2022-05-06
Becciu tira per la tonaca Francesco: diede l’ok a lady 007 per suor Gloria
Angelo Maria Becciu (Imagoeconomica)
Deposizione fiume dell’ex numero due della segreteria di Stato finito sotto processo per le spese pazze: «Cecilia Marogna doveva liberare la religiosa in ostaggio in Mali». Il super testimone Angelo Perlasca parte civile.L’udienza di ieri del processo all’ex numero due della segreteria di Stato vaticana Angelo Maria Becciu era una delle più attese. A deporre era infatti proprio l’alto prelato, principale imputato nel dibattimento in corso davanti al tribunale della Città del Vaticano, che vede al centro gli investimenti della segreteria di Stato ai tempi di Becciu, compreso l’acquisto dell’immobile londinese di Sloane Avenue nel 2013. La deposizione di Becciu proseguirà il 18 maggio con altre domande dell’accusa che poi lascerà spazio, tempo a altri rinvii permettendo, alla difesa e alle parti civili. Durante l’udienza, il cardinale ha reso dichiarazioni spontanee per circa due ore, soffermandosi sulle accuse di aver finanziato i familiari, attraverso fondi girati alla diocesi di Ozieri: «La verità è che la natura “promiscua” e la finalità “privatistica” di quel conto corrente, tanto sottolineate dall’accusa, non sono mai esistite. Con i finanziamenti ricevuti si è fatto del bene e soprattutto si sta garantendo il lavoro a una settantina di persone e nessuno, ma proprio nessuno dei miei familiari, si è mai arricchito con essi». Becciu ha poi espresso «una forte e vibrata indignazione» per come il rapporto con Cecilia Marogna (imputata insieme a Becciu per un episodio di peculato) «è stato distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive - anche - della mia dignità sacerdotale». Secondo l’accusa i due si sarebbero appropriati «indebitamente convertendole a proprio profitto e comunque usavano in modo illecito e distraevano, a vantaggio proprio, i fondi ed i valori pubblici, di importo non inferiore a 575.000 euro, destinandolo anche ad acquisti voluttuari incompatibili con le finalità impresse dalla segreteria di Stato nell’atto di affidamento stesso alla predetta Logsic (società slovena riconducibile alla Marogna, ndr)». Becciu ha ricostruito il rapporto con la donna: «Conobbi la signora Marogna nel 2016, quando la stessa mi richiese un colloquio. Ne apprezzai da subito la competenza in materia di geopolitica e di intelligence. La signora si propose per una collaborazione professionale con la Segreteria di Stato su queste materie di sua elezione». Ad accrescere la fiducia verso la donna, anche «una serie di incontri ad alto livello istituzionale promossi proprio dalla signora Marogna: ad esempio, con i generali Carta e Caravelli (all’epoca rispettivamente direttore e vice direttore dell’Aise, ndr), avvenuti a partire dall’ottobre 2017, che la stessa patrocinò, partecipandovi a propria volta, nei quali potei ulteriormente misurare la sua competenza, anche desumendola da queste qualificate conoscenze professionali». Delle quali l’altro prelato si sarebbe servito in occasione del rapimento di una suora, avvenuto in Mali. Con la benedizione di Papa Francesco: «La signora mi riferì di un’agenzia inglese di intelligence, Inkerman, con la quale, a suo dire, si sarebbe potuta interfacciare proficuamente attivandosi per tutte le operazioni necessarie alla liberazione di suor Gloria», ha spiegato. «Così, in una delle udienze di tabella esposi al Santo Padre la questione e le prime considerazioni maturate. Egli rimase contento che ci si adoperasse per la liberazione della religiosa e intese immediatamente la necessità di non esporre il Vaticano ad una inutile, ed anzi dannosa, pubblicità». Il Papa avrebbe quindi dato a Becciu «l’autorizzazione a procedere», successivamente il prelato incontrò «a Londra, nella prima metà del gennaio del 2018, funzionari dell’agenzia Inkermann. Alla presenza della signora Marogna, che aveva organizzato dietro mia richiesta l’incontro». Sui soldi finiti in Slovenia, Becciu ha dichiarato: «Quanto ai versamenti che mi vengono contestati, desidero puntualizzare che gli stessi furono disposti - sempre su indicazione della signora Marogna - su conti correnti che la stessa di volta in volta mi indicava, e che ho sempre ritenuto relativi all’operazione-trattativa condotta da Inkerman e, dunque, finalizzati alla liberazione di suor Gloria e alle spese da sostenere per tale fine». Peccato che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori vaticani, i soldi bonificati sui conti della società siano finiti in gran parte in spese personali, che spaziavano tra abiti o accessori griffati a molto più popolari spuntini in fast food. Secondo Becciu «il Santo Padre mi aveva espressamente autorizzato a portare avanti l’operazione, confermandomi la titolarità e la responsabilità della stessa, e i pagamenti necessari alla liberazione di suor Gloria proseguirono quindi regolarmente, anche successivamente alla cessazione della carica di Sostituto». Operazione di cui sarebbero stati informati «soltanto il Santo Padre, io e, solo a partire dal primo pagamento, Monsignor Perlasca (Angelo, ndr)».E da quest’ultimo è scaturita l’altra novità di ieri, il deposito della richiesta di costituzione come parte civile del prelato, rappresentato dall’avvocato Alessandro Sammarco e considerato uno dei supertestimoni del procedimento. Il tribunale scioglierà la riserva durante la prossima udienza.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)