2018-12-07
Babbo Renzi fa la predica a Di Maio ma non smonta il tendone abusivo
Il padre del Bullo possiede un magazzino irregolare a Rignano sull'Arno. La struttura provvisoria, della ditta Eventi 6, doveva essere abbattuta nel 2017. Eppure lui ripete: «Non accostatemi al padre del vicepremier».Nella Terza Repubblica, quella dei padri dei padri della patria, un abuso tira l'altro. Tiziano Renzi nei giorni scorsi ha tirato le orecchie al «collega» Antonio Di Maio, come lui tallone d'Achille di figlio governante, e ha chiesto «cortesemente di non essere accostato a personaggi come» Di Maio senior, sottolineando, un po' imprudentemente, di non avere «capannoni abusivi». Vero probabilmente per il presente, ma non per il passato, avevamo scritto il 28 novembre scorso, ricordando l'accesso dei vigili nel piazzale della Chil srl (oggi Eventi 6) della famiglia Renzi nel 2002, quando gli agenti trovarono ben sei manufatti abusivi. Forse memore di quell'inciampo Tiziano si è sentito in dovere di marcare la distanza da papà Di Maio. Contro cui si sono scatenati tutti i mezzi d'informazione.Infatti nei giorni scorsi giornali e tv sono stati prodighi di notizie sull'avvio dell'iter per le demolizioni dei manufatti abusivi scoperti in un terreno della famiglia Di Maio a Pomigliano d'Arco. Gli inviati delle Iene hanno fatto sorvolare la proprietà da un drone e tutti i media hanno iniziato a studiare l'area metro per metro. L'Italia intera si è trovata a discettare di piscine montabili e dépendance destinate a crapule estive. Un attacco concentrico che ha prodotto la reazione orgogliosa di Tiziano. Forse perché in questi anni nessuno si è preso la briga di controllare su Google earth la situazione delle case dei Renzi e del piazzale della Eventi 6 a Rignano sull'Arno, nelle cui immagini appare una grande struttura, piazzata a metà tra la costruzione che ospita la sede della ditta, alcuni appartamenti e il fiume Arno. In un'area dove attualmente non è possibile edificare a causa del rischio idrogeologico. Un tendone verde che si intravede anche dalla strada principale, via Roma, che collega la zona industriale al centro del paese. Là sotto, a quanto ci risulta, vengono ricoverati gli attrezzi e i materiali dell'azienda, che distribuisce volantini e altri prodotti. Nel 2002 al suo posto c'erano altre strutture abusive, che vennero abbattute su ordine del Comune. Poi la proprietà, nel 2004 venne ceduta alla famiglia Ognibene e riacquistata dai Renzi nel 2016, quando gli affari dell'azienda, con Matteo a Palazzo Chigi, avevano ripreso a tirare. Ma quel tendone è in regola? Il 28 marzo 2017 Laura Bovoli, in qualità di amministratrice della Eventi 6 ha presentato in Comune un modulo di «comunicazione di inizio lavori» nell'ambito della cosiddetta «attività edilizia libera». E ha specificato con una crocetta di che tipo di intervento si trattasse: «Opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e a essere immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine non superiore a 90 giorni». In poco tempo il permesso per piantare il capannone è arrivato. Ma i canonici 90 giorni sono scaduti durante l'estate del 2017. Eppure, a più di 600 giorni di distanza dalla presentazione della comunicazione di inizio lavori, il magazzino «provvisorio» è ancora al suo posto. Da molti mesi i Renzi avrebbero dovuto eliminare la struttura, presentare in Comune la prova fotografica della rimozione ed eventualmente avviare una nuova pratica. Ma a quanto risulta alla Verità niente di tutto questo è avvenuto. E il tendone si trova ancora lì, al suo posto. Sino a quando resterà in piedi? Probabilmente fino a quando non busseranno alla porta della Eventi 6 i vigili urbani. In passato i Renzi avevano già avuto problemi con alcune tensostrutture. Come testimonia l'ordinanza numero 7 del 12 aprile 2002 firmata dal responsabile del settore urbanistico, Mauro Carbonari. Il documento si intitolava: «Opere eseguite in assenza di concessione edilizia. Ordinanza di demolizione e rimessa in ripristino». A innescarlo un verbale dei vigili urbani del 28 febbraio dello stesso anno dal quale risultava che erano state realizzate nel piazzale della Chil srl sei opere senza autorizzazione e non proprio di poco conto: più di 600 metri quadrati di aree coperte, due tettoie e un altro piccolo locale. Ecco l'elenco preciso: «due magazzini con struttura in metallo e copertura in pvc di circa 24 metri x 10 e 12 x 11, alti tra i 3 e i 4 metri; un laboratorio sempre con struttura metallica con tamponamenti e copertura in pannelli di pvc e lamiera zincata, di circa 22 metri x 11 e un'altezza di 4 metri; due tettoie con struttura metallica e copertura in pannelli di lamiera zincata, una di 11 metri x 2 e un'altra di circa 3 metri x 2; infine un ripostiglio di circa 3,90 metri x 1,40 x 1,60 di altezza». Di fronte a tutte questi manufatti non autorizzati, il dirigente non ebbe dubbi: «Considerato che tali opere sono state eseguite in assenza di concessione edilizia e verificato che l'area su cui insistono tali opere è classificata come zona di saturazione B2 (residenziale, ndr) e verde privato dal vigente strumento urbanistico (piano regolatore, ndr) ed è sottoposta al vincolo paesaggistico (…) ordina alla Chil srl, in qualità di proprietaria dell'immobile di provvedere entro il termine di 120 giorni a decorrere dalla data di notifica della presente ordinanza alla demolizione delle suddette opere abusive e alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi, con l'avvertenza che la mancata ottemperanza alla presente ingiunzione comporterà l'applicazione delle disposizioni previste dalla legge». I Renzi eseguirono l'ordinanza, abbattendo tutte le strutture e due anni dopo vendettero la sede a pochi metri dall'Arno.Ma quando sono rientrati in possesso del loro vecchio quartier generale (ricomprato al prezzo di circa 1,3 milioni), hanno realizzato la nuova struttura «provvisoria» che, però, come abbiamo visto, tanto provvisoria non pare.