2021-07-17
        Bergoglio depenna la messa in latino e crea un’altra frattura in Vaticano
    
 
Come anticipato dalla «Verità», il rito antico dovrà essere autorizzato dal vescovo.Prete arrestato per abusi sui minori. È don Emanuele Tempesta, vicario parrocchiale a Busto Garolfo, nel Milanese. Sette le vittime, tra i 7 e gli 11 anni. L'arcivescovo Mario Delpini: «Vicino a tutti i soggetti coinvolti nella vicenda».Lo speciale contiene due articoli.La ricreazione è finita, come avevamo anticipato ieri su La Verità. Con il Motu proprio Traditioni custodes di papa Francesco, puntualmente pubblicato ieri, è suonata la campanella per l'altro Motu proprio, il Summorum pontificum di Benedetto XVI del 7 luglio 2007. Chiodo scaccia chiodo, Motu proprio oblitera Motu proprio, e della forma extraordinaria del rito cattolico, la messa celebrata con il messale romano del 1962, non resta praticamente nulla. I libri liturgici post concilio Vaticano II, quelli di Paolo VI e Giovanni Paolo II, recita il nuovo Motu proprio, «sono l'unica espressione della lex orandi del rito romano».Con un colpo solo sparisce l'asse portante del tentativo fatto con l'altro Motu proprio, quello di Benedetto XVI, di arricchire l'unico rito cattolico con la coesistenza pacifica delle due forme, novus e vetus, ordinaria ed extraordinaria. Qui si consuma tutta la vendetta, se così si può dire, di vescovi e teologi e liturgisti, che hanno fatto opposizione dura e pura alla «riforma della riforma» tentata dal papa emerito, che vedeva nella crisi liturgica la fonte della crisi della fede. Non basterà nemmeno il green pass per assistere alla messa secondo il fu rito extraordinario, la cosiddetta messa in latino, perché d'ora in avanti una tale messa per essere celebrata dovrà avere l'autorizzazione del vescovo diocesano. Di più: se a un novello sacerdote, ordinato dopo la pubblicazione della riforma di ieri, venisse la malaugurata idea di voler celebrare utilizzando il messale pre conciliarie, allora dovrebbe avere l'autorizzazione direttamente dalla Santa Sede. Un esempio poco chiaro di quella valorizzazione delle periferie tanto care al Papa, che in questo caso, invece, pare proprio valorizzare l'autorità del centro. Al vescovo diocesano viene chiesto anche di indagare sui cosiddetti gruppi stabili che in giro per l'orbe cattolico celebrano sulla base del Summorum pontificum per verificare che «non escludano la validità e la legittimità della riforma liturgica, dei dettati del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Sommi Pontefici». Peraltro i gruppi esistenti, una volta usciti indenni dall'indagine del vescovo, non potranno celebrare nelle parrocchie, ma solo in altri imprecisati luoghi a discrezione del solito vescovo. E comunque, al contrario di quello che diceva Benedetto XVI, d'ora in avanti il vescovo «avrà cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi». E così non si dica che il liberalismo ha fatto breccia nella Chiesa, perché di certo non lo ha fatto nel campo liturgico. Se il green pass per il Covid a qualcuno sembra un obbligo alla vaccinazione malcelato, il Motu proprio di ieri ha il pregio di essere chiaro: questa messa antica è meglio che non si faccia. Al massimo si tollera. Semmai non si comprende perché una tale chiarezza, che qualcuno nelle sacre stanze definisce «durezza», non sia mai stata riservata agli abusi liturgici nell'uso del messale post conciliare, abusi che vengono sì stigmatizzati anche nel Motu proprio di ieri, ma che mai sono stati sanzionati in questo modo. Esistono i preti che cantano i Ricchi e poveri durante la messa, il canto dell'Alleluia per apprendisti elettricisti, le messe con processioni offertoriali che sembrano la fiera di paese, le preghiere dei fedeli che non si capisce a chi si rivolgono, le musiche rock, pop, beat, folk, tutto questo e molto altro evidentemente non abbisogna di Motu proprio e indagini del pastore diocesano.Nella lettera ai vescovi del mondo in cui Francesco spiega il suo intervento si comprende che tale diktat si è reso necessario in quanto, dice, «l'intento pastorale dei miei predecessori [Giovanni Paolo II a partire dall'indulto del 1984 e appunto Benedetto XVI con il Summorum pontificum]… è stato spesso gravemente disatteso». Il Papa parla di uso «strumentale» e «distorto» del messale pre conciliare. «Mi rattrista», scrive Francesco, «un uso strumentale del Missale romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l'affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa"». In tutto questo si realizza anche un paradosso, perché in queste ore si può dire che hanno di che festeggiare i sacerdoti membri della Fraternità San Pio X, il gruppo fondato dal vescovo francese Marcel Lefebvre nel 1970 soprattutto a difesa della tradizione liturgica, ma anche in aperta polemica e rottura con il Concilio Vaticano II. Ebbene, proprio la Fraternità San Pio X aveva sempre guardato in cagnesco il Summorum pontificum di Benedetto XVI, ritenuto, dal loro punto di vista, un tentativo di scippo della tradizione da parte di Roma per una sua «normalizzazione». Di certo si crea ora una forte spaccatura all'interno della Chiesa, un altro fronte che si apre oltre a quelli già caldissimi in Germania, con il «cammino sinodale» voluto dal cardinale Rehinard Marx e lanciato verso il progresso più liberal, e quello statunitense, dove i vescovi disputano sull'accesso all'eucaristia anche per i politici sedicenti cattolici (tra cui nientedimeno che il presidente Joe Biden) che si fanno promotori di politiche pro choice in campo di vita, famiglia e educazione. Perché aprire un altro fronte? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bergoglio-depenna-messa-latino-2653804245.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prete-arrestato-per-abusi-su-minori" data-post-id="2653804245" data-published-at="1626462509" data-use-pagination="False"> Prete arrestato per abusi su minori Concluso da pochi giorni il processo per pedofilia contro don Mauro Galli, ex parroco di Rozzano, nel Milanese, condannato in Appello a 5 anni e 6 mesi per aver abusato sessualmente, nel dicembre 2011, di un ragazzino che all'epoca aveva 15 anni, ed ecco che la diocesi meneghina - la più grande d'Europa - è travolta da un altro scandalo. Don Emanuele Tempesta, 29 anni, vicario parrocchiale delle parrocchie Santa Geltrude e Santi Salvatore e Margherita di Busto Garolfo, Comune di 14.000 abitanti a nordovest del capoluogo, è stato infatti arrestato su ordine del gip di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti: il sacerdote, che ora si trova ai domiciliari, è accusato di abusi sessuali su minori nel periodo che va da febbraio 2020 a maggio 2021. Sette le vittime, di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, secondo le indagini coordinate dal pm Flavia Salvatore. Quando gli agenti della Mobile si sono presentati a casa del prete per notificargli l'ordinanza di custodia cautelare, lui è rimasto in silenzio. L'inchiesta è partita dalle denunce di alcune mamme che avevano notato segni di disagio nei figli, poi ascoltati durante le audizioni protette. Per oggi è fissato l'interrogatorio di garanzia per il sacerdote davanti alla gip. Gli abusi sarebbero avvenuti nella casa del prete, nato a Rho, cresciuto a Cornaredo e trasferitosi a Büst Picul - come si identifica in dialetto Busto Garolfo - dopo l'ordinazione sacerdotale avvenuta nel giugno 2019. La diocesi di Milano in una nota «prende atto con stupore e dolore di questa notizia e si impegna sin da subito ad approfondire i fatti», assicurando la più completa disponibilità alla collaborazione con l'autorità giudiziaria per accertare la verità, precisando che non è mai giunta né alla Curia, né al vicario di zona e né al parroco di Busto Garolfo, don Ambrogio Colombo, alcuna segnalazione relativa a quanto oggetto dell'indagine. L'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ai tempi della vicenda di don Galli era vicario episcopale e venne assai criticato per aver semplicemente spostato da Rozzano a Legnano, ma sempre a contatto con gli adolescenti, il sacerdote oggetto di indagine poi condannato, anche in questo caso non si è sbilanciato, esprimendo «la propria vicinanza alle comunità parrocchiali di Busto Garolfo e in particolare a tutti i soggetti in vario modo coinvolti nella vicenda». Tutti. «In questo momento volgo l'attenzione alle famiglie e ai bambini e ragazzi che lo frequentavano», dice invece il sindaco del paese, Susanna Biondi. «Non ho mai saputo nulla, non mi sono mai arrivate neppure voci. Sono senza parole».
        Foto Pluralia
    
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
Continua a leggereRiduci
        Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
    
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.