2024-07-08
Il bagno al mare è come una terapia: rilassa i muscoli e abbatte lo stress
Stare in acqua, sia in ammollo che nuotando, scioglie le contratture e migliora la mobilità delle articolazioni, specie per chi soffre di artrite o artrosi. La ricchezza di sali minerali aiuta poi il corpo a eliminare liquidi in eccesso Non solo: il metabolismo accelera e permette di «asciugarci» un po’. Per non parlare della qualità dell’aria che si respira: indicata anche per gli asmatici, contiene iodio, cloruro di sodio e di magnesio, e libera in modo efficace le vie respiratorie Insomma, un vero e proprio toccasana, noto sin dai tempi degli antichi Romani.Il tempo spesso nuvoloso di questa estate targata 2024 non ha fermato i vacanzieri, e le spiagge - deserte in inverno e a ben guardare anche in primavera - si sono finalmente riempite di persone. Anzi, di bagnanti. Perché la differenza tra quello che Loredana Bertè ha consegnato alla storia musicale, cioè il «mare d’inverno», e il mare d’estate è proprio questa: la balneabilità. In estate non si va al mare solo per stare stesi in spiaggia, abbronzarsi, respirare aria marina, ma anche (e soprattutto) per nuotare e rinfrescarsi. Si tratta di una prassi antica: pensate che anche gli antichi Romani andavano al mare per giovarsi dell’acqua, considerando la balneazione una benefica terapia. Col passare dei secoli le concezioni mutarono: in epoca medievale l’acqua marina non veniva più vista come una cura, ma al contrario come una potenziale fonte di patologie. Concezione che persistette fin quando i medici inglesi, intorno al diciottesimo secolo, riaffermarono la visione salutistica del bagno al mare. Complice la rivoluzione industriale e il passaggio da una vita contadina a quella urbana, governata dai ritmi di lavoro (anche in aree contadine), cominciarono a configurarsi le vacanze estive al mare, che poi videro varie tappe prima di arrivare alle vacanze globalizzate di oggi, per cui molti non frequentano più le coste nazionali ma quelle oltreconfine, un po’ perché si sentono cittadini del mondo e un po’ perché, talvolta, si spende meno. Nel diciannovesimo secolo nacquero in Italia i primi «bagni», nel senso degli stabilimenti balneari. In epoca fascista, l’idea della vacanza estiva al mare si consolida per esplodere definitivamente negli anni del boom economico, i Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Sono note le foto e le riprese video dell’esodo estivo a bordo di Cinquecento e Seicento verso il mare: le mamme, per lo più casalinghe, andavano a fare la villeggiatura al mare per i mesi estivi nelle case in affitto o più raramente di proprietà, mentre il marito restava a lavorare in città e raggiungeva il resto della famiglia nel fine settimana. Non è solo un’abitudine italiana, è universale. Nel film del 1955 di Billy Wilder, Quando la moglie è in vacanza (tratto dal lavoro teatrale The Seven Year Itch di George Axelrod e al posto numero 51 della classifica di American Film Institute delle 100 migliori commedie americane di tutti i tempi), Richard Sherman è un dirigente editoriale che vive a Manhattan con la moglie Helen e il figlio Ricky, i quali per l’estate vanno in vacanza sulle spiagge del Maine. L’uomo, che resta in città per lavoro, perde la testa per la modella e attrice pubblicitaria che ha affittato l’appartamento sopra il suo. Che ci si trasferisca per tutti i mesi estivi al mare, che si abbia una seconda casa da raggiungere soltanto nei weekend, che ci si vada alloggiando in albergo anche solo per una settimana, per molti l’estate non è estate se non si va al mare. Ed è una valutazione corretta, perché andare al mare d’estate fa bene a molte cose. Anche se non si nuota, camminare in acqua, dentro anche soltanto coi piedi, alza la pressione arteriosa perché stimola la vasocostrizione. Considerato che d’estate essa si abbassa per il caldo, «rettificarla» così è un’ottima idea. Fate attenzione alla temperatura dell’acqua e all’orario. Perché la passeggiata marina alzi la pressione occorre che la temperatura dell’acqua sia fresca o comunque più bassa della temperatura ambientale. Anche camminare immersi fino alla vita o addirittura fino alle spalle fa bene: si esercitano i muscoli di gambe e braccia oltre che addominali e glutei, che al contempo vengono massaggiati dal movimento nella massa d’acqua, stimolando la circolazione venosa. Questo riattivare la circolazione - che ovviamente si riattiva ancora di più se si nuota anziché camminare in acqua - aiuta a ridurre la ritenzione idrica e il gonfiore. L’acqua di mare, notoriamente salata, contiene una concentrazione di sali minerali che anche per osmosi aiutano il nostro corpo ad eliminare i liquidi in eccesso. Camminare e nuotare in acqua è anche un ottimo antistress. Ma anche camminare sul bagnasciuga fa bene: la sabbia è una superficie morbida e malleabile rispetto al pavimento di un interno domestico o del marciapiede o della strada di asfalto o pietra. Quando ci poggiamo sul piede, preferibilmente scalzo, e con esso il peso, la sabbia si compatterà sui punti di peso e si redistribuirà sotto quelli meno pesanti operando, passo dopo passo, un massaggio indiretto alla pianta dei nostri piedi. Camminare a piedi nudi sul bagnasciuga senza scarpe fa bene a tutti, ma in particolare a chi soffre di piede piatto e alluce valgo oppure a chi ha bisogno di mobilizzare le caviglie, ma anche le articolazioni superiori, cioè ginocchio e anca, perché normalmente cammina poco. Quanto al nuoto, si tratta di un esercizio fisico completo che svolto nell’acqua di mare, invece che in quello della piscina con acqua clorata in città, si giova di tutto quanto l’acqua salata comporta, in primo luogo che si galleggia di più. Nuotare rilassa i muscoli, stempera lo stress, scioglie, massaggiandole, le contratture, migliora la mobilità delle articolazioni bloccate da forme di artrosi e artrite e fa bene anche se si hanno problemi importanti di sovrappeso, perché nuotare permette di allocare temporaneamente il peso nella massa d’acqua. Anche il caldo e il sole fanno molto bene all’artrosi. La vacanza al mare accelera leggermente il metabolismo: ecco perché molti dicono che il mare «stanca». In realtà, stancano le attività sportive, dal camminare al nuotare passando per tutte le altre, dal giocare a racchettoni o a palla a pedalare nel pedalò. Si tratta però di una stanchezza bella, anche perché ci stanchiamo per attività e non per passività, come purtroppo accade durante l’anno se siamo inchiodati a una vita sedentaria. Poi, stanca il caldo, che al mare durante il giorno viviamo senza il refrigerio dell’aria condizionata della casa o dell’ufficio che di fatto lo annullano. Godetevi il refrigerio della brezza marina, certamente più salubre dell’aria condizionata. Si ha la sensazione che il mare ci renda stanchi anche perché in vacanza cala molto il nostro livello di stress, sia inconscio sia conscio, e ci rilassiamo di più e più velocemente. Così dormicchiamo in spiaggia sotto l’ombrellone, arrivando alla sera più rilassati. La leggera velocizzazione del metabolismo ci permette anche di «asciugarci» un po’: sebbene mangiamo spesso di più al mare, sia che andiamo al ristorante sia che mangiamo in casa, bruciamo anche di più e quindi restiamo stabili di peso o, per l’appunto, ci «asciughiamo» un po’. Ad attivare il metabolismo, oltre all’attività, è anche l’aria di mare. Si tratta di un’aria ricca di iodio. Poi, è anche ricca di sali minerali come il cloruro di sodio e di magnesio, il calcio, il potassio, il bromo e il silicio, che aiutano a liberare le vie respiratorie. Non a caso, le fialette e gli spray per il lavaggio nasale che in città usiamo per prevenire o coadiuvare la cura delle malattie da raffreddamento invernali possono essere anche a base di acqua marina. Respirare aria di mare è consigliato anche agli asmatici. «Respirare» iodio, invece? Abbiamo bisogno di iodio per produrre gli ormoni della tiroide e in caso di carenza possiamo avere vari problemi, tra cui i noduli tiroidei o ipotiroidismo. Necessitiamo di circa 150 mg di iodio al giorno e per questa ragione nei decenni si è diffuso il sale iodato, che rappresenta un ottimo modo di prevenire la carenza di iodio per chi non vive vicino al mare. Molti credono che «respirare» iodio al mare sia esattamente equivalente all’assumerlo per via orale, ma non è così. Respirare aria di mare non basta; tuttavia quando siamo al mare mangiamo anche molto più pesce, fresco e locale, e vegetali locali che crescono su suoli più ricchi di iodio, rispetto a quando siamo in città, e questo ci fa aumentare la sua assunzione.
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