2024-03-12
Nessuno acquista le auto elettriche. Le aziende tedesche tornano al termico
Si vendono più Ferrari che 500 Abarth a batteria. E in Germania imprese e sindacati rivedono i piani. Facile che Olaf Scholz li segua.Per oltre cinque anni la finanza internazionale e i vertici politici, soprattutto europei, hanno sventolato la bandiera dell’Esg. Quei fondi etici, sostenibili e pro green che avrebbero dovuto ripulire il mondo dall’inquinamento e dalle emissioni. La bolla ha cominciato già ad evaporare e i colossi, quelli più grossi come Balckrock, zitti zitti negli ultimi mesi hanno cominciato a investire sulle infrastrutture dell’energia tradizionale. Non quella rinnovabile. Asset importanti per il gas naturale liquido, petrolio e altre cose fondamentali per tenere in piedi l’economia. È molto probabile che la sbornia per l’auto elettrica segua la stessa strada. A dirlo come sempre sono i numeri che vanno analizzati nella fase d’ingresso del mercato e di uscita. Nei primi due mesi di quest’anno in Italia sono state vendute circa 141.000 vetture. Di queste, elettriche soltanto 8.037 unità. Fiat 500 elettriche «ben» 479, di quelle sportive Abarth solo 14. Benino ha fatto solo la Tesla che con i due modelli disponibili ha conquistato quasi il 28% del mercato. Ma attenzione, la Tesla sembra solo un gigante. Al di là dell’apparenza delle percentuali resta sempre un numero bassissimo, visto che parliamo di 2.228 auto. L’altro dato interessante sta nel trend. Nel complesso in questi due mesi sono state vendute circa il 10% in più di vetture rispetto a gennaio e febbraio del 2023. Quelle elettriche non crescono invece, perché senza incentivi le persone non le acquistano. Non le vogliono, semplicemente. In Germania, giusto per allargare lo sguardo un po’ oltre i nostri confini, la situazione non è tanto diversa. La scorsa settimana Mercedes ha aggiornato la road-map con cui sarebbe dovuta arrivare nel 2030 a dire addio ai motori tradizionali, cioè a combustione, annunciando non solo l’aggiornamento delle attuali motorizzazioni per rispettare le future normative antinquinamento, comprese quelle che entreranno in vigore negli Usa nel 2027, ma anche l’arrivo entro quel periodo di un nuovo efficiente quattro cilindri di 2 litri a benzina e l’aggiornamento delle attuali architetture multienergia per i futuri modelli a emissioni non zero. A dirlo è stato l’amministratore delegato Ola Källenius, ma a chiederlo ad alta voce sono stati i sindacati dell’azienda, che come tutti sappiamo in Germania partecipano alle decisioni del consiglio. Mercedes non è un caso isolato. Bmw, Ford, General Motors e Toyota hanno già annunciato importanti sterzate sul tema. Ford, ad esempio, ha rivisto la propria strategia rinviando e in parte tagliando l’investimento di miliardi di dollari per le auto elettriche, «giustificandolo», scriveva recentemente il Sole 24 Ore, «con la necessità di attendere tempi migliori per i costi e la capacità delle batterie dopo una consistente perdita accumulata dalle full-electric, in parte compensata dai business delle flotte aziendali e delle vetture con motori termici, e di concentrarsi su quelle ibride». Proseguendo nella lista, tocca a General Motors che ha recentemente dichiarato di rallentare lo sviluppo di nuovi modelli e ha messo in stand-by la costruzione di un impianto per produrre batterie. Non dissimile il discorso di Volkswagen. Dopo aver cancellato il progetto per realizzare un nuovo impianto avveniristico a Wolfsburg, ieri è arrivato lo stop alla produzione della ID.3 mentre vengono potenziate le strutture che sfornano modelli endotermici della Golf e della Tiguan. «Preferiamo concentrare la gran parte della produzione della berlina elettrica nell’impianto di Zwickau e di non aggiungere Wolfsburg visto che la domanda continua a rimanere bassa», ha dichiarato il responsabile delle attività produttive Christian Vollmer. «La Golf e la Tiguan endotermiche sono modelli sempre forti», ha aggiunto: «Sono fiducioso che quest’anno supereremo per la prima volta dopo molto tempo la soglia dei 500.000 veicoli prodotti nel nostro stabilimento principale». Il riferimento è ovviamente sempre al motore tradizionale. C’è da scommettere che se le principali case automobilistiche tedesche avviano l’inversione a U rispetto al Green Deal, anche il governo a Berlino segua a ruota. L’imminente voto per le Europee non potrà non tenere conto del bagno di realtà che sta arrivando dall’industria. Se non lo comprendono i politici è facile pensare che saranno gli elettori a spiegarlo con una crocetta nera nella solitudine dell’urna. Tornando invece all’Italia, vale la pena fare un confronto finale. Nei primi due mesi di quest’anno sono state vendute, come abbiamo scritto sopra, 14 Fiat Abarth elettriche. Rappresentano la fascia del lusso italiano. Nello stesso periodo Ferrari ha venduto ben 22 esemplari di «296». Maserati ha piazzato nel bimestre 200 vetture. Tradotto in poche parole la strada del lusso continua a tirare, l’elettrico è una illusione. I sindacati tedeschi l’hanno compreso, quelli italiani un po’ meno. Mirafiori è già al secondo rinnovo della cassa integrazione e visto i numeri striminziti delle vendite, temiamo che i rinnovi proseguano ancora a lungo. Se i clienti non gradiscono, gli operai che devono produrre saranno ben poco impegnati. L’Italia non ha risorse per sussidiare né gli acquisti né i mancati posti di lavoro. È bene tirare una linea e rivedere l’intera ideologia. Se vogliamo vetture che inquinino meno basta andare avanti con il diesel e sperimentare motori che con un litro camminino 100 chilometri. La prossima Commissione Ue dovrà in qualche modo prenderne atto.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco