
Per il Consiglio superiore di sanità non è detto che la droga «leggera» sia sicura. Frenati gli entusiasmi per il nuovo business milionario, consentito di fatto da un vuoto normativo. Lo psichiatra Bernardo Carpiniello: «Resta una sostanza attiva e non va venduta in tabaccheria».Brusca frenata nella corsa della cannabis legale, anche detta «light» (leggera). Secondo il Consiglio superiore di sanità (Css), le infiorescenze sono «potenzialmente pericolose per la salute». Con un tempismo perfetto, i tecnici dello Stato hanno spento gli entusiasmi dei sostenitori della legalizzazione delle droghe leggere, in piena festa per le notizie arrivate dal mondo in questi giorni: prima la liberalizzazione dell'uso ricreativo della marijuana in Canada, secondo Paese dopo l'Uruguay, poi la disponibilità dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a rivedere la linea proibizionista sulla cannabis. In controtendenza rispetto al clima politico internazionale, l'organo consultivo del ministero della Salute ha decretato che non dovrebbero essere più vendute le infiorescenze di cannabis light che, attualmente, grazie a vuoti normativi, si trovano in migliaia di tabaccherie, bar e negozi italiani come «oggetti da collezione» e, da qualche settimana, come «piante ornamentali». Rispondendo a una richiesta fatta lo scorso febbraio dal ministero, il Css boccia il nuovo business della marijuana light perché «non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa», e dunque «raccomanda che siano attivate nell'interesse della salute individuale e pubblica misure atte a non consentire la libera vendita». In altre parole, anche se nelle infiorescenze legali la concentrazione della sostanza responsabile dello sballo, il Thc (tetraidrocannabinolo), è nell'ordine dello 0,2-0,6% (contro il 12-14% del mercato clandestino), secondo gli esperti del Css la sua presenza nell'organismo «non è trascurabile». Inoltre, dice il documento, «il consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che possa produrre». Come se non bastasse, secondo i tecnici, «non appare che sia stato valutato il rischio connesso al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni (età, presenza di patologie concomitanti, stato di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, ecccetera) così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come “sicura" e “priva di effetti collaterali" si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, guida in stato di alterazione)». Le basse concentrazioni di Thc, previste dalla legge 242 del 2016 sulla «promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa», la norma di fatto ha aperto la strada al business della cannabis light, non tranquillizzano affatto gli esperti della salute. «Ci sono diverse sensibilità al Thc », spiega Bernardo Carpiniello, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip). «Anche se l'effetto è dose dipendente, ci sono persone con varianti genetiche che rispondono al Thc aumentando notevolmente la dopamina, sostanza che innesca, in certi circuiti cerebrali, i disturbi psicotici come la schizofrenia». Non sapendo a priori chi è predisposto a sviluppare queste patologie, «non possiamo escludere l'effetto negativo sulla salute», osserva lo psichiatra. La raccomandazione del Css di bloccare la libera vendita della cannabis light è quindi di tipo precauzionale. Anche sui tanto sbandierati effetti ansiolitici della cannabis light dovuta ai cannabidioli (Cbd) presenti nelle infiorescenze ci sono crepe evidenti, dal punto di vista scientifico, con buona pace di Roberto Saviano che, durante il programma Il supplente, andato in onda in prima serata su Rai 2, ha trasformato la sua lezione di storia davanti a una vera classe scolastica, a sorpresa, in una monologo pro legalizzazione. «I cannabidioli», spiega Carpiniello, «hanno un'azione analgesica e antinfiammatoria, stimolano all'appetito, riducono la nausea e fungono da blandi ansiolitici e tranquillanti. Non sappiamo se sulla psiche ci siano effetti che portano alla dipendenza, ma non possiamo escluderla, dato che i farmaci ansiolitici, come le benzodiazepine, la provocano». Insomma, conclude il presidente della Sip, «le sostanze farmacologicamente attive, dovrebbero stare in farmacia». Invece la cannabis sta negli scaffali delle tabaccherie e dei negozi perché la legge ne permette la coltivazione e la commercializzazione, ma non ne definisce l'uso (per questo è oggetto da collezione) salvo poterla trattare «a scopo ornamentale». Per la legge, quindi, si può acquistare, ma non fumare o consumare come alimento. Sulle infiorescenze, infatti, resta il divieto di utilizzo per scopo alimentare, in attesa di un decreto del ministero della Salute. Proprio a tale scopo il ministero aveva chiesto il parere al Css, che ha confermato la bontà del divieto. Sulla brusca frenata nel percorso verso la legalizzazione della cannabis, il ministro della Salute Giulia Grillo ha dichiarato di avere «investito della questione l'vvocatura generale dello Stato per un parere anche sulla base degli elementi da raccogliere dalle altre amministrazioni competenti», e che «non appena riceverò tali indicazioni assumerò le decisioni necessarie, d'intesa con gli altri ministri». Nell'attesa del parere dell'avvocatura, ma in presenza di quello, scientifico, del Css, traballa il business della cannabis light, stimato da Coldiretti in 44 milioni di euro. Rischiano la chiusura, o almeno una penalizzazione, oltre mille, tra bar e tabaccherie, siti online e più di 8.000 negozi, tra cui anche Mr Nice, aperto poche settimane fa a Milano dal rapper J-Ax per vendere la cannabis «Maria Salvador». Uno sballo inatteso.
Antonio Chiappani (Ansa)
Proteste in commissione Covid per l’audizione di Antonio Chiappani, il procuratore che indagò Conte e Speranza per epidemia colposa. Lui cita il codice penale: non impedire un evento evitabile equivale a cagionarlo.
Ancora una volta gli auditi proposti dalla maggioranza sono puntualmente contestati dall’opposizione. Succede in commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria Covid. Ieri, a essere ascoltato era Antonio Chiappani, già procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo. «Sono qui per rappresentare tutte le criticità della prima fase della pandemia», ha spiegato più volte il magistrato, elencando le conseguenze del mancato aggiornamento e della non attuazione del piano del 2006. Apriti cielo. Il deputato Alfonso Colucci del M5s ha strepitato che «non è il caso di rifare il processo a Conte e Speranza», e che Chiappani avrebbe definito «sbagliato il provvedimento del tribunale dei ministri» mentre «le tesi dell’accusa si sono rivelate un buco nell’acqua».
2025-11-12
Viale Papiniano, il cantiere finisce sotto sequestro: per la Procura è nuova costruzione abusiva
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Dopo le inchieste dell’estate scorsa, arriva il provvedimento della magistratura: bloccato il palazzo di otto piani che avevamo raccontato su La Verità. Secondo i pm, dietro la Scia di ristrutturazione si nascondeva un intervento fuori scala, privo di piano attuativo e permesso di costruire.
In agosto era soltanto uno dei tanti cantieri finiti sui tavoli della procura di Milano tra le decine di filoni dell'inchiesta urbanistica. Oggi, quelle carte sono diventate un fascicolo giudiziario. E' stato disposto il sequestro preventivo dell’area di viale Papiniano 48, dove la società Papiniano 48 Srl stava realizzando un edificio residenziale di otto piani e due interrati al posto di un vecchio laboratorio commerciale di tre piani.
Secondo il decreto firmato il 10 novembre dal pubblico ministero Giovanna Cavalleri, con la co-firma del sostituto Luisa Baima Bollone e coordinanti dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, si tratta a tutti gli effetti «di una nuova costruzione in assenza di valido titolo edilizio». Il provvedimento, emesso d’urgenza, ordina il blocco immediato dei lavori «per evitare l’aggravamento delle conseguenze del reato e l’ulteriore avanzamento dell’edificio abusivo».
Gli indagati sono Mauro Colombo, direttore dei lavori e progettista, e Salvatore Murè, amministratore unico della Papiniano 48 Srl e della Murè Costruzioni. Entrambi sono accusati di lottizzazione abusiva e costruzione senza permesso di edificare, in violazione del Testo unico dell’edilizia.
La storia del cantiere — già raccontata questa estate dalla Verità — era iniziata con una Scia edilizia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata nel 2021 come “ristrutturazione con demolizione e ricostruzione”. In realtà, scrive la Procura, l’intervento “consiste nella demolizione integrale di un fabbricato e nella costruzione di un nuovo edificio di otto piani fuori terra e due interrati, con caratteristiche morfologiche e volumetriche completamente diverse”.
In altre parole: non un recupero, ma una nuova costruzione. E non una qualsiasi. L’immobile, una volta completato, avrebbe superato i 25 metri di altezza e i 3 metri cubi per metro quadrato di densità, soglie che — spiega il decreto — obbligano per legge a un piano attuativo o una lottizzazione convenzionata. Nessuno dei due strumenti era stato approvato.
Il Comune di Milano aveva già sospeso i lavori nel maggio 2024, rilevando «caratteristiche dimensionali e morfologiche eccedenti i limiti consentiti» e avviando un procedimento di annullamento d’ufficio della Scia. La società, tuttavia, ha ripreso il cantiere nell’autunno di quest’anno, dopo aver tentato — invano — di trasformare la pratica in un permesso di costruire convenzionato tramite un accordo con Palazzo Marino.
Il 16 ottobre scorso la Papiniano 48 Srl ha comunicato la ripresa dei lavori “a prescindere dall’esito del procedimento”, e pochi giorni dopo gli agenti della Polizia Locale hanno documentato la gettata del primo piano in cemento armato. Da qui l’intervento urgente della Procura.
Nel decreto si parla esplicitamente di una vicenda “sovrapponibile” ad altri cantieri già finiti sotto sequestro — come quelli di via Crescenzago e via Cancano — e di una “prassi illegittima” consolidata negli anni, in cui opere edilizie ad alto impatto urbanistico venivano impropriamente qualificate come ristrutturazioni per evitare piani attuativi e permessi di costruire.
La Procura ricorda anche la circolare comunale del 2023, sospesa la scorsa primavera, che aveva aperto la strada a interpretazioni “elastiche” dell’articolo 41-quinquies della legge urbanistica, quello che impone limiti di altezza e densità. «Tale disposizione — scrivono i magistrati — esprime un principio fondamentale della pianificazione, non derogabile da circolari o leggi regionali».
Il terreno di viale Papiniano 48, inoltre, è sottoposto a vincolo paesaggistico e rientra nel “Nucleo di Antica Formazione” del Comune, oltre che nel vincolo regionale “Naviglio Grande – Nucleo rurale di interesse paesaggistico”. Per la Procura, la trasformazione dell’area «comporta una lesione irreversibile dei beni tutelati dalla normativa urbanistica e ambientale».
L’edificio preesistente era basso, a uso commerciale, compatibile con il tessuto storico. Il nuovo, con otto piani e due interrati, cambierebbe completamente la morfologia dell’isolato.
Il sequestro di viale Papiniano arriva in un momento cruciale per l’amministrazione milanese, ancora alle prese con le inchieste sull’urbanistica che hanno toccato anche dirigenti comunali, professionisti e imprenditori. La stessa delibera di Giunta del maggio 2025 — citata nel decreto — era nata per fare chiarezza dopo mesi di indagini e polemiche.
Ora, con questo nuovo provvedimento, la magistratura sembra consolidare una linea: la stagione delle “Scia creative” è finita.
E quel palazzo che in agosto sembrava solo “troppo alto per essere vero” diventa oggi un simbolo giudiziario del nuovo corso milanese, dove i confini tra ristrutturazione e nuova costruzione non sono più soltanto una questione tecnica, ma un banco di prova per la legalità urbanistica della città.
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Sommati, fanno 700.000 l’anno, un guadagno paragonabile a quello dei giocatori di Serie A e paurosamente vicino alle cifre ottenute da crimini come spaccio, prostituzione e tratta di esseri umani. Indagine a Venezia: 23 provvedimenti cautelari.
Ogni tanto una buona notizia: prime borseggiatrici finalmente in cella. Venti donne e tre uomini, tutti senza fissa dimora. Dopo due anni di inchieste, per la prima volta, si è superato quel continuo entra ed esci dalla galera che aveva caratterizzato questo tipo di figure, beccate di continuo in flagranza e arrestate per poi essere scarcerate poco dopo.
Ecco #DimmiLaVerità del 12 novembre 2025. Il nostro esperto di economia Tobia De Stefano spiega il paradosso dei tassi di interesse che scendono ma il costo dei mutui sale.






