2020-12-15
Bassanini e il Mise sgambettano Conte con l’emendamento che salva Open fiber
Il Sottosegretario al Mise, Gian Paolo Manzella (Ansa)
Pronta una norma per intervenire sulle concessioni e a cascata sulla rete unica. Il Consiglio di Stato: Vivendi non controlla Tim.Giornata frizzantina per le telecomunicazioni. Con una eco che si è rimpallata tra l'aula giudiziaria del Consiglio di Stato e quella del Parlamento dove sta per essere cucinata la legge finanziaria. Nel primo pomeriggio di ieri, la sesta sezione del Consiglio di Stato ha annullato la delibera con la quale Consob aveva qualificato il rapporto di Vivendi in Tim in termini di controllo di fatto. Il massimo organo amministrativo ha accolto l'appello proposto dall'azienda di Tlc e Vivendi nei confronti della sentenza del Tar Lazio dell'aprile 2019 e ha annullato la relativa delibera dell'ente guidato da Paolo Savona. La querelle nasce dal fatto che la società francese quotata a Parigi è entrata nel capitale sociale di Telecom Italia nel giugno del 2015, con la titolarità di una partecipazione iniziale pari al 6,66%, che poi si è progressivamente incrementata fino a raggiungere il 23,925% del capitale sociale. La Consob «aveva qualificato tale rapporto partecipativo di Vivendi in termini di controllo societario di fatto a seguito della constatazione che i francesi, nella riunione del 13 settembre 2017, erano riusciti a nominare la maggioranza dei consiglieri di amministrazione di Telecom». Il Consiglio di Stato, pur riconoscendo che la Consob «ha poteri di regolazione dichiarativa finalizzati ad eliminare incertezze giuridiche in ordine alle situazioni di controllo societario nel settore delle comunicazioni, implicitamente previsti dall'impianto normativo, ha ritenuto che non avesse rispettato le regole del contraddittorio procedimentale, particolarmente importanti e rilevanti - a giudizio della Sezione - quando vengono esercitati poteri cosiddetti impliciti». In pratica secondo le toghe la Consob avrebbe dovuto distinguere tra governance e atti di procedura vera e propri. Fatto sta che la notizia di ieri porta un vento di ulteriore distensione dentro l'azienda che a sua volta è nel più grande vortice della rete unica. Forse non è un caso che sempre ieri pomeriggio il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, abbia dichiarato di essere pronto per l'ulteriore spallata, inserendo un elemento nuovo. «Le interlocuzioni continuano e questa settimana iniziamo un tavolo importante con tutti gli operatori del settore», ha detto Patuanelli parlando all'assemblea di Confindustria Brescia. «Il progetto Fibercop di Tim», ha aggiunto, «va avanti, così come la possibilità di Open fiber di entrare in quel progetto. Più che di società della fibra bisogna parlare di società delle tecnologie e delle reti. Non è detto che deve essere la fibra ad arrivare in tutte le zone del nostro Paese. Ci sono anche tante altre tecnologie». Un messaggio nelle ultime frasi abbastanza sibillino. Il che potrebbe anche indurre a pensare che il ministro sia al corrente della grossa sorpresa infilata nella manovra. Un emendamento mirato a dare nuovo smalto e vita proprio a Open fiber. La storia dell'emendamento è un po' contorta. Deriva a sua volta da un emendamento leghista contenuto nel Cura Italia. Poi viene modificato e inserito nella Finanziaria, con un testo a prima firma Massimiliano Capitanio. Il secondo comma prevede in pratica un intervento retroattivo sulla concessione. «Al fine di velocizzare i lavori e l'avvio del servizio, il concessionario per la realizzazione e la gestione del piano banda ultra larga nelle aree bianche in deroga a quanto disposto dalla convenzione di concessione con Open fiber autorizza la stessa a concludere accordi con altri operatori per l'utilizzo della tecnologia Fwa». L'emendamento viene bocciato per intero. Mirava chiaramente a rendere la vita difficile a Giuseppe Conte, deciso a chiudere velocemente la partita della rete unica con Tim. Inserire la possibilità di nuovi accordi nel mondo del wireless significherebbe stravolgere la concessione e aprire un mercato parallelo per la stessa Open fiber affaticata dai ritardi. Negli ultimi giorni l'emendamento è stato notato dal presidente Franco Bassanini e a quanto risulta alla Verità segnalato al sottosegretario al Mise Gian Paolo Manzella. L'obiettivo dell'unico vero esponente zingarettiano assieme all'uomo forte di Open fiber è modificare l'emendamento leghista, aggiungere un nuovo comma e inserirlo in manovra all'ultimo momento. Per il premier sarebbe come vedersi infilare un bastone tra le ruote. La novità infatti andrebbe a impattare sulla valutazione complessiva dell'azienda e quindi anche sulla quota di Enel messa di fatto in vendita nelle scorse settimane. Potrebbe anche consentire a Bassanini una nuova primavera al timone di Open fiber. Tutti sanno che la consulenza al Mef gli va un po' stretta. Vedremo che succederà con il setaccio degli emendamenti. Certo che il clima dentro la maggioranza è di quelli da Agatha Christie.