2019-04-30
Balcani, colpo di coda della Merkel per mettere fuori gioco Usa e Italia
Il vertice a Berlino con Emmanuel Macron è una sfida per il controllo dei futuri equilibri europei. In questo scenario altamente fluido, l'Italia è al momento la grande sconfitta. Da sempre ingaggiata nel contenimento dell'interesse tedesco nella regione che cinge il Lago di Venezia ne esce sostanzialmente umiliata.Un vertice speciale sui Balcani fortemente voluto dalla cancelliera Angela Merkel. Con invitati a Berlino soltanto i rappresentanti dei Paesi della regione, il presidente francese Emmanuel Macron e i rappresentanti dell'Unione europea.In un periodo storico caratterizzato della volontà americana di ritornare a controllare le velleità egemoniche tedesche, il vertice che si è tenuto ieri è una chiara dichiarazione di sfida a Washington per il controllo dei futuri equilibri europei. La Merkel, prima di andarsene, spera d'inserirsi a gamba tesa nei Balcani in modo da controllarne la gestione fatta in remoto dalle grandi potenze. Un modo per annettere definitivamente lo spazio geografico compreso tra Lubiana e Skopje alla sfera d'influenza germanica. Poiché per motivi storici Berlino ha bisogno della copertura della narrativa europea e della foglia di fico dell'amicizia francese, ecco l'obbligatorio invito ai rappresentanti di Parigi e Bruxelles quali attori comprimari. Il summit era ufficialmente indirizzato al riavvio del dialogo tra Belgrado e Pristina oramai da diversi mesi congelato a causa degli esorbitanti dazi imposti sul finire dello scorso anno dal governo kosovaro ai beni importati dalla Serbia. In verità il dialogo è bloccato a causa della minaccia fatta in privato dalla Merkel al presidente serbo Aleksander Vucic di isolarlo e detronizzarlo qualora avesse effettivamente chiuso, come ipotizzato alcuni mesi addietro, il contenzioso con il Kosovo sulla base di uno scambio di territori. Lo scambio di territori tra la Serbia e il Kosovo, tacitamente sostenuto da Washington, avrebbe probabilmente chiuso l'annosa vicenda del mancato riconoscimento dei due Stati, ma quasi certamente comportato nell'instabile regione una reazione a catena dalle pesanti conseguenze geopolitiche. L'ipotesi americana era di gestire tali conseguenze con un veloce allargamento della Nato mentre a Berlino preferiscono che si eviti qualunque mossa che possa accrescere l'ipotetica instabilità, nonché rafforzare la presenza in loco degli Usa. Pertanto, meglio un vacuo dialogo a oltranza piuttosto che una soluzione affrettata. In questo scenario altamente fluido, l'Italia è al momento la grande sconfitta. Da sempre ingaggiata nel contenimento dell'interesse tedesco nella regione che cinge il Lago di Venezia ne esce sostanzialmente umiliata. Tuttavia, la partita è ancora aperta. Un'eventuale reimpostazione della nostra politica estera in chiave euroatlantica potrebbe farci rientrare nel gioco al fianco di Washington. Fin dalla sua elezione, Donald Trump sostiene fortemente l'Iniziativa dei Tre Mari ovvero la creazione nella regione compresa tra il mar Adriatico, il mar Nero ed il mar Baltico di una nuova collaborazione politica ed infrastrutturale tra gli Stati che diminuisca la loro dipendenza dall'influenza russa e tedesca creando una zona cuscinetto tra Mosca e Berlino che ricompatti gli interessi di una zona geografica eccessivamente frammentata in modo da farla divenire sufficientemente stabile e resistente agli appetiti storici delle potenze confinanti. L'iniziativa dei Tre Mari, lanciata alla presenza di Trump dalla Croazia e dalla Polonia nel 2017 a Varsavia, è per Washington una riedizione in piccolo della strategia nordatlantica ovvero il mezzo per tenere la Russia fuori dall'Europa, gli Stati Uniti dentro e la Germania sotto. Quest'ultima ha compreso l'antifona e non ha perso tempo con la controreazione. Ecco il motivo del vertice di Berlino che però si affianca anche al fatto che la Merkel riuscirà a breve ad inserirsi anche nell'iniziativa dei Tre Mari. Il prossimo vertice verrà organizzato il 6 ed il 7 giugno a Lubiana e la Slovenia, economicamente dipendente dalla Germania, ha immediatamente provveduto a invitare il ministro degli Esteri tedesco all'evento. Berlino spera in tal modo di poter contrastare il progetto americano. Lo smacco diplomatico sloveno è stato immediatamente registrato a Washington che per tale ragione invierà al vertice un rappresentante secondario nonostante in quei stessi giorni Trump preveda d'essere in Europa per celebrare i 75 anni dello sbarco in Normandia. Dalla dissoluzione dell'impero asburgico la regione dell'Europa centrale, da sempre luogo di incontro e scontro delle grandi potenze, sconta il problema dell'eccessiva frammentazione, causata comunque in gran parte anche dalle pretese geopoliticamente insensate di Woodrow Wilson ai negoziati di pace di Versailles. A cento anni dalla fine della prima guerra mondiale gli Stati Uniti d'America sono ancora alla ricerca di una soluzione che ne favorisca la stabilità. In questo contesto è facile immaginare che Trump non demorda, che lasci passare il vertice di Lubiana e che reimposti le future mosse in coordinamento con le capitali che dimostreranno maggiore affinità agli interessi atlantici. Tra queste capitali potrebbe esserci Roma. L'interesse nazionale dell'Italia non può che condividere molte delle premesse insite nell'iniziativa dei Tre Mari.
Charlie Kirk (Getty Images)
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