2019-01-13
Banksy illustratore del pensiero unico fa il furbo come fosse un Toscani qualunque
La sua arte vuole fare politica, diventa propaganda. E sul muro di quella che era la «giungla» di Calais, il suo graffito con Steve Jobs profugo individua l'immigrato come una risorsa. Un'arte che vuole fare politica, smette di essere arte per divenire propaganda. È accaduto in passato con il realismo socialista poi sfociato nelle brutture dell'arte di stato sovietica e oggi accade pure al misterioso Banksy, il più famoso e imitato street writer al mondo. Le sue prime opere esprimevano una sana vena anarchica e iconoclasta, tutta giocosa, adesso però che l'artista è quotatissimo sul mercato, sembra essersi montato la testa: ha preso la via del pensiero unico e globale di cui si erge a facile, oleografico illustratore. Ne è un fresco esempio l'ultimo graffito apparso a Calais; è stato fatto nella «giungla» - come ormai è detta la zona dove bivaccano i migranti in attesa d'intrufolarsi nel Regno Unito - e mostra uno Steve Jobs «profugo siriano» con un sacco sulle spalle e il primo Mac di Apple retto a mo' di valigia. Il writer inglese - che ha appena rivendicato il graffito, accogliendolo sul proprio sito - l'ha motivato con queste parole: «Jobs era il figlio di un immigrato siriano. Apple oggi è l'azienda più redditizia del mondo ed esiste soltanto perché hanno permesso a un giovane originario di Homs in Siria di vivere negli Stati Uniti».Siamo insomma alla fantastoria dei «se» e dei «ma» con cui si baloccano certi adolescenti, immaginando percorsi storici alternativi e suggestive ucronie. Parole che ci rivelano però qualcosa di cruciale su Banksy e la sua estetica: l'ispirazione furbesca, calcolatrice, bambinescamente manichea e - diciamolo - un po' paracula della sua arte, più affine ormai alla pubblicità o alla grafica che alla pura creazione. In effetti questi suoi ultimi graffiti ricordano le fotografie effettistiche di un Oliviero Toscani, quelle pose fastidiosamente moralisticheggianti, tanto urlate quanto studiate a tavolino, con quel loro retrogusto di caramello e buoni sentimenti che incrementano così bene i guadagni di committenti per i quali invero pecunia non olet. Al Banksy, novello militante pro migranti, nella giungla di Calais è andata assai meglio di una giornalista della televisione di France 5, lì non per imbrattare muri di notte, ma per realizzare un reportage sulle condizioni di vita dei minori in quella bolgia. Ebbene, la malcapitata è stata prima minacciata con un coltello, poi sequestrata, e infine violentata da un gruppo di rifugiati i quali evidentemente non erano proprio dei futuri genietti dell'informatica in fuga dalla guerra. Questo per ricordare, qualora ce ne fosse bisogno, che l'equazione buonista di Banksy che vuole l'incognita dei migranti una miracolosa risorsa, non funziona, è del tutto sballata. Comunque il writer può rallegrarsi per la sua factory multimilionaria, poiché il Great wall (il muro alto 4 metri pagato dagli inglesi per proteggere i camion che da Calais attraversano la Manica) è stato appena terminato e in tempi record. Quel muro che doveva rappresentare, con il duro cemento, la sagacia politica di Emmanuel Macron (abile al punto da farsi fabbricare dagli inglesi un'opera da 2,7 milioni di euro fin dentro casa), alla fine risulterà buono solo per qualche altro graffito strappalacrime di Banksy, diverrà forse un altro bel foglio bianco per lui, tutto da scarabocchiare. Infatti i migranti, anziché salire sui camion come facevano prima della costruzione dell'ostacolo, adesso prendono direttamente i barchini, le zattere, qualsiasi mezzo natante o di fortuna, tanto che nell'ultimo mese si sono registrati più di 200 sbarchi sulle bianche rive inglesi. Questo accade quando in politica si finge, quando si vuole apparire a un tempo umanitari a parole, essendo spietati nei fatti, com'è appunto Macron. Lo stesso può dirsi per le affermazioni del président sulla fine della giungla di Calais: «Mai più la giungla», aveva tuonato nel suo tipico stile pettoruto e risolutore. Ora, se è vero che la più grande e inumana bidonville di Europa non esiste più, è altresì vero che i migranti sono ancora tutti là, come tanti funghi prataioli, accampati alla bell'e meglio ma ancora inestirpati. Intanto a Calais, da un giorno all'altro, è apparso l'ennesimo graffito di Banksy; sta nei pressi del porto e riproduce La zattera della Medusa - il celebre quadro di Théodore Géricault - con i naufraghi che si agitano in vista, non più di un lontanissimo e quasi invisibile veliero come nell'originale, ma di un vicinissimo e indifferente yacht: che sia il Lady first di Brigitte Macron?
Nel riquadro in alto l'immagine dei postumi dell’aggressione subìta da Stephanie A. Nel riquadro in basso un frame del video postato su X del gambiano di 26 anni che l'ha aggredita (iStock)