2022-04-04
Confindustria, la bella addormentata sulla bolletta
Finalmente il presidente Carlo Bonomi ha sentito il grido di dolore delle imprese in crisi da mesi. Anche il Pnrr si sta rivelando una fregatura che non assicura la crescita.E alla fine la Bella Confindustria nel bosco si svegliò e si accorse che le bollette energetiche erano troppo salate e che così non si poteva andare avanti. Aspettava il bacio del principe Europa la povera Aurora Confindustria, ma il principe non è passato. E non passerà, neanche dopo cent’anni come nel caso della fiaba. Nel frattempo gli imprenditori di tutti i generi e di tutti i tipi, da almeno sei mesi, ma alcuni da più di un anno, lo urlano ai quattro venti. E si è accorta anche che con il Pnrr non si va avanti e non si avrà un rimbalzo in positivo dell’economia. Anche in questo caso s’è svegliata tardi di almeno tre mesi rispetto alle imprese che rappresenta o che dovrebbe rappresentare, ma questi non sono fatti nostri ma degli associati. A parte gli scherzi - ma neanche troppo - questa volta Confindustria si è conquistata la maglia nera. Quella rosa spetta a commercianti, artigiani, agricoltori e cani sciolti di tutti i tipi che da mo’ gridano la loro disperazione. Sì, disperazione, perché molti hanno già chiuso e altri si apprestano a farlo. E non parliamo solo di piccole imprese, ma anche di medie imprese come nel caso di alcuni distretti industriali come, ad esempio, quello della ceramica di Sassuolo o quello della carta di Lucca e Capannori. Non stiamo parlando solo di imprese fuori dal circuito di Confindustria, ma a pieno titolo entro i suoi confini. Perché non ha parlato prima? Vallo a sapere. Forse facevano i conticini per vedere se i soldi dell’Europa sarebbero bastati a coprire questo disastro energetico o forse per altro. Comunque, sono arrivati tardi.E poi il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha detto anche: «I dati dimostrano che il Pnrr da solo, concepito in altri tempi, non è in grado di generare effetti di crescita tali da contrastare adeguatamente l’enorme colpo portato dagli avvenimenti in corso». Vero, per carità, ma con un ma: neanche quando è stato concepito, il Pnrr sarebbe stato in grado di assicurare la crescita dell’Italia. Anzitutto perché discendeva dal Recovery fund e dalle sue maglie strettissime che sarebbero servite ad alcuni Paesi (in testa Germania e Francia, vedi caso con industrie automobilistiche e più autonome di noi in campo energetico), e meno al nostro, perché non si può concepire un piano europeo di ripresa uguale per tutti i Paesi europei. Questo lo sa anche un ragazzo delle medie che abbia studiato la geografia degli stessi Paesi dove ogni economia è ben diversa da quella degli altri. Poi perché c’era bisogno di far arrivare molti più soldi a famiglie e imprese - come ha fatto la Germania o come hanno fatto gli Stati Uniti -, in modo di far ripartire l’economia. Come insegnava l’economista Keynes. Non si può fare i keynesiani con il braccino corto, sennò si fa come i ragazzi che non potendo fare all’amore ricorrono al sesso autogestito. Ma poi non ci si può lamentare se si perdono diottrie e non si vede più bene da vicino né da lontano, esattamente come l’Unione europea che non riesce a dare un aiuto subito né riesce a fare piani veri a lunga scadenza rispettando le particolarità dei singoli Paesi. E non è che ci siano molte strade nel breve per dare sollievo a famiglie e imprese se non che lo Stato metta soldi per diminuire i costi energetici. Le strade possono essere più di una ma corrono parallele nella stessa direzione. Si possono diminuire le accise - non di 25 centesimi al litro - o le tasse sulle bollette, si possono concedere finanziamenti a fondo perduto a famiglie e imprese che ne abbiano bisogno, si potrebbe acquistare davvero in Europa il gas in una centrale d’acquisto unico per ridurne i costi (essendo in tanti a comprare la stessa merce è chiaro che si possono contrattare i prezzi), anche se è una strada che richiede più tempo. Comunque stiamo facendo come la Confindustria, siamo in ritardo su tutto. Andava tutto fatto prima, andava tutto pensato prima, andava tutto previsto prima. Ma in Italia, ormai, siamo ai piani settimanali, anzi orari. Si naviga a vista con il pericolo di andare contro gli scogli appena arriva un po’ di nebbia. Se poi uno ci vede anche male.