2022-08-28
Becciu in prima fila al Concistoro su invito di Bergoglio: «Accolto con gioia»
Il cardinale Angelo Becciu (Ansa)
Il cardinale imputato per gli investimenti del suo ufficio alla prima uscita pubblica. A breve la ripresa del processo.Francesco ha deciso: finanze vaticane in mano allo Ior. Per evitare il ricorso a istituti italiani o stranieri, tutti gli asset economici della Santa Sede finiranno sotto il Torrione di Niccolò V.Lo speciale comprende due articoli. Riprenderà nelle prossime settimane con oltre 2.000 testimoni, dopo una lunga pausa estiva, il procedimento che vede imputato davanti al tribunale della Città del Vaticano l’ex vice della Segreteria di Stato vaticana, cardinale Angelo Becciu, a processo per gli investimenti del suo ufficio. Durante le deposizioni spontanee rese in aula il 5 maggio scorso, Becciu aveva citato tra le referenze ricevute su Cecilia Marogna, da lui incaricata di gestire una serie di dossier tra cui la liberazione di una suora rapita in Mali, l’ex arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, nominato ieri cardinale da Papa Francesco durante il Concistoro. In aula Becciu aveva detto: «Infine, voglio ulteriormente precisare — sotto il profilo delle referenze ricevute — che la signora Marogna godeva della fiducia dell’allora arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio. Quest’ultimo mi chiese di presentarla al cardinale Mambertì (Dominique, ndr), prefetto della Segnatura apostolica, per esporgli un caso della sua diocesi». Ma contattato dalla Verità a poche ore dalla sua investitura, Miglio ha risposto minimizzando il rapporto con la donna: «Mah, questa signora l’ho incontrata, certamente, ecco. Adesso parlare di referenze forse è troppo». Se non è una smentita espressa con toni diplomatici, poco ci manca. Miglio ha proseguito dicendoci che «avendo lasciato la diocesi di Cagliari da circa tre anni», con la Marogna «non ho più avuto nessun tipo di contatto» e ha smentito seccamente un’indiscrezione circolata nei giorni che hanno preceduto il Concistoro, che vedeva la Marogna come la persona che si sarebbe occupata di gestire con la stampa una vicenda che lo aveva portato sotto i riflettori nel 2016, legata alla denuncia presentata da due imprenditori edili sardi che sostenevano di non aver ricevuto il pagamento dei lavori di ristrutturazione di due parrocchie facenti parte della diocesi di Cagliari. Un’ipotesi, circolata in ambienti vicini al Vaticano, che avrebbe rafforzato la conoscenza con la Marogna da parte del neo cardinale amico di Becciu, ma sul punto Miglio è stato categorico: «Escludo assolutamente che la signora Cecilia fosse dentro a questa questione». Aggiungendo poi sul contenzioso legale che era stato oggetto anche di un servizio in una trasmissione televisiva: «Non so più nulla, nessuno mi ha chiesto più nulla. La mia linea è stata sempre la medesima: se ci sono dei contenziosi tra un’impresa e delle parrocchie si va per le vie legali e si vede chi ha ragione» e che, visto che «le parrocchie hanno il loro rappresentante legale», la vicenda non lo ha mai riguardato direttamente. Il Concistoro di ieri ha rappresentato anche il ritorno sulla scena «pubblica» di Becciu, invitato da papa Francesco. Curiosamente, a darne l’annuncio, non era stato il Vaticano, ma lo stesso Becciu durante una messa privata officiata una settimana fa a Golfo Aranci: «Sabato mi ha telefonato il Papa per dirmi che sarò reintegrato nelle mie funzioni cardinalizie e per chiedermi di partecipare a una riunione con tutti i cardinali che si terrà nei prossimi giorni a Roma». Il quotidiano dei vescovi Avvenire aveva però ridimensionato il ritorno in campo del cardinale: «Fonti vicine al porporato fanno però sapere che durante la telefonata con il Papa non si è mai parlato di reintegro. L’invito è da legare piuttosto alla coincidenza in quel giorno con il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale di Becciu. Nessun commento finora dalle fonti ufficiali vaticane. A ogni modo c’è chi fa notare che i diritti del cardinalato non si riferiscono alla partecipazione alla vita della Chiesa. I cristiani sono chiamati a prendervi parte secondo il proprio stato. Nel caso dei cardinali questo può includere l’invito - talvolta personale - a partecipare ad alcune riunioni a loro riservate». A distanza di una settimana, le fonti ufficiali vaticane sono rimaste in silenzio, senza smentire la ricostruzione del quotidiano romano. Sta di fatto che al Concistoro di ieri Becciu era seduto in prima fila. Rispondendo ai giornalisti presenti alla cerimonia che gli chiedevano se Becciu prenderà parte anche alle riunioni del 29 e 30 agosto sulla nuova Costituzione apostolica Miglio ha detto: «Penso che sarà anche alle riunioni perché anche quelle fanno parte del Concistoro. Lo accoglieremo come lo abbiamo sempre accolto e come ci siamo sempre accolti reciprocamente». Confermando poi il buon rapporto con l’ex vice della Segreteria di Stato: «Lui è un cardinale sardo anche se è vissuto quasi sempre fuori Sardegna. Ci conosciamo da tanti anni. Penso che questo possa essere motivo di serenità sua ma anche di gioia che lui possa essere in mezzo a noi quindi un segno che anche le difficoltà che lui ha incontrato si chiariranno». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/becciu-in-prima-fila-al-concistoro-su-invito-di-bergoglio-accolto-con-gioia-2657953580.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="francesco-ha-deciso-finanze-vaticane-in-mano-allo-ior" data-post-id="2657953580" data-published-at="1661628856" data-use-pagination="False"> Francesco ha deciso: finanze vaticane in mano allo Ior «Grazie a Dio, finalmente ci siamo liberati del palazzo di Londra e i soldi che sono stati ricavati sono rientrati all’Obolo di San Pietro», si era sfogato il 5 agosto in una lunga intervista ai media vaticani il presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, sottolineando come l’esistenza di un patrimonio immobiliare dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica è cosa ben diversa da faccende come quella della compravendita del Palazzo di Sloane Avenue a Londra. Uno scandalo su cui è ancora in corso un processo che vede tra gli imputati il cardinale Angelo Giovanni Becciu. Ebbene, il 23 agosto, diciotto giorni dopo dalle parole di Galantino, papa Francesco ha emanato un Rescriptum ex Audientia Sanctissimi (una sorta di decreto legge) che pone l’amministrazione e la gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle istituzioni collegate in via esclusiva sotto il controllo di un’unica autorità centrale: l’Istituto per le opere di religione del presidente Jean-Baptiste de Franssu. In sostanza, entro trenta giorni dal 1° settembre 2022, tutte le risorse finanziarie della Santa Sede e delle istituzioni collegate devono essere trasferite al Torrione di Nicolò V. Oltre ai dicasteri vaticani la norma riguarda varie congregazioni e alcune fondazioni, come la Bambino Gesù, la Casa Sollievo della Sofferenza di Padre Pio da Pietrelcina (Benevento) e il Fatebenefratelli (gestito in tandem con la Fondazione Del Vecchio). «L’articolo 219, paragrafo 3, della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, emanata il 19 marzo 2022, deve interpretarsi nel senso che l’attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva all’Istituto per le opere di religione», si legge nel Rescriptum emesso da Bergoglio. Una norma che indicava questa linea è già contenuta nella Praedicate Evangelium ma ora arriva l’«interpretazione autentica». Necessaria, forse, perché alcuni dicasteri, uffici o istituzioni speravano di tenere ancora conti e investimenti all’estero. Che non tutti i soldi fossero depositati in «casa» lo dimostra anche il bilancio 2021 dello Ior: tra i depositi della clientela, le gestioni patrimoniali e i valori di terzi in custodia, l’ammontare del totale delle gestioni è stato di 5,16 miliardi, una cifra che già a spanne non può rispecchiare il complesso del patrimonio mobiliare e delle attività finanziarie di tutti gli enti che fanno capo al Vaticano. Adesso i soldi devono rientrare tutti nella «banca del Papa». Il quale ha voluto così anche chiarire i compiti dell’Apsa, ovvero l’organismo titolare dell’amministrazione e della gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Santa Sede destinato a fornire le risorse necessarie all’adempimento della funzione propria della Curia Romana per il bene e a servizio delle Chiese particolari. Sempre all’Apsa compete anche amministrare il patrimonio immobiliare e mobiliare degli enti che hanno affidato alla Santa Sede i propri beni. L’esecuzione di queste operazioni finanziarie «avviene attraverso l’attività strumentale dell’Istituto per le opere di religione», indicava la riforma della Curia varata a marzo. Lasciando però dei dubbi interpretativi che il Rescritto ha colmato. La nuova centralizzazione serve soprattutto ad esercitare un controllo sulla gestione finanziaria dei dicasteri, con lo Ior del direttore Gian Franco Mammì che agirà come depositario, con maggiori poteri di verifica dell’attività dell’Apsa nonchè dell’Autorità di supervisione e informazione finanziaria (Asif, ovvero l’antiriclaggio). Deve, intanto, ancora riunirsi il comitato investimenti nominato a giugno che ha il compito di fornire un elenco di gestori di portafoglio autorizzati ad amministrare il patrimonio degli enti, da individuare con gare d’appalto. Discutendo di finanze in una recente intervista esclusiva con l’agenzia Reuters, papa Francesco aveva fatto l’esempio di sacerdoti che non avevano esperienza finanziaria a cui è stato chiesto di gestire le finanze di un dipartimento e che in buona fede hanno cercato aiuto esterno da amici nel settore finanziario esterno. «Ma a volte gli amici non erano la Beata Imelda», aveva detto il Papa riferendosi a una ragazzina italiana del XIV secolo, simbolo della purezza dell’infanzia. Camilla Conti
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