2025-07-06
La Bce snobba Pil e inflazione: la politica monetaria insiste sul clima e la natura
Colpo di caldo a Francoforte: le strategie della Banca centrale saranno determinate pure dal «degrado ambientale». La Fed, al contrario, si allontana dall’agenda green.Il mondo della finanza, a quanto pare, ha un bel problema con l’afa. A Milano il caldo fa cadere le insegne in cima al grattacielo delle Generali per fortuna senza provocare vittime. A Francoforte, invece, fa perdere la testa ai banchieri centrali. E in questo caso a farne le spese saremo tutti noi che viviamo in Europa. Alla Bce, l’aria condizionata sembra essere andata in tilt, e nei corridoi torridi della torre che si specchia su fiume Meno qualcuno ha avuto l’illuminazione: «Il degrado della natura? Ma certo. È colpa sua se l’inflazione non rispetta mai le nostre previsioni. Sale e scende come un barometro impazzito». Ed ecco allora il nuovo piano «super green» della Banca centrale europea presentato da Christine Lagarde e da Frank Elderson, membro del comitato esecutivo della Bce e vicepresidente del Consiglio di vigilanza. Da ora in avanti la politica monetaria europea dovrà fare un salto nella modernità. Pil, occupazione, andamento della massa monetaria? Ma sì, certo importanti. Ma vogliamo mettere la bellezza del nuovo formato verde? E allora più attenzione alla transizione ecologica, più focus sui rischi fisici del cambiamento climatico, e - rullo di tamburi - una nuova area tutta dedicata all’«impatto del deterioramento della natura». Avete presente i tassi d’interesse? Ora andranno su (o giù) anche in base a quante api sono rimaste nei prati europei.Christine Lagarde non è nuova alle intemerate ambientaliste: più volte in pubblico ha insistito sulla necessità di ridurre le emissioni di gas serra e di perseguire gli obiettivi Esg. E l’infatuazione per Greta non si arresta, visto che la francese ha presentato il piano 2024-2025 come se fosse l’aggiornamento di un festival ambientalista: c’è di tutto, dalle nuove banconote «climaticamente sostenibili» (come le ha definite Irene Heemskerk, responsabile per il Climate change centre alla Bce) ai modelli macroeconomici aggiornati per tener conto della biodiversità. Le piante, le foreste, perfino i funghi micorrizici che vivono in simbiosi con le piante potrebbero presto avere un peso sullo spread.Frank Elderson, suo fido compagno nella crociata ecologista, ha parlato di «una finestra di sei anni fino al 2030 per evitare i 3 gradi di riscaldamento globale». Manco fossimo a una riunione dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), uno dei tanti organismi inutili istituiti dall’Onu. Elderson ha pure chiarito che no, la Bce non ha il mandato di ridurre le emissioni di CO2, ma ha comunque il dovere morale di fare qualcosa, anche se quel «qualcosa» pare piuttosto vago, tipo «studiare, raccogliere dati, valutare, aggiornare modelli». Insomma, più PowerPoint che potere d’acquisto.Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, la Federal Reserve ha preso una strada ben diversa. Non solo Jerome Powell ha detto addio al Network for greening the Financial system - il grande club delle banche centrali ambientaliste - ma l’ha fatto insieme a tutto il gotha di Wall Street: BlackRock, JP Morgan, Goldman Sachs e compagnia cantante sono scappati dal green come da un Etf tossico.La stampa ha subito pensato a un’ammiccata a Donald Trump. Ma come ben noto a tutta l’economia mondiale, Powell e Trump si odiano cordialmente. Qui non si tratta di Maga, ma di Pil. Gli americani, pragmatici come sempre, hanno guardato i numeri: l’economia Usa cresce, quella europea annaspa. E mentre Lagarde aggiorna i modelli sul degrado delle foreste, Powell aggiorna i tassi con l’inflazione reale, quella che senti al supermercato, non quella che dipende dalla siccità in Alabama.Wall Street, intanto, ha abbandonato i proclami Esg, diventati ormai un bersaglio troppo facile per le cause legali e le accuse di greenwashing. Larry Fink di BlackRock, una volta paladino della finanza sostenibile, ha fatto marcia indietro dicendo che «l’etichetta Esg è stata politicizzata». Tradotto: ci sta facendo perdere clienti.E in Europa? Lagarde resiste, anzi rilancia. Le banche europee dovranno fare i compiti sul clima, altrimenti scatta la punizione (ma in modalità soft, eh, siamo pur sempre in Europa). E tutto questo, si badi bene, in nome della stabilità dei prezzi. Perché - secondo la Bce - il cambiamento climatico fa salire l’inflazione. Come se fosse stato il metano a far lievitare il prezzo delle zucchine, e non gli errori clamorosi sulla politica dei tassi nel 2021-2022.Trasformare la Bce in una succursale del Wwf rischia di diventare controproducente. Anche perché, mentre l’Europa si accapiglia su quanto sia sostenibile il packaging del debito sovrano, gli Stati Uniti sfornano trimestrali record, attraggono capitali, e, soprattutto, crescono.La morale? Forse un po’ più di focus sul lavoro e un po’ meno sulle farfalle non guasterebbe. Perché alla fine, se salta la crescita, anche la transizione verde resta solo un bel discorso sotto il sole cocente di luglio.