2021-01-20
Berlino ce lo scrive nero su bianco. «Da Biontech 30 milioni di dosi extra»
Angela Merkel (Getty images)
È bastata una nostra mail al ministero della Salute per aver conferma del memorandum firmato una settimana prima dell'accordo Ue. L'azienda in difficoltà nicchia. Il governo rivela: «Noi in trattative con un altro fornitore»La Commissione pubblica il contratto ma l'operazione è risibile. Le parti cruciali (costi, effetti avversi, indennizzi ) sono cancellate. Dubbi dell'Aifa su AstrazenecaLo speciale contiene due articoli«La Germania si è assicurata la fornitura di 30 milioni di dosi aggiuntive da Biontech». Più chiaro di così si muore, specialmente se a parlare è un portavoce del governo capitanato da Angela Merkel. Contattato dalla Verità, il ministero della Salute tedesco ha confermato senza troppi giri di parole un sospetto che aleggiava ormai da svariate settimane. Lo scorso 8 gennaio, Reuters aveva fornito alcuni importanti dettagli riguardanti la trattativa svoltasi in estate tra l'esecutivo di Berlino e le due case farmaceutiche tedesche Curevac e Biontech, per l'approvvigionamento rispettivamente di 20 milioni e 30 milioni di dosi di vaccino anti Covid. Tutte rigorosamente fuori dagli accordi Ue. Nella sua inchiesta, l'agenzia di stampa londinese aveva tirato in ballo come fonti un leak del ministero e la testimonianza di un funzionario che aveva chiesto di rimanere anonimo. Nelle mani del nostro quotidiano, invece, c'è addirittura un messaggio di posta elettronica firmato da un addetto del dicastero guidato da Jens Spahn. Secondo le indiscrezioni riportate da Reuters, l'esecutivo avrebbe firmato due distinti «memorandum of understanding»: il primo con Curevac risalente al 31 agosto 2020, e l'altro con Biontech, datato 8 settembre. E un'attenzione particolare va riservata proprio alle date, perché in entrambi i casi i contratti con l'Unione europea non erano ancora stati firmati. L'intesa definitiva con Pfizer-Biontech, infatti, è stata firmata l'11 novembre, mentre quella con Curevac otto giorni più tardi. Quindi, mentre la Commissione trattava con i produttori per «tirare» i prezzi del vaccino, Berlino si muoveva per conto proprio. Tutto ciò in barba all'articolo 7 della «Strategia sui vaccini contro il coronavirus» condivisa dai partner dell'Ue il 18 giugno scorso, con la quale gli Stati membri si impegnavano a «non avviare procedure di acquisto preliminare (i cosiddetti Apa, ndr) per un determinato vaccino con il medesimo produttore». Una norma solo in apparenza chiara e tra le cui pieghe, come vedremo più avanti, la Germania si sarebbe insinuata senza violare gli accordi continentali. Contestato in patria per aver negoziato un numero insufficiente di dosi a favore del proprio Paese, Jens Spahn si è difeso tirando fuori dal cilindro gli accordi con le case farmaceutiche per accaparrarsi fiale extra. Ora che Pfizer e Biontech sono finite nell'occhio del ciclone per aver tagliato le forniture in tutta Europa, però, il sospetto è che le due aziende abbiano chiuso accordi per un quantitativo di dosi superiore alla propria capacità produttiva. Magari finendo per dare priorità al migliore offerente. Non va dimenticato, d'altronde, che quello strappato dalla Commissione europea dovrebbe essere - almeno sulla carta - un prezzo di favore. Se invece la cancelliera avesse messo sul piatto più soldi, quella di una corsia preferenziale per Berlino non si rivelerebbe un'ipotesi poi tanto assurda. Un'eventualità ancora più grave se inserita nell'attuale contesto di scarsità del vaccino, dal momento che equivarrebbe di fatto a sottrarre dosi agli altri Paesi. Alla faccia della solidarietà europea. L'imbarazzo di Biontech è palpabile. Contattato dal nostro quotidiano, un responsabile dell'azienda tedesca ha prima negato qualsiasi tipo di accordo preliminare di acquisto con il governo tedesco: «Non esiste alcun contratto e nessuna dose è stata acquistata, tutti gli accordi di fornitura sono stati firmati con la Commissione europea per conto degli Stati membri». Poi, una precisazione sibillina. «Un memorandum of understanding è cosa diversa da una procedura preliminare di acquisto». E qui torniamo alla normativa europea, perché in effetti a essere proibiti sono gli Apa, e non le altre tipologie di accordo. Paradossalmente, dunque, sfruttando questo cavillo il governo tedesco avrebbe evitato di violare formalmente gli accordi. Rimane il fatto che così facendo, a prescindere dall'aver infranto o meno le regole, la Merkel ha tradito la fiducia delle istituzioni europee e dei Paesi partner. Non si tratta di un caso isolato, perché nella serata di ieri anche Curevac ha confermato alla Verità i contatti con Spahn e soci in merito alle dosi extra accordo Ue: «Le trattative con il governo tedesco sono ancora in corso e non possiamo commentare». Forse a stupire maggiormente è proprio l'atteggiamento della Commissione. Nel corso dell'audizione di fronte al Parlamento europeo svoltasi la scorsa settimana, il direttore della Direzione generale Salute e sicurezza alimentare nonché capo dei negoziati con le case farmaceutiche, Sandra Gallina, ha negato tutto: «Dal mio punto di vista, sulla base di quanto mi è stato detto, questi presunti contratti bilaterali stipulati dagli Stati membri non esistono». Se a noi è stato sufficiente inviare una e-mail per scoprire come stanno le cose, perché il presidente Ursula von der Leyen non ha indagato più a fondo? Viene da pensare che, pur di non dare contro alla Germania, Bruxelles abbia preferito ancora una volta mettere la testa sotto la sabbia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/berlino-ce-lo-scrive-nero-su-bianco-da-biontech-30-milioni-di-dosi-extra-2650030685.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="curevac-la-trasparenza-e-una-farsa" data-post-id="2650030685" data-published-at="1611095973" data-use-pagination="False"> Curevac, la trasparenza è una farsa L'operazione trasparenza si è rivelata una farsa. Avevamo dato notizia delle restrizioni imposte la scorsa settimana agli europarlamentari che volevano visionare a Bruxelles, per pochi giorni e in soli 50 minuti, il primo contratto sui vaccini non segretato. Si tratta dell'accordo della Commissione europea con Curevac, società biofarmaceutica domiciliata nei Paesi Bassi ma con sede a Tubinga, in Germania, che sta ancora sperimentando il suo vaccino, noto per ora con la sigla CVnCoV. L'azienda aveva firmato lo scorso luglio un contratto di prestito da 75 milioni di euro con la Banca europea per gli investimenti, per lo sviluppo e la produzione su larga scala di vaccini, e a novembre si era impegnata a fornire 225 milioni di dosi per conto di tutti gli Stati membri dell'Ue, più altri 180 milioni se necessari. Quell'Advance purchase agreement (Apa), l'accordo di acquisto anticipato stipulato con il presidente Ursula von der Leyen, è da ieri consultabile sul sito della Commissione. Peccato che le 67 pagine in inglese siano di utilità zero. Come già denunciato da alcuni eurodeputati, il documento è stato infatti sbianchettato in molte parti, togliendo riferimenti fondamentali per la comprensione della natura dell'accordo. I primi, clamorosi omissis sono quelli relativi al vaccino. Leggiamo che «verrà fornito sotto forma di [***] che richiederà un [***]. Il [***] sarà probabilmente presentato in [***] scatole e [***]. L'imballaggio includerà anche [***]». Insomma, non viene spiegato nulla e ben 15 pagine dell'allegato numero 4, sulle caratteristiche del prodotto, sono state oscurate. Nemmeno è dato sapere quante saranno le dosi necessarie per una vaccinazione: figurano depennate. La tabella dei quantitativi di vaccino che Curevac, sostenuta anche da Bayer nell'ulteriore sviluppo e per le operazioni nei Paesi dell'Unione europea (oltre che in mercati aggiuntivi selezionati), si è impegnata a fornire dal primo trimestre 2021 a quello del 2021, è inutilmente a due colonne perché la seconda l'hanno annerita. Alla voce «il prezzo del vaccino per dose sarà di euro», una manina ha cancellato l'importo. Impossibile sapere quanto dovrà pagare, al momento dell'ordine, il Paese che vuole dosi aggiuntive, ed entro quanti giorni lo Stato membro potrà fare la sua segnalazione all'azienda se ci saranno stati problemi con il farmaco. Al capitolo «Responsabilità» non appare il nome della società farmaceutica ma solo che [***] assieme alla «Commissione e gli Stati membri partecipanti, non sono responsabili per eventuali danni o perdite». Ma è forse la sezione «Indennizzi», la più scandalosa, in quanto quasi completamente coperta. «Esistono delle clausole di deresponsabilizzazione per i produttori del vaccino, come temevamo, ma non è dato saperle perché non sono leggibili. Le hanno oscurate», tuona Vincenzo Sofo, eurodeputato della Lega. «L'accordo non fa chiarezza nemmeno sul costo vaccini e se i prezzi cambieranno, alla data di scadenza della pandemia. Dopo mesi di battaglie per avere queste informazioni, la Commissione presenta un documento censurato in tutte le parti sensibili», protesta Sofo che nei prossimi giorni realizzerà un video nel quale mostrerà «la vergogna di questo contratto, di cui anche il nostro Paese è responsabile perché non riesce a pretendere trasparenza dall'Ue». Intanto Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, ha espresso dubbi su Astrazeneca che «aveva promesso di arrivare primo nella corsa al vaccino, invece sarà probabilmente il terzo. I dati andranno confrontati, anche se indirettamente, con gli altri due vaccini che si sono dimostrati molto efficaci».
Jose Mourinho (Getty Images)