2023-08-08
La cura Lagarde provoca inflazione e fa il pieno di critiche, pure negli Usa
Secondo Bloomberg, le scelte della Bce assesteranno un colpo micidiale all’Eurozona. Arrivando a bruciare fino a 5 punti di Pil. Fabio Panetta: «Rischiamo danni ingiustificati». Bocciatura anche dal «Wall Street Journal».Cominciano ad affiorare numerose crepe lungo il percorso di aumento dei tassi tracciato da Christine Lagarde a partire da luglio 2022. Ieri Bloomberg ha reso nota una ricerca di due suoi economisti (Jamie Rush e Maeva Cousin) che prospettano una dolorosa resa dei conti per l’Eurozona nei prossimi 12 mesi. Addirittura si imputa alla Bce di aver gettato le basi per assestare all’economia dei 20 Stati membri un colpo micidiale, peggiore di quello registrato con il rialzo dei tassi che precedette la crisi del 2009 e simile a quello della crisi dei debiti sovrani nel 2012.Il ciclo di rialzo dei tassi e di assorbimento della liquidità (via rimborso dei prestiti erogati dalla Bce alle banche), combinato con le politiche di bilancio restrittive connesse con il ritorno del Patto di stabilità (riformato o no), potrebbero progressivamente erodere fino a 5,1 punti percentuali al Pil del quarto trimestre 2024. Per la precisione si tratta di 3,8 punti attribuibili all’effetto del rialzo dei tassi e altri 1,4 punti a causa dell’eliminazione degli aiuti per mitigare l’impatto della crisi energetica.Quello che per gli Usa si prevede possa essere un «atterraggio morbido», da questa parte dell’oceano rischia di essere un impatto frontale che comincerà a provocare danni significativi già dal terzo trimestre di quest’anno (con 2,5 punti di crescita che mancheranno all’appello), fino a raggiungere l’apice dei 5,1 punti tra 12 mesi. In linea con i 18 mesi che è la stima prevalente del ritardo con cui un rialzo dei tassi fa sentire l’impatto restrittivo sull’economia.Si prefigura una tempesta perfetta anche a causa del contemporaneo orientamento restrittivo della politica di bilancio degli Stati membri. Infatti, a prescindere dall’assetto definitivo che potrebbe assumere il Patto di stabilità al termine dei negoziati per la sua riforma, appare certo un percorso di risanamento dei conti pubblici, con i conseguenti effetti negativi sulla crescita.Sono dati che mettono da subito la Bce sotto pressione. Anche perché gli economisti temono che questa volta la trasmissione delle scelte di politica monetaria possa avvenire in misura amplificata, rispetto alla norma. Infatti 425 punti di aumento dei tassi in 12 mesi sono di per sé un dato senza precedenti, che per giunta si innesta su un tessuto economico già provato da una grave crisi energetica e il tradizionale ruolo di stabilizzatore esercitato dai bilanci pubblici verrà inibito dalle regole europee.Non è affatto insensibile a questi rischi il futuro governatore di Bankitalia e attuale membro del comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta. Giovedì, in un documentato e puntuale discorso alla Bocconi, ha indicato una nuova strada, discostandosi dalla visione a senso unico della Lagarde.Partendo dalla premessa che i rialzi finora attuati erano necessari per ancorare le aspettative d’inflazione e uscire da una politica monetaria troppo accomodante, secondo Panetta ora siamo in territorio restrittivo e ulteriori rialzi «rischiano di provocare danni ingiustificati all’economia».Oggi è preferibile, anziché puntare verso livelli ancora superiori dei tassi, la perseveranza sugli attuali livelli.Infatti tutti i dati a disposizione indicano un rientro delle aspettative di inflazione, lo choc dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici è sostanzialmente assorbito, come testimoniato dall’andamento dei prezzi alla produzione. La trasmissione ai prezzi al consumo di questi effetti è solo questione di tempo ed è già in atto. Inoltre i profitti delle imprese potrebbero aiutare ad assorbire il prevedibile e legittimo tentativo di aggancio dei salari all’inflazione, senza innescare alcuna spirale. Infine i segnali di debolezza dell’economia sono già evidenti, almeno nel settore manifatturiero.Panetta teme che gli effetti delle scelte restrittive di Francoforte debbano ancora manifestarsi pienamente e - con un candore degno di miglior causa - ritiene possibile che «la trasmissione della politica monetaria produca effetti ancora più forti rispetto alle previsioni». Insomma, sono partiti per dare un ceffone e hanno assestato un cazzotto.Allora è il tempo di cambiare approccio e prendersi «un attimo di respiro», perché il rischio di spingersi troppo oltre con i rialzi è ora evidente ed è prudente attendere il completo manifestarsi degli effetti dei rialzi precedenti. Meglio mantenersi su questi livelli a lungo che alzare e poi precipitosamente tagliare.È bastato appena un giorno per leggere sul Wall Street Journal il professor Tomas Philipson, dell’università di Chicago, secondo il quale i rialzi dei tassi stanno, in alcuni settori industriali, alimentando l’inflazione. Infatti, la diffusa convinzione che i rialzi riescano a contenere la domanda e quindi la pressione rialzista sui prezzi non tiene in considerazione gli effetti sull’offerta. E se l’offerta cala più della domanda, le tensioni sui prezzi aumentano, anziché diminuire. È proprio quanto sta accadendo nel mercato immobiliare e in quello automobilistico degli Usa, perché i tassi alti disincentivano i potenziali venditori a offrire l’usato sul mercato per non rinunciare a finanziamenti ricevuti in passato a tassi fissi molto bassi. Più in generale, le imprese potrebbero trasferire sui prezzi a valle i maggiori oneri finanziari e alimentare ulteriormente l’inflazione.È tempo che la Lagarde si renda conto che la clava non può avere la precisione di un bisturi e si prenda una bella vacanza.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)