2022-10-14
Meno redditizio e per nulla green. Che autogol di Sala sul nuovo stadio
Come mai il sindaco si sfila dal dibattito su San Siro? Perché la futura «Cattedrale» renderebbe al Comune mezzo miliardo in meno dell’affitto attuale. Inoltre, sotto le belle parole, le aree verdi saranno diminuite.«Più che un confronto è una noiosissima lezione universitaria. Praticamente una farsa». Bocciando il dibattito pubblico in corso sino a fine novembre sui destini dello stadio di San Siro, il capogruppo dei Verdi, Carlo Monguzzi, mette il dito nella piaga: l’ecologismo di Giuseppe Sala è un’invenzione di marketing. E la sua decisione di dare il via libera a Milan e Inter alla demolizione del vecchio stadio per realizzare la «Cattedrale» (di cemento) progettata dallo studio internazionale di architettura sportiva Populous è ritenuta ambigua, contraria agli interessi della città che amministra. Con una maggioranza di centrosinistra appiattita sui suoi sbalzi d’umore.«In questa faccenda fanno affari tutti, soprattutto i fondi stranieri proprietari dei club. L’unico a non farli è il Comune di Milano». La denuncia è di Luigi Corbani, ex vicesindaco ai tempi di Paolo Pillitteri, oggi leader del comitato «SiMeazza», in prima linea per tentare di salvare il vetusto e glorioso stadio con un concorso internazionale per l’ammodernamento e la gestione. L’ipotesi è stata più volte bocciata dalle due società, che in caso di diniego hanno minacciato di trasferirsi a costruire a Sesto San Giovanni su un’area dismessa privata (l’immensa ex Falck), con il beneplacito dell’amministrazione. Spiega il sindaco Roberto Di Stefano (centrodestra): «Regalare il tempio del calcio alla nostra città sarebbe qualcosa che rimane a vita». Ogni volta che sente queste parole, a Sala viene la gastrite.cortocircuitoIl progetto della discordia che sta lacerando Milano è faraonico. Si parla di un intervento da 133.000 metri quadrati su area pubblica, comprensivo dello stadio, di una torre a uffici di 17 piani, di un centro commerciale su 3 piani, di spazi per intrattenimento per 9.000 metri quadrati, di un museo dello sport (2,7 mila mq), di un centro congressi (4,6 mila mq) e di luoghi per altre attività sportive. Un’enorme operazione immobiliare con un indice di edificabilità dello 0,46, in deroga al Pgt che prevede per la città lo 0,35, quindi con un significativo consumo di suolo. Un’astronave di calcestruzzo con annessi e connessi dal costo di 1,294 miliardi - 82 milioni solo per polverizzare il vecchio stadio - equamente suddivisi fra Inter e Milan, che da parte loro ritengono fondamentale l’operazione per lucidare i bilanci, aumentare il valore assoluto con un asset strategico come il nuovo stadio e «per tornare ad essere competitivi ai massimi livelli in Europa», come sostiene il presidente rossonero Paolo Scaroni. Legittima aspirazione per i milioni di tifosi delle due squadre, ma le perplessità che emergono dal dibattito pubblico sono numerose. Il pubblico ci perde A cominciare dai costi, che fanno dire a Corbani: «Non esiste alcuna valida motivazione per la demolizione del Meazza se non quella di imbastire un’operazione di edilizia speculativa, remunerativa solo per le due società». Dall’investimento da 1,3 miliardi, i club intendono rientrare con la concessione per 90 anni (pagata 195,8 milioni a palazzo Marino) e con una previsione di ricavi di 120 milioni all’anno: 80 dal nuovo stadio e 40 con lo sfruttamento delle parti immobiliari, commerciali e accessorie, definite «comparto polivalente». Il primo problema sorge alla domanda: quanto ci guadagna il Comune? Niente. Anzi ci perde, perché per il «diritto di superficie novantennale dell’area pubblica di 280.000 mq ai fini dello sviluppo immobiliare», i 195,8 milioni corrispondono a 2,2 milioni all’anno. Praticamente Sala darebbe il via libera per 7,74 euro al metro quadrato. Ma non è tutto. Finora le due società sportive hanno corrisposto 8,4 milioni l’anno di affitto, che passerebbero a 2,2. Una perdita secca di 6,2 milioni per il Comune, che in 90 anni diventerebbe di 558 milioni. Aggiunge il battagliero Corbani: «Se calcolassimo la rivalutazione dell’1% annuo sull’affitto, in 90 anni il Comune incasserebbe 1 miliardo e 222 milioni. Con la proposta fatta propria dalla giunta, invece perderebbe 907 milioni». Così l’affare per Red Bird/Elliott (Milan) e Suning/Oaktree (Inter) si tramuta in un tracollo per l’amministrazione. Così evidente da far dire agli arrabbiati: qualcuno lavora per il re di Prussia?Il sindaco si è chiamato fuori rispetto al dibattito pubblico per due motivi. Il primo, dover giustificare a chi è costretto a cambiare l’automobile per entrare nell’Area B, che negli 80 mesi di lavoro previsti l’inquinamento sarà micidiale. Lo afferma il professor Paolo Pileri del Politecnico: «La sola demolizione e ricostruzione dello stadio produrrà emissioni pari a quelle ridotte a Milano negli ultimi 15 anni». Il secondo motivo della latitanza di Sala è anche più surreale per un green addicted come lui: spiegare il gioco delle tre carte sul verde. Nella recente relazione di Simona Collarini, direttore del settore Rigenerazione urbana, si toccano vette di lirismo bucolico: «La proposta aggiornata risulta migliorativa rispetto alla precedente in quanto prevede l’implementazione delle aree a verde profondo - pari a circa 50.000 mq - assumendo il verde pubblico e gli elementi ad esso strettamente connessi, un ruolo unificante, capace di rafforzare le connessioni, l’accessibilità e la continuità delle aree non urbanizzate con la città costruita». Parole. Oggi il «Parco dei Capitani», dedicato a Giacinto Facchetti e Cesare Maldini, è pari a 51.832 metri quadrati, il 18,45% della superficie totale dell’area di San Siro. Il cosiddetto verde profondo previsto con la Cattedrale sarà di 51.499 mq, (18,33% del totale), meno di quello esistente. In più si nota un escamotage: dei 10.000 mq verdi che lussureggiano nei rendering amazzonici del progetto, almeno la metà è costituita dalla copertura pensile degli edifici. È prato che sta sui tetti del centro commerciale e del centro congressi, chiamato dagli esperti «verde su soletta», praticamente inservibile a 6 e 18 metri d’altezza. Un gioco di prestigio babilonese.impianto più piccolo Il terzo motivo di perplessità riguarda la capienza: il nuovo San Siro sarà più piccolo del vecchio. Oggi il Meazza ha 76.000 posti, quasi sempre occupati dai tifosi anche nelle partite non di cartello (70.000 per Milan-Udinese, 71.000 per Inter-Spezia); dal 2027 la Cattedrale ne avrà 60.000 con 13.500 posti premium, vale a dire per clienti vip, venduti a costi significativi a sponsor e aziende, rispetto ai 3000 di adesso. Per i tifosi con sciarpa e bandierone ci saranno 46.500 posti. E i supporter delle curve, che hanno già letto dietro questo dato uno scontato aumento dei ticket, mostrano significative fibrillazioni rispetto all’operazione. La Cattedrale sarà mignon e la discrepanza con gli altri stadi top in Europa è evidente. L’Allianz del Bayern Monaco ha una capienza di 75.000 posti, il Wanda Metropolitano dell’Atletico Madrid 69.000, il Santiago Bernabeu del Real Madrid 81.000 (stanno lavorando per arrivare a 85.000), il Camp Nou di Barcellona 96.000, lo Stade de France a Parigi 81.000, il Signal Duna Park del Borussia Dortmund 81.000. Anche il costo medio di costruzione è esorbitante: il nuovo San Siro costerà 10.000 euro a seggiolino mentre la media dei nuovi stadi del continente (compresi i più cari, Wembley ed Emirates dell’Arsenal) non supera i 3.600 euro.I numeri sono impietosi mentre il dibattito continua. Le posizioni sono polarizzate, nessun punto d’incontro. I comitati parlano di «un regalo fatto a Milan e Inter» e chiedono un referendum. I club ribattono con le parole di Scaroni: «La leggenda di San Siro è dovuta alle due grandi squadre che ci hanno giocato e lo hanno reso iconico con i loro successi. Se vogliamo che questa leggenda si tramandi nel tempo, Milan e Inter devono poter disporre di uno stadio moderno, in grado di aumentare spettatori e ricavi». Il Meazza non lo è più. Chi va allo stadio tutte le settimane sa quanto sia anacronistico e obsoleto. Percorrere le scale interne ed entrare nei bagni è un viaggio nel tempo: sembra di deambulare nello stadio Lenin di Mosca negli anni 80. Scomodissimo, fuori norma, sempre in deroga, con le armature arrugginite a vista. Ma ancora più scomoda è la posizione di Vanity Sala, lose-lose, perdente al massimo. Deve scegliere se passare alla storia come il sindaco che ha abbattuto San Siro facendo perdere 900 milioni (teorici) alla città. O quello che ha fatto scappare da Milano le due squadre di calcio. Auguri.