2024-11-08
Le inchieste sui palazzi a Milano salgono a 14
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Mentre si avvicina la discussione in Parlamento del decreto presentato per salvare il comparto edilizio nel capoluogo lombardo la Procura apre l’ennesima indagine su un progetto urbanistico. E lancia un messaggio alla politica: «Le leggi sono inderogabili».Da un lato c’è l’ennesima inchiesta (la quattordicesima) su un progetto urbanistico di Milano, questa volta tra via Lepontina e Via Valtellina. Dall’altro si fa concreta la possibilità che il cosiddetto «Salva Milano» (progetto di legge ora in discussione in commissione ambiente) arrivi alla Camera il 26 novembre per poi passare al Senato, così da salvare cantieri e grattacieli nel capoluogo lombardo, spazzando via le inchieste della Procura. In mezzo divampano le proteste del centrosinistra che sostiene il sindaco Beppe Sala a palazzo Marino, con il verde Carlo Monguzzi che chiede un’urgente verifica della maggioranza. «Il condono è un baratro politico. La politica che cancella l’operato della magistratura - dice Monguzzi - è una cosa che neanche Berlusconi avrebbe mai osato fare. Lo fa ora una giunta di sinistra. Ma non sono certo i valori e i principi che io e moltissimi altri abbiamo votato alle comunali del 2021». La sfiducia deve essere sottoscritta da due quinti dei consiglieri. Rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso, l’ultima inchiesta della procura di Milano. Del resto, la richiesta di sequestro di un’area, quella di via Valtellina, dove già sorge una residenza universitaria convenzionata (e dove sono in costruzione due edifici residenziali, su progetto dell’architetto Paolo Mazzoleni), è, secondo la procura, «esemplificativo». Perché «i meccanismi creati sono significativi dell’azione di gruppi di pressione che controllano le operazioni immobiliari più lucrative, e che operano attivamente per assicurare il mantenimento di tale sistema, escludendone chi non vi appartiene, e per impedire che l’azione del Comune venga ricondotta sui binari del rispetto del territorio e della legalità». In sostanza, l’attività degli indagati era funzionale «ad avallare le procedure dirette al conseguimento di titoli edilizi illegittimi, con conseguenti danni alla comunità e all’erario, a fronte di ingenti profitti privati». Nell’informativa della Guardia di finanza emergono conflitti di interesse in seno alla Commissione per il Paesaggio e in capo ad alcuni funzionari dell’amministrazione comunale milanese. Secondo gli inquirenti - l’aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Marina Petruzzelli, Mauro Clerici e Paolo Filippini - siamo di fronte a «un sistema consolidato nel tempo, in virtù del quale sembrerebbero essere sempre meno tutelati gli interessi della collettività e del comune, e sempre più avvantaggiate le società operatrici e i loro progettisti, a scapito dell’interesse pubblico». Tutto ruota intorno alla Commissione, dove emergono palesi conflitti di interesse «tra funzione pubblica e interessi economici personali». Le indagini hanno persino dimostrato che ci sarebbero state valutazioni differenti su alcuni progetti. Su casi simili, infatti, la commissione dava valutazioni contrastanti, a seconda che il progettista fosse iscritto nei cosiddetti «circuiti privilegiati» o circolo degli amici. Oltre alle accuse di abuso edilizio, falso in atto pubblico, false dichiarazioni sull’identità e violazione delle norme urbanistiche nazionali e regionali, si fa largo anche il reato di traffico di influenze, di cui deve rispondere al momento solo Marco Emilio Mario Cerri. Secondo le indagini, in quanto professionista esperto di urbanistica e vantando canali privilegiati in comune, si era proposto al legare rappresentante della Sun Shine Srl (acquirenti di un immobile in via Lamarmora) «come facilitatore» per ottenere «il titolo edilizio per la realizzazione dell’intervento sullo stesso immobile». Il resto degli indagati, 12 in totale, rispondono soprattutto di conflitti di interesse, come Giovanni Oggioni, membro della commissione del Paesaggio, che non aveva mai dichiarato di lavorare per la società Abitare In Spa «oggetto di valutazione da parte della stessa» commissione. Così anche Alessandro Trivelli che collaborava con lo studio Archi Tekton, o ancora Alessandro Scadurra che era pagato da Bluestone, entrambi in società collegate sempre a progetti immobiliari che venivano valutati dalla commissione. Spunta poi la figura di Paolo Mazzoleni, che viene indagato per la terza volta in due anni. Attuale assessore all’Urbanistica ed edilizia privata dalla giunta del sindaco dem di Torino Stefano Russo, ex presidente dell’ordine degli Architetti, il suo nome era già emerso, in qualità di progettista, nelle indagini sull’edificio Bluestone di Piazza Aspromonte e per le torri «Residenze Lac» di via Cancano, sequestrate a luglio 2024. Tra i perquisiti si segnala anche l’avvocato Ada Lucia De Cesaris, già assessore all’Urbanistica ed ex vicesindaco del Comune di Milano, torna a lavorare nel privato. Non è indagata, ma il suo nome compare in un altro fascicolo su nomine legate alle pratiche urbanistica. Nei fascicoli di indagini, compare anche un richiamo al «fondamentale principio di legalità, che informa l’intero ordinamento repubblicano» e che «esclude che il Comune di Milano possa esercitare la sua autonomia per introdurre deroghe alle leggi dello Stato e delle Regioni non previste e non consentite dalle leggi medesime». Un chiaro messaggio al parlamento e a chi sta lavorando sul Salva Milano.
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