2024-10-15
Baku fa scuola: più green, meno diritti umani
Il presidente azero Ilham Aliyev (Getty Images)
Il governo azero, noto per la pulizia etnica, attacca chi non ritiene opportuno che ospiti Cop29: «Campagna disgustosa: il climate change è scienza, il resto è ideologia». E promette un patto storico, basta che non si parli degli armeni e del sangue dei dissidenti.Da qualche tempo si è imposta una moda piuttosto sgradevole, che consiste nel richiamarsi alla scienza (o meglio: a una sua caricatura) per giustificare qualsiasi sconcezza. Decisamente emblematica a tale proposito è la vicenda di cui è protagonista il governo dell’Azerbaijan, la nazione che fra qualche settimana ospiterà la grande conferenza mondiale sul clima, chiamata Cop29.Abbiamo già fatto notare nei giorni scorsi le contraddizioni piuttosto clamorose che questo evento suscita. Tanto per cominciare si sceglie un Paese che si sostiene soprattutto grazie ai combustibili fossili per ospitare una riunione per la riduzione delle emissioni di CO2, il che è surreale. Soprattutto, però, appare grottesco che i potenti del mondo si trovino per discutere di rispetto della natura, di ecologia e di tanti altri temi altrettanto commoventi sorvolando allegramente sui diritti umani che vengono calpestati con regolarità.Il fatto è che, come hanno notato Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie, in Azerbaijan ci sono circa 300 persone incarcerate per motivi politici tra difensori dei diritti umani, giornalisti, ambientalisti, attivisti politici e simili. Niente male. «È assolutamente chiaro che nessuno Stato può avere credibilità nell’affrontare la crisi climatica se continua a stringere la morsa sulla società civile», ha notato la segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard.Ci sarebbe poi da ricordare che non più tardi di un anno fa l’Azerbaijan ha messo in atto una pulizia etnica in grande stile nella regione del Nagorno-Karabakh, zona storicamente abitata dalla minoranza armena. Decine e decine di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case e sono rimaste imprigionate in condizioni terrificanti nella morsa dell’esercito azero, mentre il resto del mondo restava a guardare silente e dunque complice. Avesse compiuto Vladimir Putin un’operazione del genere non avremmo parlato d’altro per mesi, invece...Fortunatamente qualche giornale (soprattutto la rivista online Politico) e alcuni attivisti umanitari hanno messo il dito nella piaga invitando coloro che parteciperanno alla conferenza di Baku a fare pressione sulle autorità azere affinché si degnino di mostrare un filo di rispetto in più per la vita umana. Ebbene, le risposte ricevute sono raccapriccianti. Ad assumersi il conto di replicare ai rilievi di stampa e attivisti ci ha pensato Hikmet Hajiyev, responsabile degli Affari esteri del governo azero. Costui non è andato troppo per il sottile. «Non portate le vostre preoccupazioni sui diritti umani in Azerbaijan per la Cop29», ha dichiarato. Parlando con Politico, Hajiyev ha stigmatizza la «campagna diffamatoria coordinata e la propaganda sporca» che a suo dire sarebbero state rivolte contro la sua nazione. «È davvero disgustoso, lo percepiamo come un atto ostile contro l’Azerbaijan», ha detto. «Sovraccaricare l’agenda della Cop con questioni che non hanno un collegamento diretto e immediato con il cambiamento climatico non è utile, ma dannoso».Rivolgendosi ai cronisti, il responsabile degli Esteri azero ha rincarato la dose: «Non posso non soffermarmi sulla campagna diffamatoria di alcuni organi di informazione mirata a rovinare l’immagine dell’Azerbaijan con falsi pretesti», ha detto. «Tali vani tentativi non possono impedirci di raggiungere la nostra nobile missione di far fronte agli impatti negativi del cambiamento climatico».Capito? La loro missione è quella di fermare il cambiamento climatico, che è la vera emergenza. Tutto il resto deve di conseguenza passare in secondo piano, compresa la persecuzione degli armeni e dei militanti politici che criticano il governo. A ben vedere, questo atteggiamento - anche se in tono minore, per fortuna - è analogo a quello che si è imposto dalle nostre parti durante la pandemia. Facendosi scudo dell’emergenza si può fare tutto, anche annichilire i diritti e cancellare le libertà individuali. In effetti, certe dichiarazioni dei politici azeri ricordano le uscite di qualche anno fa di alcuni dei nostri più illustri governanti e luminari. Hikmet Hajiyev, ad esempio, ha pronunciato una frase memorabile: «Il cambiamento climatico si basa sulla scienza. Non c’è posto per alcuna ideologia qui». Cristallino: il riscaldamento globale è un’emergenza certificata dagli scienziati, mentre gli appelli sui diritti umani sono tirate ideologiche che non meritano di essere considerate. Obiettivo degli azeri, dunque, è concentrarsi sul clima: «Un accordo storico, un accordo di Baku, deve essere raggiunto», ha chiosato Hajiyev. «Il mondo ci sta guardando e la storia ci giudicherà in base ai risultati. L’Azerbaijan farà tutto ciò che è in suo potere per svolgere il suo ruolo di ponte tra le nazioni». Perfetto: loro faranno da mediatori tra le nazioni affinché decidano di ridurre le emissioni. Ma di mediazioni con i vicini armeni o con i prigionieri politici non ne vogliono nemmeno sapere. A queste condizioni, l’eventuale accordo di Baku sarebbe davvero storico: il primo patto sul clima benedetto della scienza e siglato con il sangue degli oppressi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.