2023-03-12
Bengalese picchiato, «è allarme razzismo». Ma la baby gang era formata da rom
Il pestaggio era stato presentato come l’ennesimo episodio d’intolleranza a Roma. In realtà l’odio etnico non c’entra nulla.I giornali della vulgata si sono guardati bene dallo spiegare nella titolazione che i tre aggressori di Ahmed, il cittadino nato in Bangladesh ma residente a Roma, indicati come «razzisti» erano rom.Eppure, i magistrati che hanno chiesto l’arresto dell’unico maggiorenne dei tre individuati lo avevano spiegato bene negli atti dell’indagine. E lo stesso ha fatto il gip Francesco Patrone nell’ordinanza di custodia cautelare aggravando i reati di rapina, lesioni personali e interruzione di pubblico servizio con «la finalità di discriminazione e di odio etnico, nazionale, razziale e religioso». La voglia di storytelling sulla Roma intollerante, però, deve aver prevalso. E il fatto che gli aggressori fossero rom è passato in secondo piano.I fatti. Il 13 novembre 2022 un commando di sei o sette ragazzini guidato da Kevin Hadzovic, ventitreenne senza fissa dimora (che ha indicato la dimora fittizia di via Modesta Valenti, indirizzo anagrafico convenzionale, ossia non reale, che, però, consente il pieno godimento dei diritti di cittadinanza) e indicato come «recidivo», dopo le 2 sale su un autobus della linea notturna. Hadzovic si rivolge ad Ahmed, che aveva appena finito il suo turno di lavoro in un ristorante del centro insieme a un collega, con queste parole: «Bangladino di merda, stai zitto coglione, devi portare rispetto». Poi si avvicina a un millimetro da Ahmed, lo guarda fisso negli occhi e gli sputa in faccia. Ahmed non reagisce. E a quel punto sarebbe partito il primo pugno al volto. Alla fermata Aracoeli, l’autista interrompe la corsa e apre le porte per far scendere i ragazzi violenti. Che, però, spingono fuori anche la vittima. E continuano ad accanirsi contro di lui. L’autista cade a terra. E partono i calci. L’inquietante scena si chiude con il lancio di una bottiglia di vetro e il furto del cellulare.Quando l’autista del bus scende per aiutare Ahmed, i ragazzini fuggono. La vittima finisce in ospedale, dove gli refertano una contusione allo zigomo sinistro e una ferita lacero contusa al cuoio capelluto. Sette giorni di prognosi. «Lesioni personali», secondo l’accusa. L’autista del 3.483, che fa la linea notturna numero 201, testimonia davanti ai carabinieri: «Erano sei o sette, presumibilmente minorenni e in presunto stato di alterazione psico-fisica». Saliti sul bus, «hanno subito cominciato a infastidire gli altri passeggeri». Finché non hanno scelto Ahmed per sfogare la loro rabbia. Grazie alle indicazioni dell’autista e alle immagini della telecamera di sicurezza dell’autobus, i carabinieri sono riusciti a individuare Hadzovic (incastrato dai tatuaggi: uno sul collo e uno sulla mano) e due dei minorenni del gruppo assalitore.Il telefono cellulare di Ahmed, inoltre, viene trovato addosso a uno dei minorenni proprio al momento dell’arresto disposto dal tribunale per i minorenni. Il ragazzino, davanti al pm del tribunale per i minorenni, confessa e ammette anche «di aver pronunciato espressioni dense di odio razzista», riassume l’accusa, «fortemente denigratorie e chiaramente fondate su un pregiudizio di inferiorità razziale». Ahmed ha sporto denuncia. Le sue dichiarazioni sono state considerate «attendibili», in quanto «lineari e non contraddittorie», valutano i pm coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo.Ma sono anche state confermate dall’autista del bus e dal collega che era con Ahmed, «che», spiega il gip, «hanno assistito all’aggressione riferendo dettagliatamente la successione degli eventi». A chiudere il cerchio sono state «le registrazioni delle videocamere di sorveglianza poste all’interno dell’autobus di linea». E a completare il quadro c’è un’analisi del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, che ha effettuato una comparazione «antroposomatica» tra l’immagine dell’aggressore e la fotografia presente sul suo cartellino fotosegnaletico.Hadzovic, infatti, è risultato avere dei «precedenti penali specifici», annota il gip nell’ordinanza. E ha valutato che potrebbe «porre in essere condotte delittuose per reati della stessa indole» e, «non potendo escludere la concretezza del pericolo di reiterazione del reato, stante anche l’apparente mancanza di una stabilità economica dell’indagato e dell’assenza di una dimora», presuppone anche «il reale e concreto pericolo di fuga». Hadzovic, quindi, «per la gravità del quadro indiziario» finisce in carcere. La misura cautelare è stata eseguita venerdì.Lo stesso giorno in cui, sempre a Roma, dagli altoparlanti della metropolitana qualcuno, prima di tornare ad annunciare le fermate, aveva avvisato i viaggiatori: «Attenti agli zingari, attenti agli zingari», come ha denunciato su twitter la giornalista Francesca Mannocchi. L’Atac ha fatto subito sapere di aver «individuato il responsabile dell’annuncio offensivo e discriminatorio». Si è trattato, «di una iniziativa personale che l’azienda giudica inaccettabile. Il responsabile sarà sottoposto a provvedimento disciplinare». Con ampi titoli sulla stampa.La stessa che per le pesantissime discriminazioni di Ahmed si è guardata bene dal raccontare le accuse di razzismo rivolte dai magistrati ai rom arrestati.
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)