2024-03-22
Calcio, alla Camera avanza la legge che permetterà ai tifosi di entrare nella gestione dei club
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L'azionariato popolare , già consolidato in paesi come la Spagna, in discussione in commissione Cultura dopo la proposta della Lega a firma del capogruppo Riccardo Molinari. La figura del tifoso-azionista sta per arrivare anche in Italia. In paesi come la Spagna, come è noto, la pratica dell'azionariato popolare è consueta, tanto che alla base della solidità economica e della gloria sportiva di club come il Real Madrid c'è anche la munificenza dei supporter, che attraverso la costituzione di appositi veicoli finanziari regolati per legge concorrono al capitale della società, facendo sentire la propria voce nella sua gestione e partecipando all'elezione delle figure apicali. Ebbene, in commissione Cultura alla Camera è arrivata alla fine del proprio iter una proposta della Lega (primo firmatario il capogruppo Riccardo Molinari) che nelle prossime settimane dovrebbe approdare in aula e se approvata rappresenterebbe una novità decisamente impattante nel nostro panorama calcistico.La proposta di legge, che ha subito delle modifiche raccomandate dal governo attraverso il ministro dello Sport Andrea Abodi, è costituita di 11 articoli ed è rivolta anche alle società dilettantistiche. La parte più rilevante, però, è quella contenuta nei primi tre articoli, in cui sono declinate le modalità con cui i tifosi potranno partecipare alla gestione delle società. Anzitutto, lo strumento attraverso cui ciò sarà possibile sarà il cosiddetto “ente di partecipazione popolare sportiva”, il quale dovrà permettere far accedere i supporter “al capitale sociale delle società sportive, quale forma di coesione e aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva e occasione per la formazione e diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei princìpi di legalità”. Ma con quali modalità i tifosi potranno coronare il sogno di sentirsi in parte proprietari della propria squadra del cuore? Intanto, affinché una società possa definirsi partecipata a livello popolare, almeno l'uno per cento del capitale nominale dovrà essere detenuto dall'ente di partecipazione, oppure lo stesso ente dovrà essere in possesso di azioni o quote nella misura almeno dell'uno per cento. All'interno del Cda della società, dovrà inoltre essere garantita la presenza di almeno un rappresentante dell'ente di partecipazione popolare. Se poi la quota azionaria dell'ente o del capitale sociale sarà superiore al 30 per cento, questo avrà la facoltà di nominare direttamente un componente del Consiglio di amministrazione.Naturalmente, per essere considerato rappresentativo, un ente di partecipazione popolare dovrà superare un numero minimo di aderenti. Un numero variabile, stabilito in base al bacino di tifosi delle diverse squadre. Il testo approvato prevede che per poter partecipare alla gestione di un club professionistico, un ente di partecipazione popolare deve avere un numero di aderenti “pari o superiore al 30 per cento della media degli spettatori paganti a ciascuna gara rientrante nei campionati nazionali cui la società ha partecipato, ivi compresi gli intestatari di tessere di abbonamento”. Nel testo originale questa quota era molto più bassa (10 per cento) ed è stata innalzata per volere dell'esecutivo. Le società partecipate dei tifosi avranno diritto ad una serie di agevolazioni fiscali e non solo: tra i vantaggi ci sarà quello di un diritto di prelazione per l'assegnazione di un titolo sportivo perduto. Per dirla in soldoni, se una squadra di calcio fallisce (come accade purtroppo sempre più frequentemente) avrà una corsia preferenziale per recuperare il titolo sportivo una nuova società con un'adeguata partecipazione popolare. Purché ovviamente, rispetti le norme statutarie e quelle relative al reimpiego degli utili per finalità sportive.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.