2019-01-05
Banca a Londra, truffa tutta italiana. Guadagni folli ma il denaro sparisce
Quello della Capitals banks è solo il caso più recente che dimostra come lo schema Ponzi sia sempre attuale. Clienti in Toscana e Lazio: affari «sicuri» con rendimenti anche del 200.000%. E al momento di incassare...Rintracciare Marcello Paonessa, Olindo Genovesi o Federico Balducci sarà più che difficile, quasi impossibile. Perché i loro nomi sono finti, proprio come il denaro che proponevano di far guadagnare ai tanti clienti che abboccavano grazie ai loro modi impeccabili. I telefoni fissi e i cellulari «italiani» dai quali i tre chiamavano le loro vittime, in realtà, erano intestati a una oscura società bulgara, già chiusa e cancellata. E la Capitals banks, la casa londinese di trading per cui dicevano di operare, non ha mai avuto alcun nulla osta dalle autorità di Borsa: oggi il suo elegante sito internet, la trappola che ha attirato un numero imprecisato di aspiranti milionari, è spento per sempre. Questa è l'incredibile storia dell'ultima grande truffa italiana, giocata nelle città di provincia tra la Toscana e il Lazio, ma anche in altre regioni. Dalla fine di luglio, quando il castello di carte è miseramente franato, le denunce fioccano a centinaia. Nel triangolo tra Pisa, Livorno ed Empoli, ma anche a Firenze e a Roma, da cinque mesi gli inquirenti hanno alla porta una fila di truffati che s'infoltisce di giorno in giorno. Tutti ripetono la stessa storia: invogliati da un amico o da un familiare che vantava strepitosi guadagni, dicono di avere investito chi alcune centinaia, chi svariate migliaia di euro nel classico «affare sicuro», un nuovo trading online gestito dalla Capitals banks, che permetteva di operare sui cambi tra valute, ma anche sulle materie prime, in azioni, sugli indici di Borsa, e sulle criptovalute, dal bitcoin in su. Ognuno dei denuncianti, a sua volta, dichiara di aver guadagnato moltissimo in poche settimane. Solo che poi, al momento d'incassare almeno una quota della plusvalenza, quasi nessuno c'è riuscito. Ad andare dai carabinieri, oggi, sono in tantissimi. Sono comunque una minima parte dei truffati: perché le cifre investite e perse spesso non sono disastrose, e soprattutto perché in quasi tutti prevale la vergogna per essere stati gabbati. C'è chi però non si tira affatto indietro. E malgrado la botta subìta decide di raccontare nei dettagli la sua disavventura: «Io sono stato contattato alla fine di gennaio da un numero di Novara» dice alla Verità il livornese Massimo Melai, 63 anni, consulente finanziario e da sempre appassionato di trading online. «Quel giorno, un uomo dall'accento romano che si qualificò come Marcello Paonessa mi propose un investimento minimo da 250 euro. Aveva un modo di fare serio e tranquillo, disinteressato, e un'eccellente capacità d'instaurare il rapporto».Con le sue arti, il promotore ottiene da Melai un gruzzolo di 300 euro. «Nulla di sconvolgente», racconta il consulente, «diciamo che per me era una scommessa. Il mio interlocutore mi congedò dicendomi: “Io non ti chiamerò più, vedrai che sarai tu a chiamare noi"». A quel punto, Melai viene contattato dal sedicente Olindo Genovesi. Anche lui parla con accento romano, e gli si presenta come il «suo» gestore personale. La tecnica usata dai truffatori è volutamente complessa: a ogni «investitore» viene imposta una serie di accurate verifiche all'accesso, e poi pratiche sempre lente e burocratiche. Tutto ha il solo scopo di avvolgere la stangata in un'apparenza di piena serietà bancaria. Ricorda Melai: «Per far partire l'operazione, il mio uomo mi chiese una lunga serie di documenti personali, perfino le bollette della luce, per dimostrare che effettivamente ero domiciliato in Italia».Melai spedisce il suo bonifico ai primi di marzo su una banca straniera. Dopo un giorno, se lo vede accreditato sul sito della Capitals banks. Gli vengono date password e sistemi d'accesso. Tutto è verificabile online: investimenti, guadagni, perdite… «Mi viene detto che con i pochi soldi che avevo versato, ovviamente, si sarebbero potute fare operazioni piccole. Malgrado quell'avvertenza, in 40 giorni sul conto mi trovo 1.400 euro». È un guadagno del 466% in poco più di un mese, e la voce di quel miracolo presto si sparge tra gli amici. Tutti vogliono sapere, partecipare... A chi gli chiede i contatti con la Capitals, Melai dà il numero di Olindo. Il consulente tiene a precisare, oggi, di aver sempre raccomandato prudenza: «A tutti dicevo di non puntare troppo. Ma quel che ingannava sia me sia gli altri era la totale trasparenza della gestione: potevi seguire il tuo conto online, minuto per minuto. Potevi scegliere che operazioni fare, e l'andamento dei guadagni o delle perdite era sempre coerente con quello dei mercati: io per esempio giocavo molto sul cambio tra euro e dollaro, e tutto tornava sempre, al centesimo». Anche la moglie di Melai si convince e apre un conto sul sito Capitals. Lo stesso fa sua figlia. Seguono molti amici, tra Livorno e Pisa. Ma non sono i soli. La ragnatela è molto più ampia, segue vie imperscrutabili in tutta la Toscana e in Lazio. Non si capisce ancora quali siano i meccanismi che hanno fatto individuare ai truffatori i primi clienti della stangata. È anche certo che alcuni di loro, all'inizio, abbiano ritirato piccoli capital gain: «Un mio amico aveva investito 500 euro e ne aveva subito guadagnati 1.600. Quando aveva deciso di incassarne mille gli sono arrivati, puntuali». È un risultato che serve a consolidare ancora la fama di serietà della Capitals: così i curiosi aumentano, l'ingordigia cresce, i conti aperti si moltiplicano. Nessuno subodora la truffa. «Tutto era molto professionale, credibile», conferma Melai. «Un giorno per esempio, le nostre operazioni sui cambi restano aperte più del dovuto, per quello che mi viene poi descritto come “un guasto del sistema". Olindo riconosce l'errore, se ne fa carico: mi dice di calcolare quanto io e gli altri abbiamo perduto per colpa della Capitals, e subito la cifra che indico viene riaccreditata a me e a tutti, senza problemi».Le operazioni, intanto, aumentano. In provincia di Livorno, un commercialista chiede a Melai se la Capitals operi anche nei mutui. La risposta è sì: la casa londinese farà intermediario con le banche di cui si serve per le sue operazioni. Abboccano due imprenditori, clienti del commercialista, che chiedono finanziamenti da 850.000 e da 1.500.000 euro. A entrambi la Capitals propone però di farsi dare dalla banca un 10% in più, da usare per operare sul trading online. Ovviamente, la somma deve essere anticipata dai due clienti... A fine luglio, Melai ha sul conto la clamorosa cifra di 600.000 euro. È un guadagno del 200.000%. Decide che è il momento di passare all'incasso. Altrettanto vorrebbero fare moglie e figlia. Parte quindi la richiesta a Olindo per ottenere 100.000 euro. «Mi disse che non c'era problema, e che anzi voleva conoscermi perché m'ero dimostrato un ottimo cliente. Quindi mi fece chiamare dalla terza voce della storia, un tale Federico Balducci, anche lui romano». Il terzo uomo invita a Londra Melai, il suo amico commercialista e i due imprenditori del mutuo, con tanto di pernottamento in hotel di lusso. Ovviamente la Capitals rimborserà tutte le spese. I quattro partono il 6 agosto. All'arrivo, però, non trovano nessuno: «Anche i telefoni erano diventati muti», ricorda Melai. «Andammo all'indirizzo indicato, ma non c'era nessuna Capitals banks». Sul sito dell'Aduc, l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, le storie sono meno suggestive, ma ugualmente tristi: «Ho investito con la Capitals banks», lamenta per esempio Paolo dalla provincia di Roma, «e a tutt'oggi ho un saldo di euro 13.403,61. Ho pagato oltre 2.700 euro per farmi accreditare l'intero mio saldo. Purtroppo non lo hanno fatto e non mi rispondono più né al telefono, né alle mail. (…) Potete aiutarmi per poter tentare il recupero dei miei soldi? Come posso denunciarli per bloccarli?». A lui, come ad altri, l'Aduc risponde con poche, crudeli parole: «È tutto truffaldino, dalla licenza al pagamento del capital gain per sbloccare il saldo, a tutto il resto». La Consob è intervenuta nel caso Capitals, ma quando ormai i truffatori erano spariti. Soltanto il 26 settembre la Commissione ha ordinato alla società di «porre termine all'abusiva offerta al pubblico italiano di servizi e attività d'investimento». Melai riesce anche a sorridere: «Se oggi incontrassi il mio “amico" Olindo», dice scuotendo la testa, «non sarei nemmeno capace di prendermela con lui. È stato, anzi sono stati troppo in gamba, sia con me sia con gli altri. Ci hanno convinto, tutti». Quanto a te, lettore, fai attenzione: perché sicuramente il terzetto della stangata ci sta riprovando anche ora, con nomi nuovi e con un'altra casa di trading, stavolta (magari) con sede in Svizzera.