2019-07-23
Barcellona è la città più pericolosa ma Ada Colau si occupa solo di Lgbt
Da quando si è insediata la sindaca, furti ed episodi di violenza saliti da 153.063 a 194.212. L'insicurezza è diventata la prima preoccupazione degli abitanti, ma lei destina 1,7 milioni a un centro per gay e lesbiche.Una vacanza a Barcellona può essere una pessima idea. La metropoli catalana, tra le destinazioni preferite dagli italiani, è diventata la città più pericolosa della Spagna. Con 119 delitti denunciati ogni 1.000 abitanti, contro la media nazionale di 43, il feudo della sindachessa Ada Colau non è la destinazione consigliabile per turisti e nemmeno il luogo ideale dove vivere.Allarmi ignoratiDa quando l'attivista di sinistra, candidata di Podemos, diventò nel 2015 primo cittadino della ciudad condal, la questione sicurezza è stata sempre più ignorata. Colau trovava «eccessivi e strumentali» gli allarmi lanciati negli anni dalle forze politiche all'opposizione, Barcellona intanto precipitava nel caos microcriminalità. Furti ed episodi di violenza sono passati da 153.063 nel 2016 a 194.212 nel 2018. Solo nei primi sei mesi di quest'anno sono cresciuti del 35%. Da gennaio a giugno, 631 episodi al giorno, soprattutto borseggi, aggressioni in metropolitana ma anche sparatorie, stupri. L'insicurezza è diventata la prima preoccupazione degli abitanti: secondo l'ultimo Barómetro municipal è arrivata al 27,4%. Era al 3,4% quando si insediò la sindachessa riconfermata a giugno (malgrado non fosse stata la più votata alle amministrative di maggio) grazie a un accordo con il Partito socialista della Catalogna (Psc) e all'appoggio dell'ex ministro francese Manuel Valls, sostenuto soprattutto dal partito centrista Ciudadanos. I cittadini si sono organizzati in gruppi, esasperati dal clima di violenza incontrollata nei quartieri di Barcellona. Girano per la città pattuglie di volontari di Roar (Residents organization against robbery), 5.000 iscritti su Facebook, che vuole essere un «ruggito» contro i furti nelle strade e nelle metro. O della piattaforma Helpers Bcn, 15.000 iscritti (5.000 solo nell'ultimo mese) che in tempo reale segnalano via Twitter borseggi, risse, consumo di droga in spazi pubblici. Attivissimi, si finanziano attraverso i social e sono una benedizione per i Mossos d'Esquadra, la polizia autonoma.I guardiani della sicurezza catalana si sentono infatti impotenti: arrestati al mattino i ladri vengono rimessi in libertà il pomeriggio dello stesso giorno e i Mossos non possono fare nulla. L'hanno messo nero su bianco pochi giorni fa in una lettera formale al capo generale della polizia, Andreu Martínez. Come riportato dal quotidiano El Confidencial, il documento prodotto dal principale sindacato di polizia della Catalogna (Spc) elenca mancanza di fondi, drammatico sottorganico e obbligo di occuparsi di pratiche burocratiche anziché pattugliare le strade. La sindachessa ha sempre sottovalutato il problema senza provvedere a nuove assunzioni. Non ha ascoltato le paure dei suoi cittadini, ma è stata molto sensibile ad accogliere le richieste di «sicurezza» di trans, gay e lesbiche. Ai collettivi Lgbt aveva promesso due anni fa il primo edificio spagnolo «referente mondiale per la lotta all'omofobia» e ha mantenuto l'impegno con i fedelissimi sostenitori arcobaleno, destinando ben 1,7 milioni di euro alla costruzione di una mega struttura di 1.250 metri quadrati. Il Centre Lgbt, inaugurato a gennaio di quest'anno tra applausi, baci e solenni propositi pro gender, fornisce assistenza legale, psicologica, medica all'umanità no etero. Aiuta a trovare casa, lavoro, a «promuovere la cultura, l'arte Lgbt» con orario non stop cinque giorni su sette, dalle 10 del mattino alle 9 di sera. I costi di mantenimento a carico della cittadinanza sono di circa 600.000 euro l'anno, secondo quanto informa il Comune di Barcellona.Quest'anno, dunque, la sindaca Colau è riuscita a spendere più di 2 milioni di euro per sistemare e far funzionare un centro utile solo a trans e omosessuali. Nel frattempo, la città rimane sempre più ostaggio di bande di delinquenti che terrorizzano abitanti e turisti. «Guardate, su questi materassi si è appena consumato un stupro in una zona non vigilata di Barcellona», segnalava a fine giugno in un drammatico post uno degli iscritti al gruppo chiuso Helpers Bcn. In quei giorni la signora Colau era impegnata a promuovere il Gay pride 2019, facendosi baciare sulla bocca dall'attrice lesbica Itziar Castro.Storie con donneNon è una novità: la sindaca nel 2017 raccontò di aver avuto diverse storie con donne, una particolarmente importante con un'italiana di nome Elena, prima di fare due figli con l'attuale compagno, Adrià Alemany. La bisessualità della sindaca importa a ben pochi, mentre non lasciano indifferenti il suo odio per i turisti e la sbandierata simpatia nei confronti dei migranti, da accogliere sempre a braccia aperte: «È molto importante che in un'Europa incerta dove cresce la xenofobia, Barcellona diventi la capitale della speranza», dichiarò due anni fa promuovendo la grande marcia per l'accoglienza del febbraio 2017. Pochi mesi dopo, il 17 agosto, 15 persone (di cui tre italiani) perdevano la vita nell'attentato organizzato da una cellula jihadista sulla Rambla, sprovvista dei blocchi di protezione per la negligenza della Colau. Non aveva pensato a proteggere le strade più turistiche e affollate di Barcellona da possibili attacchi terroristici, così come da anni elude l'emergenza sicurezza dei suoi concittadini.
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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