2021-05-03
Lorenzo Fontana: «Basta liti e attacchi: troviamo con Fdi un’intesa strategica»
Il vicesegretario federale della Lega: «Senza di noi al governo sarebbe tutto in mano alla sinistra. Alle elezioni vinceremo»Lorenzo Fontana, deputato, in passato europarlamentare, ministro prima della Famiglia e poi degli Affari europei nel governo gialloverde, è oggi vicesegretario federale della Lega, responsabile Esteri del partito, nonché del dipartimento Famiglia e valori identitari. Ci dica una cosa positiva di questi primi mesi di governo Draghi.«Nel discorso della scorsa settimana sul Recovery plan, al di là dei temi più centrali in quel contesto come le infrastrutture, mi ha piacevolmente sorpreso sentir parlare Mario Draghi di famiglie, asili nido, calo demografico, mutui per i giovani… E poi il passaggio sugli anziani, quando Draghi ha insistito sul fatto che possano rimanere in famiglia il più a lungo possibile: è stato un positivo segnale di riguardo verso la famiglia e alcuni valori».Per par condicio, ce ne dica anche una negativa. «Eh, il coprifuoco… E anche il non averci ascoltato appieno sulle riaperture. Indubbiamente, e ne rivendichiamo il merito, dalla scorsa settimana, con le prime riaperture, si è già voltato pagina: ma il coprifuoco e il divieto di attività al chiuso vanno superati il prima possibile. Vedo che anche altri se ne vanno convincendo. In Belgio dall’8 maggio il coprifuoco non ci sarà più».Ma vede il rischio di una sorta di «manuale Cencelli» delle riaperture da parte di Draghi? Una settimana un segnale pro Salvini e un’altra uno pro Speranza?«Non addebiterei a lui la cosa. La maggioranza è composita. E ci sono evidenti pressioni per negare che la Lega abbia ragione, anche davanti a fatti incontrovertibili. Torno al coprifuoco: è incompatibile con le prenotazioni e le programmazioni turistiche. Non si scherza con la vita e il lavoro di tante imprese».La scorsa settimana si è chiusa la vicenda della mozione di sfiducia contro Speranza. Come previsto, i numeri non c’erano. Ma il discorso del ministro in Aula è stato catastrofico: proprio lui accusa gli altri di far politica sulla pandemia? «Lui che ci ha fatto un libro… Era chiaro dall’inizio che una delle cose che non andavano bene erano proprio le riconferme di alcuni ministri, a partire da Speranza. E in quel “memorabile” libro ci sono diverse cose eloquenti rispetto a un certo tipo di mentalità: la pandemia come un’occasione per imporre un’egemonia culturale. Chi ragiona in questo modo ideologico fa paura. Dopo di che tocca alla politica agire per renderlo meno influente, anziché consolidarlo e consentirgli di fare la vittima…». Inutile girarci intorno, siamo arrivati al punto. Sia con la piccola guerra degli ordini del giorno sul coprifuoco, sia sulla mozione Speranza, vi siete trovati a subire la polemica di Fratelli d’Italia. Come va con la Meloni? Si intuiscono tensioni fuori dall’ordinario…«Eh certo, la situazione non è positiva. Vede, l’obiettivo della Lega è quello di incidere stando nel governo. Senza la Lega, la maggioranza sarebbe quella giallorossa con le conseguenti priorità, e sappiamo quello che hanno fatto. Lasciare tutto in mano a loro significava lasciare Speranza solo a dirigere le riaperture o meglio le chiusure, e solo loro a occuparsi del Recovery plan, e così via. Il fatto che invece le riaperture, pur lentamente, si siano avviate; che a maggio si intervenga sul coprifuoco; che il Recovery sia stato scritto meglio, sono tutte cose positive che non sarebbero accadute senza la scelta della Lega e anche di Fi».Lei ha il rimpianto del mancato ingresso di Fdi in maggioranza? Tutti insieme, Lega-Fi-Fdi avreste avuto 140 senatori, cioè una golden share totale sul governo. «È la critica che ho fatto a loro dall’inizio. Però hanno fatto una scelta diversa, assolutamente legittima. Ma adesso, qual è l’obiettivo di Fdi? Vuole mettere in difficoltà la sinistra o noi? Anche su Speranza, pure con l’ipotetica convergenza di tutto il centrodestra, si sapeva che i numeri non ci sarebbero stati. E allora il fine qual era? Incidere o mettere in difficoltà gli alleati, cioè noi?».Ora che però le cose sono andate così, voi in maggioranza e loro all’opposizione, c’è modo di far tesoro della situazione e renderla win-win? Come fermare lo stillicidio di attacchi reciproci tra Fdi e Lega? Anche sui social c’è chi attizza il fuoco, alcuni militanti, qualche intellettuale d’area… Così festeggia solo la sinistra.«Ecco, io capisco che siamo nell’era della mediaticità e che i leader abbiano l’esigenza di “uscire” tutti i giorni. Ma dico questo: il nostro obiettivo comune dovrebbe essere in uno-due anni quello di vincere le elezioni e governare insieme. Non mi pare che questa sia la strada giusta: si sa che poi da difficoltà nasce difficoltà».La sinistra invece…«La sinistra ha un’agenda opposta alla nostra, ma la porta avanti tutti i giorni. La destra deve creare un’agenda e una classe dirigente per governare. Altrimenti arriveremo al governo, ne sono convinto, ma guardandoci in cagnesco e magari senza un’agenda chiara».È vero che ci sarà un coordinamento parlamentare tra Lega-Fi e i piccoli di centrodestra, senza la Meloni? «Può essere un’idea, ma io ribadisco l’esigenza di un’intesa più strategica con tutto il centrodestra, anche con Fdi. È importante che ci sia una relazione costante tra i leader e una strategia, da perseguire sia da parte di chi sta dentro sia da parte di chi sta fuori il governo».Per le Comunali quando tirate fuori i candidati, a partire da Milano e Roma? «Mi auguro molto presto. Certo, questo clima non aiuta».Verso le politiche, riuscirete a evitare che un’accentuazione del sistema proporzionale produca la disarticolazione del centrodestra a tutto vantaggio di un perpetuarsi di governi ibridi? «Vede, questa è la differenza tra noi e loro. Loro, a sinistra, già stanno pensando a come non lasciare il potere e a come impedirci di vincere… Concorrono anche i loro giornali, che ovviamente giocano a dividerci. Diciamolo: se qualche giornale di sinistra improvvisamente si mettesse a parlar bene di me, mi preoccuperei, e nel centrodestra tutti dovremmo capirlo».C’è tensione tra la delegazione governativa della Lega e il partito? C’è ormai una vasta letteratura sui ministri molto governativi e su un Salvini che invece tira la corda. Tutta fiction o c’è del vero?«Ma no… Certo, la sensibilità di Salvini può essere diversa da quella di Garavaglia o di Giorgetti, ma vedo piena sinergia e sintonia. Del resto anche storicamente la Lega è stata “di lotta” e “di governo”. E devo riconoscere che l’atto di non votare il decreto da parte dei nostri ministri è stato molto forte». Ma non c’è il rischio che Draghi, scegliendo tra i partiti per comporre la sua squadra, e magari con qualche consiglio del Colle, abbia creato una sorta di «bolla moderata» al governo? Poi, quando i problemi arrivano, le tensioni con i partiti esplodono…«Avrà forse cercato di avere al governo persone con cui poteva avere un feeling maggiore. Poi, per il resto, dipende da ciascun partito: da noi c’è una struttura e si arriva a una sintesi unica, mentre altrove non è così e sono dilaniati da lotte di potere».In Europa come va il progetto con ungheresi e polacchi?«È un’idea nel solco di quanto dicevo prima. La sinistra, sia socialista che liberal, anche a livello internazionale porta avanti una sua agenda. Manca un’alternativa, perché il Ppe ha spostato l’asse troppo a sinistra. Pensi alla crisi della Cdu tedesca, che potrebbe ritrovarsi fuori dal governo dopo le elezioni in Germania. Anche sul piano internazionale, occorre ricostruire un centrodestra con un’agenda chiara, anche riportando il Ppe a guardare da questa parte». Ma non rischiate di guardare troppo a Varsavia e Budapest e troppo poco a Londra e Washington? Lo dico come orizzonte culturale, al di là della contingenza…«Ma infatti il mio obiettivo non è solo l’Europa. Proprio a Budapest si è messo nero su bianco, nell’incontro tra i leader, che il primo punto comune è l’atlantismo. E dobbiamo certamente creare un fronte e un’agenda conservatrice guardando anche agli Usa e al Regno Unito».C’è un elefante nella stanza, ed è la corsa al Quirinale. Una candidatura è quella di Draghi, che però molti a sinistra preferirebbero tenere a Palazzo Chigi, tanto per mandare al Colle uno dei 7-8 candidati del Pd. Piccolo dettaglio: voi come centrodestra avreste 450 grandi elettori. Avete pensato a come impostare la partita? «Vede che è importante impostare la battaglia in prospettiva e non sulla contingenza? La corsa al Quirinale la vinci solo se il centrodestra è unito, e se lasciamo che la sinistra si divida tra i suoi diversi aspiranti… Da settembre inizia quella partita, e occorre una figura davvero al di sopra delle parti e che abbia una sensibilità vicina alla nostra».Ma un Draghi al Colle con i vostri voti decisivi potrebbe essere garante internazionale di un futuro governo di centrodestra? Avete pensato a questa ipotesi? «È presto per discuterne, anche se molti in questi mesi hanno parlato per lui di questa prospettiva verso il Colle. Molto dipenderà anche da ciò che il governo farà nei prossimi mesi».Non posso non chiederle degli attacchi contro il sottosegretario Claudio Durigon. La polemica è destinata a spegnersi o qualcuno a sinistra tenterà di rinfocolarla? «Ho visto che la scorsa settimana il M5s ha cercato di arroventare la questione, quando loro avrebbero problemi ben più veri e grandi di cui occuparsi. Dico chiaramente: basta con gli attacchi di questo tipo. Anche di recente abbiamo avuto nostri esponenti sottoposti per mesi o anni a una gogna mediatica e politica senza motivo, come poi si è visto».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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