2023-04-12
Berlato: «Abbattimento dell'orso trentino, io sono pronto»
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Nel riquadro Sergio Berlato (iStock)
L'Europarlamentare di Fratelli d'Italia, ospite di Giuseppe Cruciani e David Parenzo a La Zanzara: «Ho sentito che qualcuno dà addirittura la colpa della tragedia al ragazzo sbranato, chi lo dice è pazzo o ignorante. Gli animali quando sono pericolosi e aggressivi vanno abbattuti, non c'è altra soluzione».La gestione della fauna selvatica, in particolar modo delle specie invasive, continua a essere un tema molto caldo in questi giorni, soprattutto dopo l'ultimo episodio di cronaca avvenuto in Trentino lo scorso 6 aprile, quando in piena Val di Sole è stato trovato il cadavere di Andrea Papi, giovane runner ventiseienne ucciso dalla violenza di un orso.Il ministero dell'Ambiente della provincia autonoma di Trento ha immediatamente valutato il provvedimento di spostare gli animali aggressivi in altre aree, ma tra le opzioni sul tavolo resta viva quella che porta all'abbattimento, eventualità che sta facendo molto discutere e che, come ampiamente previsto, spacca in due l'opinione pubblica tra favorevoli e contrari. Chi si è detto fin da subito pronto ad appoggiare questa scelta, è Sergio Berlato, europarlamentare in quota Fratelli d'Italia, da sempre vicino e sensibile alle tematiche legate alla caccia e alla salvaguardia della fauna selvatica. Berlato è intervenuto nella giornata di ieri ai microfoni del programma radiofonico La Zanzara, condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo: «Ho sentito che qualcuno dà addirittura la colpa della tragedia al ragazzo sbranato, chi lo dice è pazzo o ignorante. Gli orsi pericolosi vanno sicuramente abbattuti. Gli animali quando sono pericolosi e aggressivi vanno abbattuti, non c'è altra soluzione. A meno che gli animalisti non vogliano portarli nelle loro case e nei loro giardini, in quel caso glieli diamo volentieri». L'europarlamentare ha poi proseguito nel suo intervento dicendo: «Quello che è successo con l'orso in Trentino è legato al fatto che qualcuno, pazzo furioso, ha utilizzato una quantità enorme di risorse pubbliche per reintrodurre i grandi carnivori come orsi e lupi in ambienti fortemente antropizzati, dove cioè la presenza dell'uomo è importante. Azioni da pazzi scriteriati, gente da legare». Berlato poi, lancia anche un allarme: «Attenzione, perché quello che è successo con l'orso succederà presto con il lupo, perché in Italia abbiamo la più alta presenza di lupi d'Europa. Hanno trasformato il lupo in un animale sacro, intoccabile, come le vacche sacre dell'India. Ormai i diritti dei lupi vengono prima di quelli degli allevatori e degli agricoltori. Dobbiamo fare come in tutto il mondo. Si fanno dei piani di contenimento, si stabilisce a livello scientifico quanti animali possono essere supportati da un territorio e tutti gli altri vanno abbattuti. Qualcuno ha paura delle parole. In Trentino avevano calcolato una presenza massima di 50 esemplari di orso, ce ne sono più di 120». Alla domanda provocatoria rivolta dal conduttore, Cruciani, che ha chiesto a Berlato se bisogna farne fuori una settantina, l'europarlamentare di Fratelli d'Italia ha risposto senza troppi giri di parole: «Tutti quelli che sono in esubero vanno abbattuti, devono essere oggetto di azione di contenimento da parte di personale specializzato».Infine, punto da Cruciani che gli chiedeva se sarebbe disposto ad andare personalmente ad abbattere l'orso, Berlato ha risposto così: «L'idea di un povero ragazzo di 26 anni sbranato da un orso fa rivoltare le budella anche agli animalisti. Io sono abilitato al prelievo selettivo, sono un cacciatore esperto, se mi chiamano io sono pronto, come tante altre persone, a essere in prima linea per difendere i nostri cittadini dalla furia di animali che non sono fatti per una convivenza pacifica con l'uomo».
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)