2018-11-30
Blangiardo all’Istat? Veto del sindacato: è cattolico e leghista
La Rsu lancia appelli a Parlamento e Colle contro il professore candidato alla presidenza dell'istituto di statistica: cose mai viste.«Il pluralismo è una ricchezza», «valorizzare le diverse culture», «Tito Boeri ha diritto alle sue opinioni anche se è presidente dell'Inps». Quante volte avete sentito queste frasi da esponenti della sinistra? Ecco, dimenticate tutto, anzi capovolgete tutto, se per caso alla presidenza dell'Istat rischia di arrivare un personaggio «sgradito».Di che (e di chi) si tratta? Tre settimane fa, il governo ha indicato la candidatura alla guida dell'istituto di statistica di Gian Carlo Blangiardo, che insegna demografia a Milano Bicocca. Come accade in questi casi, c'è però un passaggio parlamentare decisivo: le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato devono esprimere un parere a maggioranza dei due terzi. Cosa accaduta mille volte per personalità di altro orientamento culturale, con un generalizzato riconoscimento del diritto del governo di procedere a questo tipo di nomine. Ma non la pensano così (ed è la prima volta che capita, a nostra memoria) i sindacati interni all'Istat, le Rsu dell'istituto, che hanno preso carta e penna per compilare un dossier anti Blangiardo, inviato a deputati e senatori. Il titolo dice già tutto: «Appunti sull'uso distorto dei dati in ambito sociodemografico», come se fosse una sigla sindacale la detentrice e depositaria dell'«uso corretto». Intanto, vengono denunciati i «meri criteri di lottizzazione» che sarebbero stati utilizzati in questo caso: perché com'è noto, in Italia, la lottizzazione è iniziata il 4 marzo 2018, non prima...Vi anticipiamo subito un paio di chiavi di lettura: Blangiardo è cattolico, ed è ritenuto non lontano dalla Lega. Morale: sarebbero a rischio «l'indipendenza, l'imparzialità e la credibilità del principale produttore di statistiche ufficiali del Paese». Direte voi: ma no, non è possibile. A nessuno verrà in mente di evocare anche solo lontanamente e indirettamente le convinzioni personali di qualcuno o la partecipazione a convegni politici come elementi ostativi. E invece sì. Viene citato il fatto che il demografo abbia partecipato «attivamente ad iniziative pubbliche della Lega». Da quanto si capisce, sarebbe stato ospite della scuola di formazione politica del Carroccio: che - intuiamo - per i sindacalisti va forse chiusa d'imperio, con foglio di via obbligatorio per tutti i relatori che vi siano stati invitati. Inoltre, Blangiardo ritiene (ohibò) che in Italia ci sia un problema demografico. Ieri ad esempio (cosa che i compilatori non hanno fatto in tempo a infilare nel dossier) ha scritto sul quotidiano cattolico Avvenire che l'attuale bonus bebè non basta: «Non è con sussidi riservati ai redditi più bassi, di importo modesto e limitati nel tempo che si raddrizzano le tendenze». Anche qui: si può essere d'accordo o no con il bonus bebè, ma non si vede cosa ci sia di scandaloso in questa opinione. Viene invece riportato un altro commento del professore su Avvenire nel 2013, in cui Blangiardo esprime un'opinione personale sulla speranza di vita, che a suo avviso dovrebbe essere considerata sin dal concepimento. Una convinzione, condivisibile o no: ma non risulta che Blangiardo intenda farne il programma di lavoro dell'Istat. Eppure i sindacalisti sono già sulle barricate: così si mortifica il diritto delle donne di decidere se proseguire una gravidanza. Logica che sfugge, comunque la si pensi sull'aborto. A meno di ritenere che i reati di opinione debbano essere estesi ai pareri sull'interruzione di gravidanza non condivisi dalla Rsu dell'Istat. Ma non finisce qui. Il bello arriva sull'immigrazione. Il perfido Blangiardo non è un fan dell'immigrazione incontrollata. Non può pensarlo e non può dirlo, sembra di capire: mentre grandi applausi si sarebbero levati (chissà) se avesse ripetuto le giaculatorie savianesche e boldriniane. Ma che ha detto Blangiardo? Avrebbe fatto notare che «i bambini diventati italiani, semplicemente perché il papà e la mamma diventavano italiani, sono stati 70.000 nel 2016, non quattro gatti» e avrebbe aggiunto che l'Italia è «il primo paese in Europa per concessioni di cittadinanza». Apriti cielo!Peggio ancora, Blangiardo ha avuto la malaugurata idea di non sostenere lo ius soli e perfino di polemizzare con Tito Boeri quando quest'ultimo ha teorizzato il presunto ruolo decisivo degli immigrati per pagarci le pensioni. E questa disputa dice davvero tutto: sostenere una tesi si può, sostenere l'altra non si deve. La pensi in un modo? Sei un valido tecnico, una risorsa del Paese. La pensi in un altro? Sei un fazioso militante politico, chiedi scusa e sparisci. Qualche mano zelante ha pure trasformato il dossier in una petizione su Change.org rivolta nientemeno che al presidente della Repubblica, con il Quirinale trasformato in una specie di ufficio reclami: «Appello: respingere la nomina di Gian Carlo Blangiardo». Tutto vero, non è uno scherzo.