2018-04-15
Ritenere Berlusconi finito è un tragico errore: tornerà solo più arrabbiato
Matteo Salvini, il duce della Lega, ha commesso un tragico errore nel prendere a calci il primo dei suoi alleati, l'astuto Silvio Berlusconi. Potrà anche attrarre nella propria orbita qualche sezione di Forza Italia, ma ha scatenato contro di sé un signore che era meglio rimanesse al suo fianco. Sottovalutando non soltanto le infinite risorse finanziarie del Cavaliere, ma soprattutto la sua rapidità nel reagire ai torti veri o presunti che ritiene di aver subito. Ne so qualcosa anch'io e non da ieri. È un episodio accaduto la bellezza di quasi mezzo secolo fa, quando avevo 42 anni e il Cavaliere 41. Nel novembre del 1977 era uscito da Bompiani un mio libro sui giornali italiani: Comprati e venduti. In quel lavoro di 350 pagine c'erano appena poche righe dedicate a Berlusconi, dal momento che aveva comprato il 12% del quotidiano fondato da Indro Montanelli. Nella citazione scrivevo che Silvio era un neopalazzinaro miliardario. Tutto lì.La reazione stizzita del Cav emerse subito. Ero a Milano davanti alla sacrestia delle Grazie, per intervistare Amintore Fanfani che se ne stava chiuso dentro quel luogo sacro. Faceva freddo, nevicava e a sbarrarmi il passo era l'addetto stampa del leader democristiano: il butirrroso Giampaolino Cresci. Sospirava in preda all'ansia: «Il presidente Fanfani ti riceverà, ma sta aspettando un visitatore ben più importante di te…». Chi era questo mister X? Nientemeno che il Berlusconi. Quando arrivò, Cresci mi presentò. Il Cav mi squadrò con un'occhiata infastidita, poi ruggì: «A pagina 311 del suo libro sui giornali lei mi definisce un neo palazzinaro miliardario. È una calunnia, perché io costruisco quartieri immersi nel verde dove la gente vive felice. Si corregga, Pansa, si corregga!». Devo ricordare a me stesso che quella delle Grazie fu la prima e unica volta che incontrai di persona Berlusconi. In compenso ho scritto su di lui centinaia di articoli e due libri, forse tre. E mi ritengo, spero non a torto, un vero specialista del personaggio. Da quell'incontro siamo invecchiati entrambi: oggi io ho 82 anni e lui 81. Ma non abbiamo perso il piacere di restare in scena, alla faccia di chi ci vuol male e vorrebbe rinchiuderci nella tetra esistenza dei pensionati. Anche per questo motivo non mi ha sorpreso la cattiveria allegra di Silvio nel tagliare le gambe al giovane Salvini al Quirinale. Una gag poi mandata in onda nell'ultima puntata di Piazza pulita, il talk show di Corrado Formigli su La7. Forse non tutti se ne rendono conto. Ma la reazione del Cav che sfotteva il Salvini in diretta televisiva deve essere considerata un segnale di allarme per chi vorrebbe Silvio morto e sepolto, a vantaggio del più giovane capo leghista. Non è affatto così. La sorte ha voluto che il giovedì 12 aprile 2018 Berlusconi abbia iniziato un nuovo modo di condurre la propria battaglia politica. Da show man, da rompiscatole, da spregiudicato mattatore, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Azzardo un'ipotesi: da oggi in poi non gli importerà più molto del successo del centrodestra. Se il suo blocco perderà, la sconfitta verrà rinfacciata a Salvini. Se vincerà, la vittoria sarà merito soprattutto del nuovo Berlusca. Proviamo a immaginare le future mosse del Cav. Il 12 aprile ha sbeffeggiato Salvini in un momento e in luogo delicato: al Quirinale, subito dopo il colloquio con il presidente Sergio Mattarella. Mimando l'eloquio del capo leghista con un sorriso da volpone astuto che suggerisce: non credetegli, sono i suoi soliti sproloqui da capobanda. Quindi ha iniziato l'epurazione nelle proprie tivù. Con un solo obiettivo: cacciare tutti coloro che ritiene populisti. A Maurizio Belpietro ha tolto il suo programma serale. E adesso ha preso di mira Mario Giordano, il direttore del Tg4, colpevole di ottenere ascolti troppo bassi, così sembra. Chi ha visto il Cav fare campagna elettorale per le regionali in Molise, si è reso conto di non avere di fronte un ottantenne, ma un giovane tribuno in forma smagliante, persuasivo, allegro, ottimista. La condizione migliore per concedersi il piacere di mordere tutto e tutti. In che modo si muoverà? È possibile che inizi a mandare in avanscoperta le sue donne da copertina. Al vertice della Lega salviniana non appaiono femmine, è una struttura troppo maschilista, dunque inadatta a un momento storico che vede le donne occupare spazi sempre più vasti, a cominciare dai grandi quotidiani. Mentre il Berlusca potrà giovarsi di una pattuglia di amazzoni diventate parlamentari di lungo corso. Volete qualche nome? Maria Stella Gelmini, da rinfrescare con un taglio di capelli più attuale e senza quegli occhialoni antiquati da prof miope. Oppure la Mara Carfagna, una bellezza insuperabile a condizione che non dimagrisca più. O ancora l'Anna Maria Bernini, elegante e misteriosa. Ma ci stiamo limitando alle prime mosse del Cav, modello 2018. Poiché il piatto forte deve ancora arrivare. Per rendere felici i suoi supporter, il Cav farà un passo che molti di loro aspettavano. Ricomprerà dai cinesi la squadra di calcio del Milan. E riserverà a sé stesso il ruolo di presidente, di super manager, di uomo immagine e infine da allenatore. I media sportivi dapprima guarderanno con scetticismo a questa impresa. Ma presto saluteranno con entusiasmo il ritorno del Cav sui campi di calcio. E si renderanno conto che non sta scherzando, quando annuncerà di aver sottratto a Sky il duo Fabio Caressa e Beppe Bergomi, con l'incarico inedito di influencers. A quel punto Berlusconi darà inizio a una terza guerra mondiale televisiva. Con un uso sfrenato del piccolo schermo. La trovata più carogna sarà di mandare in onda una fiction interminabile dedicata al tramonto della Lega, dal primo leghismo di Umberto Bossi, quello dei deputati verdi che a Montecitorio mostravano il cappio, al leghismo 2018 con Salvini che si fa stirare le camicie dalla morosa, retrocessa al rango di una casalinga sfruttata. Il programma successivo sarà un colossal che racconterà in toni epici la vita di Berlusconi, dall'infanzia alla maturità. Di questa fiction realista si conosce soltanto chi interpreterà la giovinezza e la prima maturità di Silvio: Luca Zingaretti, diventato famoso nei panni del commissario Montalbano. L'attore rinnoverà i suoi trionfi scandendo «Berlusconi sono!». E metterà nel sacco tutti gli oppositori del Cav. Infine emergerà la sorpresa più sorprendente. Non in tivù, bensì nella politica nazionale. Il Cav progetterà un'alleanza del tutto inedita tra Forza Italia e il Partito democratico. Matteo Renzi uscirà dal proprio sepolcro e grazie all'aiuto finanziario di Silvio riconquisterà la segreteria democratica, scalzando quel povero eremita di Maurizio Martina, sempre più pallido e incerto sul da farsi. Insieme, Silvio e Matteo troveranno una sinecura per Salvini. Forse consisterà in un posto da consigliere comunale. E di lui rimarrà soltanto il ricordo di un gesto sgarbato. Quando rifiutò di stringere la mano a Carlo Azeglio Ciampi, allora presidente delle Repubblica in visita a Milano. Ringhiando: «Lei non mi rappresenta!».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)