
Parla la «donna degli intrighi vaticani»: «Il cardinale mi accusava di aver complottato ai suoi danni, lanciando improperi verso il Padreterno e inveendo contro Francesco». E alimenta il mito di essere una ex 007: «Fui nel Sisde, De Gennaro ha i fascicoli».Quella che la vulgata descrive come «la donna degli intrighi vaticani», altri non è se non una brillante signora che, discorrendo con grande lucidità, è capace di passare dall'analisi giudiziaria del caso Becciu alla difesa d'ufficio di monsignor Alberto Perlasca, fino alla politica degli ultimi 20 anni. Nonostante una passione mai sopita per le trame da 007 (la donna sostiene di aver fatto l'analista per l'intelligence italiana fino a qualche anno fa), non si nasconde dietro nomi di copertura. E quando Genèvieve Putignani viene chiamata dai cronisti Genoveffa, spiega: «Genevieve Ciferri è l'esatto mio nome. E Putignani è l'altro (cognome ndr)». Poiché ha grande confidenza con monsignor Perlasca, costui conserva la nuda proprietà di due unità immobiliari (per ben sette vani) in cui vive la donna a Greccio, provincia di Rieti, il paese del presepe di san Francesco d'Assisi. E proprio vicino al monastero si trova la villa su due piani con giardino. «Vivo in una casa bellissima», ha detto alla Verità Genèvieve. Nel recinto c'è un cartello che indica che l'area è videosorvegliata. Qualche metro separa il portone dal cancelletto con il campanello. La voce della Putignani, però, non arriva dal citofono. E cercarla con lo sguardo è inutile: «Non la vediamo». «Non mi vedete perché sono dentro la mia abitazione», replica lei coperta da una finestra con la persiana grigia chiusa. È infastidita dalla visita. E mette in chiaro: «Se volete fotografare me o la mia casa, siate molto attenti perché partono anche un po' di denunce». E parlando solo tramite la finestra socchiusa, è riuscita a mantenere il mistero sul suo volto.Sarà per la paura del Covid o per una voglia di riservatezza, la chiacchierata può avvenire solo telefonicamente. Genèvieve al telefono è un fiume in piena. E di aneddoti su Becciu e Perlasca ne conosce un'infinità. A partire da quando il cardinal Becciu ha smadonnato, inveendo anche contro papa Francesco. «Ero andata a casa sua», racconta la donna. «E per sicurezza mi sono fatta fotografare. Ovviamente non sono l'unica a conservare le foto», precisa. Come se quelle fotografie fossero la sua assicurazione. Il cardinale nel racconto della donna deve aver preso quella visita come una provocazione. «Mi disse: “Vuoi andare a incatenarti a San Pietro e denunciare tutte le mie ipocrisie?". Ipocrisie le chiamava», chiosa la donna. Poi continua: «Mi ha accusato di aver complottato contro di lui e bestemmiava. Bestemmiava Dio e urlava contro il Papa. E il Papa lo sa benissimo. Urlava contro Parolin (Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ndr) e contro Parra (Edgar Pena, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, ndr)». Ma le foto non sono l'unico mezzo da 007 utilizzato. «Perlasca», ricorda Genèvieve, «durante un pranzo ha registrato Becciu, che era appena tornato dalle vacanze, e ha registrato tutto quello che Becciu ha vomitato sul Papa». Ma perché andò da Becciu? «Da ben tre o quattro mesi», spiega Genèvieve, «praticamente assicurava monsignor Perlasca che si sarebbe fatto in quattro per scagionarlo. Ma continuava a interferire con Perlasca, e a prenderlo in giro, perché al Santo Padre non aveva detto proprio niente. “Alla prossima visita andrò e dirò", ci diceva, ma questo non avveniva mai. Era una presa in giro completa e intanto monsignor Perlasca pativa. E pativa molto. Allora sono andata da lui. Io capisco anche che Becciu voglia distogliere l'attenzione, ma non ci riesce. Molto presto sarà ridotto al silenzio». E torna l'intrigo. «Capisce che ha fatto arrabbiare il Papa? Per cui», annuncia Genèvieve, «ci sarà un genere di sanzione ancora peggiore, che potrebbe essere la riduzione allo stato laicale, o addirittura si sta studiando dottrinalmente... ma la motivazione è alto tradimento». E svela altri particolari sul grande accusatore di Becciu: «Perlasca collabora attivamente, tutti i giorni è a disposizione. Glielo comunicano, se vogliono sapere qualsiasi dettaglio, perché nessuno più di Perlasca ovviamente può dare indicazioni di dove sono faldoni, carte, cose». E, partendo da questa informazione sulla collaborazione del monsignore con cui è in confidenza, Genèvieve, dopo aver ascoltato le bestemmie, dall'uscio di casa del cardinale Becciu lo avverte: «Le sarò nemica come esercito schierato a battaglia. Ma non era una minaccia, io non ho minacciato nessuno, tant'è vero che anche lui non può riferire nessuna minaccia. Gli ho pronosticato che la sua carriera sarebbe finita». Ma Genèvieve non ha difficoltà a parlare neppure di una proprietà immobiliare a Londra della quale si chiacchiera in questi giorni: «No assolutamente», ripete. «Forse vi hanno dato questa falsa informazione perché per molti anni io ho vissuto a Londra, dove ho avuto una lunga relazione con un medico. Adesso ci vado di tanto in tanto per incontrare degli amici, ma Perlasca non c'entra con Londra. C'è un rapporto di grandissima stima con monsignor Perlasca, ma vi posso assicurare che gli do del lei. Sono una donna che ha ben undici anni più di lui, quindi non si può dire neanche che possa attirarlo. Vi dico di più, ho una relazione più stretta con i suoi genitori che sento quasi ogni giorno». E ancora: «Insieme a loro abbiamo scoperto che il loro figliolo è stato molto male per una settimana. Un dottore gli ha somministrato molte gocce di Tavor, un quantitativo che non si dà nemmeno ad un cavallo».Gli ingredienti della spy story a questo punto ci sono tutti: il Vaticano, le relazioni all'estero e le sedicenti spie. Genèvieve sostiene di aver lavorato per il Sisde: «Dal 1983 al 1985». E snocciola i nomi di generali e prefetti. «Al Dis c'è una parete piena di fascicoli con le mie analisi». Si inalbera quando le viene contestata l'appartenenza ai servizi. «Chiedete al prefetto Pugliese, alle persone che sono stati miei capi, a Giovanni De Gennaro. Il rapporto si è interrotto nel 2012». Guai a paragonarla a Ceclia Marogna: «Non la conosco», dice, «ma ho letto che è una specie di cane sciolto, una persona che si interessava a queste cose. È diverso aver lavorato, è molto diverso, lei mi capisce».
Siska De Ruysscher @Instagram
Siska De Ruysscher, la ventiseienne in attesa di eutanasia, svela dettagli terrificanti: «Un esperto mi disse di gettarmi dal ponte». L’omicidio di Stato in 20 anni ha fatto segnare un’impennata del 1.440 per cento.
(Esercito Italiano)
Elementi del 5°Reggimento Alpini hanno partecipato all'esercitazione «Triglav Star 2025» assieme a truppe da montagna spagnole, ungheresi e slovene.
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Si è conclusa nei giorni scorsi in Slovenia l’esercitazione internazionale «Triglav Star 2025», che per circa tre settimane ha visto impegnato un plotone del 5° Reggimento Alpini al fianco di unità spagnole, slovene e ungheresi.
L'esercitazione si è articolata in due moduli: il primo dedicato alla mobilità in ambiente montano, finalizzato ad affinare le capacità tecniche di movimento su terreni impervi e difficilmente accessibili; il secondo focalizzato sulla condotta di operazioni offensive tra unità contrapposte. L’area delle esercitazioni ha compreso l’altopiano della Jelovica, nella regione di Gorenjska, e il massiccio del Ratitovec, tra i 900 e i 1.700 metri di altitudine.
La «Triglav Star 2025» è culminata in un’esercitazione continuativa durata 72 ore, durante la quale i militari hanno affrontato condizioni meteorologiche avverse – con terreno innevato e fangoso e intense raffiche di vento in quota. Nella fase finale, il plotone italiano è stato integrato in un complesso minore multinazionale a guida spagnola. La partecipazione di numerosi Paesi dell’Alleanza Atlantica ha rappresentato un’importante occasione di confronto, favorendo lo scambio di esperienze e competenze.
La «Triglav Star 2025» si è rivelata ottima occasione di crescita, contribuendo in modo significativo a rafforzare l’integrazione e l’interoperabilità tra le forze armate dei Paesi partecipanti.
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L’istituzione di un comitato per orientare il referendum sulla riforma Nordio erode la credibilità della magistratura come organo imparziale. È assurdo che l’«oggetto» di una revisione costituzionale adottata dal potere legittimo diventi «soggetto» politico.
Richard Gere con il direttore di Open Arms Oscar Camps (Getty Images)
L’attore, salito sulla nave di Open Arms e scatenato contro Salvini, adesso difende l’identità degli indigeni minacciati dall’estrazione mineraria che serve al «suo» green.











