
Il Cav critico con Giorgia Meloni, che risponde: «Linea salda». Pd all’assalto. Il leader ucraino a Sanremo a tarda notte.L’epopea di Zelensky a Sanremo alla fine si è conclusa scontentando tutti. Chi si opponeva alla presenza del presidente ucraino ha dovuto incassare la lettura del suo messaggio, durante la serata finale. Ma quando erano già le due passate di notte, televisivamente l’oltretomba. Ben oltre l’una e un quarto, orario annunciato sabato in sala stampa e in ritardo sulla tabella di marcia, dopo la lettura della classifica generale, sebbene sulla scaletta della serata la lettera del leader comparisse prima. Una soluzione pilatesca, che chiude il cerchio del grottesco balletto della Rai sull’ospitata, annunciata da Bruno Vespa un mese fa, che ha scatenato la polemica e fatto virare dal collegamento video alla più discreta forma epistolare. Con le luci abbassate in sala, Amadeus ha letto il messaggio del presidente: «Purtroppo oggi nel mio Paese si sentono spari ed esplosioni, ma l’Ucraina sicuramente vincerà questa guerra», è il senso. Tanti i mal di pancia già durante la serata per il leader senza volto né voce, relegato a notte fonda. Una soluzione di cui si erano detti soddisfatti invece l’ambasciatore ucraino e lo stesso Zelensky, consci che un collegamento video avrebbe irritato ancora di più la folta schiera di italiani scettici, se non contrari, all’invio di armi. «La voce dell’Ucraina stasera sarà ascoltata da tutta Italia», aveva dichiarato sabato mattina da Sanremo il diplomatico Yaroslav Melnyk, tuttavia sicuramente consapevole che la scelta di relegare il presidente alle ore piccole non fosse casuale. Ma l’ultima e inaspettata polemica deflagrata ieri sul leader ucraino è opera di Silvio Berlusconi: «Io a parlare con Zelensky, se fossi stato presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore», ha detto ai giornalisti il leader di Fi, a Milano, aggiungendo che «per arrivare alla pace penserei che il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli “è a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Un piano Marshall da 6-7-8-9.000 miliardi di dollari, a una condizione, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare ad un cessate il fuoco». L’uscita di Berlusconi, non nuovo a dichiarazioni di senso contrario sulla guerra rispetto alla volontà del premier, ha servito su un piatto d’argento l’occasione per attaccare il governo alle opposizioni: «Berlusconi ricomincia con i suoi vaneggiamenti putiniani, in totale contrasto con Ue, il governo di cui fa parte e il ministro degli Esteri che è anche espressione del suo partito. Pessimo», scrive Carlo Calenda, mentre «Meloni è d’accordo con le parole inquietanti pronunciate da Berlusconi sulla guerra in Ucraina? Oggi di fatto si è schierato con la Russia di Putin. Con questi alleati di governo la premier non si lamenti di come viene trattata in Ue», sentenzia la senatrice del Pd, Simona Malpezzi. Ferma la risposta di Palazzo Chigi: «Il sostegno all’Ucraina da parte del governo italiano è saldo e convinto, come chiaramente previsto nel programma e come confermato in tutti i voti parlamentari della maggioranza che sostiene l’esecutivo». Linea confermata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Forza Italia è da sempre schierata a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, dalla parte dell’Europa, della Nato e dell’Occidente. In tutte le sedi continueremo a votare con i nostri alleati di governo».
Aimo Moroni e Massimiliano Alajmo
Ultima puntata sulla vita del grande chef, toscano di nascita ma milanese d’adozione. Frequentando i mercati generali impara a distinguere a occhio e tatto gli ingredienti di qualità. E trova l’amore con una partita a carte.
Riprendiamo con la seconda e conclusiva puntata sulla vita di Aimo Moroni. Cesare era un cuoco di origine napoletana che aveva vissuto per alcuni anni all’estero. Si era presentato alla cucina del Carminati con una valigia che, all’interno, aveva ben allineati i ferri del mestiere, coltelli e lame.
Davanti agli occhi curiosi dei due ragazzini l’esordio senza discussioni: «Guai a voi se me li toccate». In realtà una ruvidezza solo di apparenza, in breve capì che Aimo e Gialindo avevano solo il desiderio di apprendere da lui la professione con cui volevano realizzare i propri sogni. Casa sua divenne il laboratorio dove insegnò loro i piccoli segreti di una vita, mettendoli poi alla prova nel realizzare i piatti con la promozione o bocciatura conseguente.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.
Matteo Lepore (Ansa)
Quella che in un istituto era stata presentata come la «Giornata della cittadinanza» si è rivelata essere della mera propaganda pro immigrazione, mascherata da attività extra didattica. Fdi: «Denunceremo».
Doveva essere una sorta di lezione civica rivolta agli studenti. La comunicazione arrivata ai genitori degli allievi delle medie della scuola Guido Guinizelli di Bologna citava testualmente «Un evento gratuito», che si sarebbe svolto il 20 novembre dalle 10 alle 13 al Teatro Manzoni per la «Giornata della cittadinanza 2025». Luca (nome di fantasia) non ha esitato a dare il suo consenso, convinto che per la figlia dodicenne Margherita poteva essere un momento didattico.





