2021-11-11
Tensione militare ai confini polacchi. Putin manda gli aerei in Bielorussia
Bombardiere strategico Tupolev Tu-160 russo in decollo (Getty Images)
Il flusso di immigrati deliberatamente aperto da Minsk preme sulla frontiera: la Polonia schiera i soldati e la Merkel chiede al Cremlino di intervenire sul dittatore Lukashenko. Mosca però fa decollare i bombardieri. Si fa sempre più problematica la pressione migratoria che, dallo scorso lunedì, si sta addensando al confine con la Bielorussia. Ieri, alcuni gruppi di migranti sono infatti riusciti a sfondare le recinzioni difensive e ad entrare in Polonia, con circa 50 arresti eseguiti dalle forze di frontiera. Varsavia ha esplicitamente accusato il presidente russo, Vladimir Putin, di essere il vero architetto della crisi in atto. «Questo attacco che Lukashenko sta conducendo ha la sua mente a Mosca. La mente è il presidente Putin», ha detto il premier polacco Mateusz Morawiecki. Quello stesso Morawiecki che ieri ha anche tacciato Minsk di «terrorismo di stato». È scesa direttamente in campo la Germania, con il cancelliere uscente, Angela Merkel, che ha avuto ieri una telefonata proprio con Putin. In particolare, la leader tedesca ha chiesto al capo del Cremlino di esercitare pressioni su Alexander Lukashenko per bloccare i flussi, definendo inoltre l'uso dei migranti da parte del regime bielorusso come «disumano e inaccettabile». Tutto questo mentre il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha invocato nuove sanzioni contro Minsk: «Sanzioneremo tutti coloro che partecipano al traffico mirato di migranti». Già martedì scorso il ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, aveva sostenuto che la Polonia non andasse lasciata sola davanti a questa crisi: non è d'altronde un mistero che Berlino teme di ritrovarsi a dover fronteggiare un'ondata migratoria simile a quella del 2015. Ed è proprio questo interessamento tedesco che sta probabilmente spingendo le alte sfere europee ad assumere una posizione più dura. L'Unione europea sarebbe infatti pronta a comminare nuove sanzioni contro la Bielorussia in risposta al suo «attacco ibrido», mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha aperto alla possibilità che la stessa Ue finanzi muri e barriere difensive: una soluzione, questa, che era stata invocata lo scorso ottobre da 12 Stati membri e a cui tuttavia la Commissione europea aveva risposto picche. Bruxelles, insomma, sembra ricordarsi dei problemi migratori solo quando è Berlino a sentirsi minacciata. La posizione del Cremlino non sembra tuttavia particolarmente conciliante. Ieri Mosca ha puntato il dito contro l'Ue per la crisi migratoria in atto, tacciando gli europei di voler «strangolare» la Bielorussia, chiudendo i valichi di frontiera. Non solo: come riferito da Reuters, la Russia ha anche inviato due bombardieri strategici con capacità nucleare per pattugliare lo spazio aereo bielorusso. In questo clima sempre più teso, ieri si è tenuto anche un incontro a Mosca tra il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il suo omologo bielorusso, Vladimir Makei. Nell'occasione Minsk non ha perso tempo per incolpare l'Ue di quanto sta accadendo. «La crisi dei migranti è stata provocata dalla stessa Ue e dai suoi Stati confinanti con la Bielorussia», ha dichiarato Makei. Un vertice, quello di ieri, che, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa russa Tass, è servito anche a far sì che Mosca e Minsk sviluppino «una reazione congiunta alle sanzioni e alle pressioni politiche dei Paesi occidentali». Nei giorni scorsi, la Russia aveva tra l'altro già esortato Bruxelles a pagare Lukashenko per la gestione dei migranti, sulla falsariga dell'accordo siglato dalla stessa Bruxelles con la Turchia nel 2016. Del resto, che questa crisi migratoria rischi di produrre conseguenze sul piano militare è un'ipotesi tutt'altro che irrealistica. Stando a quanto riportato ieri da Politico, preoccupazioni in tal senso sono state espresse dal ministro della Difesa estone, Kalle Laanet, oltre che da alti funzionari della Difesa di Grecia, Lituania e Regno Unito. Tra l'altro, questa crisi viene a sovrapporsi a una pregressa situazione di tensione al confine tra Polonia e Bielorussia. Nei giorni precedenti all'attuale ondata migratoria, Varsavia aveva infatti sostenuto che alcuni soldati bielorussi avevano indebitamente attraversato le frontiere. Un'accusa che, appena lo scorso 3 novembre, aveva portato la stessa Nato a prendere posizione, dichiarando: «Siamo preoccupati per l'escalation al confine polacco-bielorusso. Esortiamo la Bielorussia ad aderire al diritto internazionale». Tutto ciò, senza comunque dimenticare che è da quest'estate che la Polonia subisce la pressione dei flussi migratori provenienti dalla Bielorussia. Quanto sta accadendo rischia quindi seriamente di esacerbare le fibrillazioni tra la Nato e Mosca. D'altronde, la partita geopolitica coinvolge indirettamente anche il dossier Nord Stream 2. Lunedì scorso, il presidente polacco, Andrzej Duda, ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Nel corso della conversazione i due leader hanno affrontato la questione della situazione al confine tra Polonia e Bielorussia, ribadendo inoltre la loro ferma opposizione al gasdotto: gasdotto rispetto a cui i tre partiti che stanno trattando per formare il nuovo governo tedesco (socialdemocratici, verdi e liberali) sposano storicamente posizioni divergenti. Bisognerà quindi capire se e come Berlino vorrà far leva su questo dossier per affrontare la crisi in corso ai confini orientali europei. Putin e Lukashenko stanno probabilmente puntando proprio su tali divisioni in seno all'Ue, per rendere più efficace la loro strategia di destabilizzazione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)