2023-04-02
«Sui capi Kontatto le strade di Los Angeles»
La campagna di Kontatto a Los Angeles. Nel riquadro, Federico Ballandi. (Kontatto)
Il fondatore del brand bolognese Federico Ballandi: «Viaggio e contaminazione son sempre stati alla base delle nostre creazioni. La nuova collezione “Let’s Spring” pensa ai sogni delle ragazze, con tante camicie, ruche, tulle, maglie etniche colorate e il richiestissimo abito candy».Il mare, le palme, i colori, l’allegria, la vivacità. Los Angeles e Kontatto hanno stretto un solido legame nell’ultima collezione che, non a caso, ha un nome che è tutto un programma, Let’s Spring. Primavera adesso, meglio ancora, primavera addosso. «Abbiamo scelto la città americana per eccellenza guardando ai giovani, alla voglia di vivere, di divertirsi», racconta alla «Verità» Federico Ballandi, deus ex machina di Kontatto, famoso marchio bolognese di moda. «Ma s’è puntato sulla Los Angeles della strada, dove nascono le tendenze e non su quella hollywoodiana». Guardare al mondo, allargare gli orizzonti è una costante caratteristica di Kontatto. «Il viaggio, la contaminazione con un altro modo di vivere e di vestire è sempre stato alla base delle nostre collezioni che hanno tratto spunti e idee ovunque siamo stati».In pratica, la voglia di giocare con il proprio modo di vestire.«È così. In questo caso abbiamo preso in prestito un paesaggio straordinario come quello della città oltre oceano. Inizialmente avevamo pensato a foto scattate in studio ma poi s’è deciso che le luci di Los Angeles sono uniche e irripetibili. Quindi lo shooting fotografico è stato fatto in loco e il risultato è una fusione perfetta tra la collezione e ciò che ci circondava». Chi disegna Kontatto?« Creatività e idee si cercano ovunque: in una città, in un’opera d’arte, girando e passeggiando in un parco magari pieno di ragazze e ragazzi. Ciò che ci interessa trovare è quel quid che le donne cercano. Ovviamente le nostre tempistiche sono ristrette e rappresentano il valore aggiunto del brand. Freschezza, immediatezza sono le colonne portanti dei nostri prodotti che vogliono soddisfare le voglie e le necessità delle donne in modo trasversale, senza distinzioni anagrafiche, tenendo conto delle varie esigenze quotidiane». Cosa chiedono le donne?«Vogliono seguire la moda senza esagerazioni ed esasperazioni. Tant’è che un’altra nostra caratteristica fondamentale è la qualità. Le nuove richieste sono su materiali naturali, cotone, mussola di cotone, maglieria con alte percentuali di viscosa, altra materia naturale».Cosa va per la maggiore?«È tornata fortissima la cerimonia. Sta facendo da padrone il tailleur, abito e giacca in un contesto block color, in lini e cotoni. Il gessato è a grande richiesta con linee over, giacca doppio petto con il pantalone larghissimo da portare, sdrammatizzandolo, con delle sneacker. La nostra particolarità è quella di aspettare e avere il termometro delle richieste in modo d’ essere presenti con le richieste dell’ultimo momento. È ciò che ci contraddistingue. Tante camicie, tante ruches, balze di tulle, maglie dall’aria etnica con contrasto di colori. Spolverini di maglieria. E poi il nostro richiestissimo abito Candy, questa volta con tanto di strascico. Pensiamo ai sogni delle ragazze, a quelli che sono i loro desideri. Per questo rafforzo sempre le persone che lavorano con me. E penso non solo lo stile ma anche alla comunicazione, al commerciale, tutti insieme possiamo essere d’aiuto per portare sempre il prodotto in linea con il pensiero Kontatto e con quello delle donne. I nostri vestiaristi, durante le sfilate, sono tutti alunni che stanno finendo gli istituti tecnici anche della moda e che svilupperanno anche all’università il nostro settore. Cerchiamo anche qualche giovane talento da inserire».I giovani hanno un domani nel mondo della moda?«Certo, ma devono avere l’umiltà di fare un percorso perché nessuno nasce imparato. All’inizio non è stato semplice né per me né per nessuno. Ma la passione e la voglia di fare e di non mollare non può che portare dei risultati. Non basta guardare la moda sui social, non basta conoscere questo settore attraverso immagini. Bisogna entrarci con convinzione. Si deve sapere la fatica che ci sta dietro guardando alla filiera della moda». Per esempio?«Mancano gli artigiani, chi sa lavorare con le mani, mestieri preziosi che vanno via via scomparendo. Ci vuole il tempo per apprendere, ci sono passaggi obbligatori fondamentali, non devono stancarsi subito di tutto. Devono portare a termine i lavori con pazienza».Servono più scuole per dare uno sbocco ai giovani che si vogliono buttare nella moda?«Mi sembra che sia un discorso più legato allo sviluppo della comunicazione o del commerciale. Bisogna rimanere sulla creazione e sul tecnico. Tutti gli imprenditori della moda sanno che effettivamente questo è il problema. C’è il pericolo di far morire l’indotto, la filiera. Per far sì che questo non avvenga ci vogliono persone che mandino avanti lo sviluppo della vestibilità, la scelta dei materiali di una collezione. Bisogna essere dei tecnici non si può essere tutti stilisti o social media marketing. Ci deve essere chi sa tagliare una giacca e cucirla. Questo arriva dopo uno studio e una preparazione che passa dallo creazione alla produzione fino alla consegna dei capi cui aggiungere la logistica. È il “lavoro moda” a 360 gradi. Così ci sarà un futuro».
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)