il-taglia-cure-viola-la-deontologia-dei-medici" data-post-id="2611713288" data-published-at="1758048247" data-use-pagination="False"> E la Grillo boccia il «taglia cure». «Viola la deontologia dei medici» «Ho chiesto precisazioni all'Inps sul “Piano delle performance 2018-2020", ma posso affermare che revocare prestazioni per raggiungere obiettivi economici viola il codice deontologico dei medici». Con un tweet, il ministro della Salute (e medico) Giulia Grillo ha espresso la sua netta contrarietà ai medici Inps a caccia di falsi invalidi con l'incentivo di un premio «a cottimo» restando in attesa di chiarimenti da parte del numero uno dell'Istituto, Tito Boeri. Una risposta diretta ieri la ministra grillina non l'ha ricevuta, forse perché il presidente dell'Istituto era in audizione alla Commissione Lavoro della Camera per bocciare la riforma della legge Fornero rimediando dal vicepremier Matteo Salvini un inevitabile e caloroso «si dimetta dall'Inps e si candidi». Probabilmente un chiarimento, per andare oltre una fredda nota, Boeri lo darà al suo diretto «referente», il vicepremier Luigi Di Maio, pentastellato come la Grillo e suo sostenitore. Il «premio a cottimo» ai medici Inps è la misura, come scritto mercoledì dalla Verità, prevista dalla determinazione presidenziale n. 24 firmata da Boeri, che prevede tra gli indicatori di efficacia dei medici, da considerare ai fini della «retribuzione di risultato» il numero di «revoche prestazioni invalidità civili». In soldoni, secondo il «Piano delle performance 2018-2020» oggetto della determinazione, l'Inps riconoscerà un incentivo economico ai medici dell'area medico-legale in base a quante prestazioni per malattia e invalidità riusciranno a revocare. E la loro efficienza sarà valutata anche in base a quanto faranno «risparmiare» l'istituto, tagliando o abbassando il grado di invalidità da riconoscere durante le visite di accertamento. Con questo incentivo, secondo i conti dell'Inps, si otterranno minori prestazioni per 10 milioni di euro portando il totale 2018 sopra quota 81 milioni. A ribadire l'obiettivo efficienza e risparmio arriva la nota dell'Inps secondo la quale «non c'è un interesse privato economico che si scontra con il dovere professionale di agire secondo scienza e coscienza» ma «un incentivo collettivo ad essere più efficienti e scrupolosi nei giudizi medici e soprattutto nelle valutazioni relative al possibile mutamento delle condizioni della malattia che potrebbero comportare un miglioramento più rapido rispetto i tempi standard previsti per legge e pertanto potrebbe tradursi in un risparmio per l'Istituto e quindi per la collettività». Nota che però non è bastata all'Ordine nazionale dei medici. Filippo Anelli, presidente dei 350.000 iscritti, ha definito il provvedimento una «aberrazione per la professione» invitando i camici bianchi alla disobbedienza: «Non siamo medici dello Stato ma del cittadino. Questo incentivo, se confermato, è un'aberrazione per la professione medica e segna il tradimento di principi costituzionali. Chiunque debba valutare, sappia che siamo contrari». «In gioco c'è la messa in discussione del principio costituzionale del diritto alla salute e l'idea malsana di poter piegare il medico alle esigenze di bilancio dell'ente» ha fatto eco il presidente dell'Ordine dei medici di Milano Carlo Rossi. «Come già fatto in passato e assieme alla Fnomceo, faremo di tutto perché anche in questa occasione il provvedimento venga cestinato. D'altra parte, i medici che si prestassero ad un tale diktat andrebbero palesemente contro i dettami del Codice deontologico». Neanche alle associazioni degli invalidi è stata sufficiente la precisazione dell'Inps sul fatto che «la performance relativa alle revoche è valutata a livello regionale. Ciò significa che concorrono quindi al risultato tutti i medici della regione non solo quello Inps» e che «è fortemente lesiva della professionalità dei medici Inps l'insinuazione secondo cui reagirebbero a questi incentivi non rispettando il codice deontologico. Di questo comportamento rispondono alla giustizia penale e civile e allo stesso Ordine dei medici da cui non abbiamo mai avuto segnalazioni di comportamenti non corretti». Infatti duro è stato il commento del presidente dell'Anmic (Associazione nazionale e invalidi civili) Nazario Pagano: «Gli obiettivi di bilancio dell'Inps non possono essere raggiunti violando norme deontologiche dei medici a scapito di migliaia di cittadini indifesi. È scandaloso creare un sistema con il quale si premiano con forti aumenti delle retribuzioni i medici legali Inps che negheranno legittimi diritti a cittadini con disabilità innescando così sfiducia nei loro giudizi a causa dell'oggettivo conflitto di interessi che si verrà a creare. I medici legali devono decidere solo in base a scienza e coscienza. Come associazione di rappresentanza e tutela delle persone con disabilità chiediamo all'Inps che tale disposizione venga ritirata perché eticamente inaccettabile». Sulla stessa lunghezza d'onda Franco Bettoni, presidente della Fand (Federazione tra le associazioni nazionali dei disabili): «Chiediamo la revoca della disposizione perché siamo certi che presterebbe il fianco ad una serie di contenziosi sicuramente onerosi per le casse dello Stato. Con il Piano dell'Inps si arriverà ad un risultato aberrante, ovvero quanto più il medico negherà prestazioni tanto più aumenterà la sua retribuzione creando un evidente conflitto tra il diritto del cittadino a veder riconosciuta la sua condizione di malattia o invalidità ed il pur legittimo incentivo del medico ad ottenere una retribuzione di risultato. Tuttavia è assurdo accettare che debba fondarsi su detti criteri di valutazione».