2023-01-28
Lodano i divieti che hanno provocato un boom di malati e di giovani violenti
Il fisico Roberto Battiston elogia le «dure restrizioni», che non hanno fermato il virus ma hanno portato a trascurare altre patologie. E ora persino «Repubblica» si accorge che, dopo le chiusure, si sono moltiplicate le baby gang.Dopo tre anni dalla comparsa del Covid, il pensiero magico delle restrizioni come unica risposta possibile continua a trovare spazio sui giornaloni. La tesi è sempre la solita, anche adesso che al ministero della Salute non c’è più Roberto Speranza e i contagi sono quasi a zero: senza lockdown, green pass e vaccini quasi obbligatori «avremmo avuto moltissimi morti in più». Quindi zitti e muti. E pazienza se poi ogni giorno spunta qualche effetto «collaterale», di cui La Verità aveva avvertito per tempo, come un’esiziale minor prevenzione sui tumori, l’aumento delle malattie cardiovascolari e perfino un incremento vistoso dell’aggressività e della criminalità giovanili. Ieri il verbo magico è stato rilanciato dal fisico Roberto Battiston, che dopo l’esperienza alla guida dell’Agenzia spaziale italiana si è riciclato come esperto di interpretazione dei dati sul Covid. Intervistato dalla Stampa, Battiston afferma che tra un mese avremo i contagi azzerati, anche se ovviamente dobbiamo sempre restare pronti a fronteggiare qualche nuova mutazione o minaccia virale. «Il genere umano è sempre esposto al rischio pandemia», ricorda lo scienziato. Ok, stiamo tutti in allerta, per carità, che di qualcosa si può sempre morire. A un certo punto, tra un avvertimento e l’altro, il giornalista gli chiede: «In Italia abbiamo adottato una campagna vaccinale molto spinta e restrizioni rigide. Secondo lei quanto hanno fatto la differenza?» E qui Battiston dà il meglio di sé: «Moltissimo, soprattutto in termini di vite umane. Impossibile dire quanti morti avremmo avuto se non ci fossero stati i vaccini». «E comunque», prosegue, «i dati stessi sulla diffusione dei contagi dimostrano quanto vaccini e restrizioni siano stati fondamentali». Insomma, se non ci avessero rinchiusi per settimane e se non si fosse impedito perfino di dare un ultimo saluto ai propri cari, chissà che carneficina. In realtà, com’è noto, ci sono molti dubbi sulle restrizioni. Per esempio, non è chiaro perché, per arginare una malattia che aggrediva maggiormente gli anziani, si sono rinchiusi i ragazzi e si è impedito di lavorare a quarantenni e cinquantenni. Quanto ai vaccini, due modeste osservazioni: gli stessi produttori di Pfizer hanno ammesso che non sapevano se bloccassero i contagi e l’anno scorso i nostri ospedali, nonostante i tassi di vaccinazione, erano pieni di malati Covid. Ma per carità, in Italia si è fatto tutto benissimo e siamo stati più bravi della Cina. Già, ma anche sulla Cina c’è da fare qualche distinguo. Nell’intervista al quotidiano torinese, Battiston sostiene, sempre per l’onore del pensiero magico italiano, che «lì probabilmente si è vaccinato di meno; lì il Covid impiegherà più tempo a spegnersi rispetto ai Paesi dove la campagna di vaccinazione è stata più spinta ed efficace». Peccato che nella pagina accanto vi sia un servizio nel quale si parla anche della Cina e «dell’alta circolazione del virus». Ora, se c’è una cosa per cui il governo di Pechino si è segnalato, oltre alla prevedibile scarsa trasparenza nella gestione della pandemia, è stato proprio il livello abnorme di restrizioni e di segregazioni di massa. Ma vuoi vedere che aver rinchiuso per mesi milioni di cittadini li ha resi più deboli di fronte al Covid? Se fosse così, si capirebbe perché quando Battiston parla della Cina si concentra sui vaccini, ma sorvola su circolazione del virus, restrizioni e immunità di gregge. La triste realtà è che a dispetto dei fautori del pensiero magico, si segnalano fenomeni che destano allarme e sono proprio legati all’approccio draconiano alla pandemia, anche in termini di mobilitazione del sistema sanitario nazionale. Un mese fa, l’Istituto superiore di sanità ha segnalato che nel 2022 sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro, contro le 376.600 del 2020. In particolare, l’Iss ha spiegato che «la pandemia ha determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste a una vera e propria epidemia di casi di cancro». E la scorsa primavera, uno studio pubblicato su Nature Medicine spiegava che, per colpa della pandemia, si stavano mandando in fumo 20 anni di progressi in cardiologia, per via di minor prevenzione, ritardi e interruzioni di cure. Se torniamo ai contestati lockdown, la preoccupazione per i loro effetti di medio e lungo periodo non diminuisce. Anzi, aumenta un po’ ovunque una certa consapevolezza a babbo morto. Ieri Repubblica ha titolato così una propria inchiesta sugli ultimi fatti di cronaca: «Rapine, risse e omicidi. La carica di violenza dei ragazzi post Covid». Si raccontava, dati alla mano, l’incremento della violenza giovanile e la si metteva in relazione anche con la decisione di chiudere i ragazzi in casa ai tempi del Covid. Anche se, prudentemente, non si attaccavano i lockdown e si prospettavano anche motivazioni economiche (almeno per le rapine). Resta il fatto che le famose restrizioni danno l’idea di aver tappato un buco e di aver aperto una serie di voragini altrove. Ma i loro cantori non se ne accorgono. Come non si accorgono del fatto che senza divieti e con una campagna vaccinale in fase di stanca, oggi siamo vicini al blocco dei contagi.
Jose Mourinho (Getty Images)