2023-06-03
Biden inciampa e cade un’altra volta. Riconferma sempre più traballante
Il presidente casca sul palco e rinfocola i dubbi sulla sua salute. Ma il secondo mandato è a rischio soprattutto per ragioni politiche: basso gradimento, inflazione, disfatta a Kabul, tensioni fra i Democratici e inchieste.Aumentano i dubbi sulle condizioni di salute di Joe Biden. L’altro ieri, durante una cerimonia alla Us air force academy, il presidente americano è inciampato, cadendo per terra, per poi rialzarsi sorretto dal personale di sicurezza. «Sta bene», hanno fatto sapere poco dopo dalla Casa Bianca. «Spero non si sia fatto male», ha commentato Donald Trump, definendo «triste» il capitombolo del suo rivale. Non è la prima volta che l’attuale inquilino della Casa Bianca incorre in situazioni del genere. Nel marzo 2021, inciampò mentre saliva la scaletta dell’Air force one: una circostanza verificatasi nuovamente a giugno 2022 e a febbraio di quest’anno. Era invece aprile 2022, quando - durante la celebrazione dell’anniversario di Obamacare alla Casa Bianca - apparve improvvisamente confuso e disorientato. L’anno scorso, poi, cadde mentre andava in bicicletta. D’altronde, che ci fossero dubbi sulla sua lucidità era già emerso durante la campagna 2020. All’epoca, confuse Xi Jinping con Deng Xiaoping e Theresa May con Margaret Thatcher. Non risulta che finora il presidente si sia sottoposto a un test cognitivo, come invece fatto dal suo predecessore nel 2019. Era inoltre giugno 2020 quando -durante una cerimonia a West Point - proprio Trump finì al centro dell’attenzione mediatica dopo essere stato visto scendere lentamente delle scale. Furono messe in discussione le sue condizioni di salute e lo stesso Biden, che in quel momento era candidato presidenziale dem, prese in giro l’allora inquilino della Casa Bianca. «Guardate come corro su per le rampe e lui inciampa giù per le rampe», disse. Parole che, rilette oggi, fanno un certo effetto. Le condizioni di salute di Biden non possono non presentare un risvolto di natura politica. Nato nel novembre 1942, si tratta del presidente al primo mandato più anziano della storia americana. Senza contare che si è recentemente ricandidato e che, come notato dallo stesso New York Times a fine aprile, la sua età avanzata rappresenta da sempre una fonte di preoccupazione per gli elettori. Tra l’altro, la strada verso la riconferma non sembra affatto in discesa per l’attuale presidente. Un sondaggio della Cnn, pubblicato il 25 maggio, riferisce che solo il 33% degli americani ritiene che una vittoria di Biden nel 2024 risulterebbe un «passo avanti» per il Paese. Tutto questo, mentre le «opinione favorevoli» per lui sono passate dal 42% di dicembre al 35% di oggi. Certo: la maggior parte degli elettori dem dice di sostenerlo attualmente alle primarie. Ma va detto che per ora non sono scesi in campo avversari realmente competitivi: candidati, cioè, che abbiano effettive chance di contendergli la nomination presidenziale. Tant’è che, secondo lo stesso sondaggio, il 42% di coloro che al momento lo sostengono potrebbe «cambiare idea». E attenzione: l’età avanzata è solo uno dei tanti scogli che Biden deve affrontare. La sua presidenza si è caratterizzata per vari record negativi: dall’inflazione più elevata nell’arco di 40 anni al più alto numero di arrivi di immigrati clandestini mai registratosi alla frontiera meridionale degli Usa. Senza contare la disastrosa evacuazione dall’Afghanistan, che ha azzoppato la capacità di deterrenza statunitense nei confronti di Russia e Cina. Non va infine trascurato che l’attuale presidente fa sempre più fatica nel tenere unito il suo stesso partito: basti pensare che 46 deputati, tendenzialmente appartenenti alla sinistra dem hanno votato contro l’accordo per l’innalzamento del tetto del debito: un accordo che era stato raggiunto, pochi giorni prima, dallo stesso Biden e dallo speaker della Camera, Kevin McCarthy. I malumori dell’ala progressista dell’Asinello aumentano. E non è escludibile che qualche esponente della sinistra dem possa presto scendere in campo per contendere seriamente la nomination a Biden. Ma non è finita qui. Non è infatti solo Trump a dover affrontare delle tegole di natura giudiziaria. Ricordiamo infatti che da gennaio Biden è sotto indagine da parte del procuratore speciale, Robert Hur, per aver indebitamente trattenuto documenti classificati risalenti alle sue attività come vicepresidente e senatore del Delaware. Ma c’è dell’altro. Mercoledì, il presidente della commissione Sorveglianza della Camera, il repubblicano James Comer, ha riferito che l’Fbi ha confermato l’esistenza del documento in cui sarebbe contenuta un’accusa di corruzione contro Joe Biden e un cittadino straniero: i presunti fatti risalirebbero a quando l’attuale inquilino della Casa Bianca era vicepresidente e riguarderebbero la somma di 5 milioni di dollari. Certo: bisognerà capire se si tratta di un’accusa fondata. Tuttavia il fatto che l’Fbi si stia rifiutando da un mese di consegnare alla Camera questo «fatidico» incartamento non aiuta certo a dissipare i dubbi. Biden deve infine affrontare dei grattacapi anche in relazione all’indagine penale in corso della procura del Delaware su suo figlio Hunter. Martedì, Cbs ha rivelato che vari «informatori hanno sollevato preoccupazioni in relazione all’indagine su Hunter Biden, con accuse che includevano «gestione irregolare» delle prove e un’affermazione secondo cui «le procedure investigative standard non venivano seguite», presumibilmente ostacolando il progresso dell’indagine stessa. D’altronde un funzionario dell’Agenzia delle entrate americana, che stava partecipando a questa indagine, è stato recentemente rimosso. Se dovessero emergere prove di interferenze politiche nell’inchiesta su Hunter, per il padre potrebbe sorgere un rilevante imbarazzo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.