Babele sui dottori no vax sospesi. I sanitari si lamentano col ministro

Nessun dubbio e tanto meno una presa di coscienza, ma soltanto uno scaricabarile sui soliti noti, i medici no vax, e la richiesta di aiuto all’unico presutno salvatore della sanità, il ministro Roberto Speranza.
Dopo gli scontri, con tanto di intervento delle forze dell’ordine, che si sono verificati durante le assemblee per l’approvazione dei bilanci convocate dagli Ordini dei medici provinciali di tutta Italia, le varie Federazioni nazionali hanno inviato al ministro Roberto Speranza una richiesta di aiuto per la loro difficoltà a gestire quanto previsto dal dl 172/21 (sospensione dall’esercizio della professione dei sanitari). La missiva è datata 2 maggio, ma è stata resa nota dall’associazione ContiamoCi e dal parere del Cieb del prof Luca Marini, che definisce «paternalistico» il ruolo che gli Ordini affibbiano al ministro. Secondo i presidenti delle 10 professioni sanitarie e socio-sanitarie le azioni di protesta nelle assemblee sono state messe in atto da alcuni iscritti contrari all’obbligo vaccinale, e «in più di una situazione, in assenza di motivazioni tecniche, i bilanci consuntivi sono stati bocciati, determinando un imbarazzo istituzionale che, pur non essendosi configurate gestioni economico-finanziarie meritevoli di verifica o censura, i singoli Ordini saranno costretti a gestire». Dalla Fnomceo alla Fnopi, dalla Fnopo alla Fnovi, la problematica deriva «in buona parte» dal dl 172, con cui il legislatore ha caricato gli Ordini «della verifica dell’adempimento dell’obbligo vaccinale da parte degli iscritti»: compito coerente «con lo status di Enti sussidiari dello Stato» e che gli Ordini «hanno assolto con senso di responsabilità, sopportando un carico di lavoro improvviso, delicato e sovradimensionato rispetto alle dotazioni disponibili». Come dire, il legislatore ha dato agli Ordini un compito in più, quindi ora lo stesso legislatore ci deve aiutare attraverso «azioni e interventi di contrasto concertati ed elaborati in modo organico».
Insomma, il problema degli Ordini è il troppo lavoro, non una visione totalitaristica che nega il confronto, l’accesso alle assemblee di medici che, pur pagando regolarmente la tassa d’iscrizione annuale, non hanno il green pass perché sospesi, ma anche altri problemi, come la protesta del movimento No Enpam, obiettivo finale di molte carriere ordinistiche.
E infatti, nel mirino del Comitato internazionale per l’etica della biomedicina, c’è la richiesta formale d’intervento del legislatore per «contrastare le tensioni in essere» all’interno di organi che, «pur rappresentando un retaggio corporativo del passato, costituiscono in ogni caso la sede istituzionale del dibattito e del confronto tra gli appartenenti alla medesima professione; dibattito e confronto da cui può logicamente derivare quella diversità di posizioni che è garanzia di pluralismo di ogni istituzione rappresentativa democraticamente eletta». La richiesta, secondo il Cieb, assume una dimensione «che va oltre quella meramente gestionale». In altri termini, là dove la richiesta provocasse l’effetto di tacitare per via legislativa le opinioni dissenzienti all’interno degli Ordini professionali, sarebbe inevitabile prendere atto dell’esistenza, in Italia, di una deriva totalitaria: ragion per cui appare doveroso che la lettera sia pubblicamente censurata, senza indugi, dallo stesso ministro e dal governo nella sua interezza». Il Comitato inoltre invita gli Ordini a fornire attuazione alle disposizioni della legge numero 3 del 2018, secondo cui gli stessi «assicurano indipendenza, autonomia e responsabilità delle professioni, la salvaguardia dei diritti umani e del principi etici dell’esercizio professionale al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva»; e raccomanda agli Ordini medesimi di favorire, e non di ostacolare o stigmatizzare, un dibattito realmente informato e consapevole in merito agli effetti dei cosiddetti vaccini anti Covid».






