2025-03-15
Bimbi ammazzati dai cattolici? Spesi 216 milioni per trovare nulla
Papa Francesco (Getty Images)
Nel 2021 l’accusa, con relativo scandalo globale, di fosse comuni create dalla Chiesa in Canada. Ma gli scavi sono stati infruttuosi. Dopo tre anni di ricerche di cadaveri, costate 216,5 milioni di dollari, non è stato trovato alcun resto umano di bimbi indigeni scomparsi in Canada. Non ci sarebbe stato alcun omicidio di massa, prove non sono emerse. «Il governo ha ora ritirato silenziosamente i finanziamenti al comitato investigativo e lo scioglierà alla fine di questo mese», senza proseguire nel sostegno all’individuazione di luoghi di sepoltura, fa sapere The Catholic Herald, principale settimanale cattolico britannico. A fine maggio del 2021 Rosanne Casimir, capo della comunità indigena locale Tk’emlúps te Secwépemc, uno dei gruppi etnici più numerosi nell’entroterra meridionale della British Columbia, dichiarò che una settimana prima «con l’aiuto di uno specialista di radar a penetrazione terrestre, è venuta alla luce la cruda verità dei risultati preliminari: la conferma dei resti di 215 bambini che erano studenti della ex Kamloops Indian Residential School». Si trattava di una delle più grandi scuole in Canada, aperta e gestita dalla Chiesa cattolica. Rimase operativa dal 1890 al 1969, quando il governo federale ne rilevò l’amministrazione per gestirla come residenza per una scuola diurna, fino alla sua chiusura nel 1978. Erano potenziali siti di sepoltura, quelli di cui parlava la Casimir, non vennero scoperte tombe. Aggiungeva: «A quanto ne sappiamo, questi bambini scomparsi sono morti senza documenti». Sarah Beaulieu, docente a contratto presso l’Università della Fraser Valley di Abbotsford, nella Columbia Britannica, che avrebbe vantato esperienze nel rilevamento di cimiteri indigeni e cittadini, dopo aver esaminato un vecchio frutteto di mele vicino alla scuola spiegò che erano stati trovati un dente e una costola di un giovane. «È molto probabile che nell’area studiata ci siano molte sepolture umane», disse, raccontando che alcuni sopravvissuti della scuola avevano affermato che all’età di sei anni erano stati svegliati nel cuore della notte per scavare in quella zona. Eppure, in tutto questo tempo non è stata trovata una sola tomba nella fossa comune indicata. L’enorme scandalo «Le Estcwicwéy̓», i bimbi scomparsi, era già scoppiato nel 2015, con la pubblicazione da parte della Commissione per la verità e la riconciliazione del Canada di un rapporto che descriveva nel dettaglio le condizioni di migliaia di bambini, per lo più indigeni delle Prime Nazioni, dei Métis e degli Inuit, i tre raggruppamenti di popolazioni indigene che furono separati dalle loro famiglie e costretti a frequentare scuole residenziali perlopiù cristiane e finanziate dallo Stato, per assimilarli nella società canadese. Nel rapporto erano elencati abusi fisici, sessuali ed emotivi subìti dai bambini per decenni, in istituzioni gestite dal governo canadese e dalla Chiesa cattolica. Condizioni spaventose, che andavano sicuramente condannate e per le quali si doveva chiedere scusa alla popolazione indigena. Ma da qui a parlare di omicidi di massa, di centinaia di bimbi seppelliti così da cancellarne ogni traccia, l’accusa diventava spaventosa. Per questo, gli annunci del capo tribale scatenarono reazioni in tutto il mondo. «Storia orribile, fossa comune di bambini indigeni segnalata in Canada», scriveva il New York Times. Ci furono proteste fortissime e una serie di incendi colpirono 24 chiese cattoliche nei due anni successivi. L’allora primo ministro Justin Trudeau ordinò di tenere le bandiere a mezz’asta per onorare «215 bambini le cui vite sono state tolte nella scuola residenziale di Kamloops». Sempre nel giugno del 2021, dichiarò di aver chiesto a papa Francesco di recarsi in Canada per chiedere scusa per i collegi gestiti dalla Chiesa. Il pontefice aveva già parlato pochi giorni prima della «sconvolgente scoperta dei resti di 215 bambini», dopo l’Angelus del 6 giugno 2021. «Mi unisco ai vescovi canadesi e a tutta la Chiesa Cattolica in Canada nell’esprimere la mia vicinanza al popolo canadese, traumatizzato dalla scioccante notizia […] le autorità politiche e religiose del Canada continuino a collaborare con determinazione per fare luce sulla triste vicenda e impegnarsi umilmente in un cammino di riconciliazione e di guarigione», furono le parole del Papa. Nel luglio del 2022 andò davvero in Canada, a chiedere scusa, «un viaggio penitenziale» lo definì, dopo aver ricevuto in Vaticano delegazioni dei nativi vittime di «genocidio culturale». Le scuole residenziali imposte agli indigeni e gestite con metodi durissimi e violenti da gruppi ecclesiali meritavano parole di condanna, ma non erano emerse tracce di fosse comuni. L’accordo di finanziamento del governo del Canada al Comitato consultivo nazionale sui bambini scomparsi nelle scuole residenziali e sulle sepolture senza nome (Nac), fondato nel 2022 per individuare le fosse comuni, scadrà a fine mese e la richiesta di continuare a sostenerlo è stata respinta. Non si tratta di non onorare la memoria di creature scomparse, ma di prendere atto che le costose ricerche non hanno confermato le pesantissime accuse alla Chiesa.
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