2022-02-23
L'Azerbaigian ricostruisce la storia per fare epurazione culturale
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Lezione di dottrina politica negli anni della Repubblica socialista sovietica dell'Azerbaigian (Getty Images)
L’articolo «La storia della chiesa cristiana dell’Azerbaigian» pubblicato lo scorso 2 febbraio sul sito Nova.news, rivendica un legame organico tra l’antica civiltà dell’Albania del Caucaso, da non confondere con l’Albania nei Balcani, e gli azeri moderni.L’articolo non firmato «La storia della chiesa cristiana dell’Azerbaigian» parso su Nova.news, un sito dell’Agenzia «Nova» (Roma), il 2 febbraio 2022 rivendica un legame organico tra l’antica civiltà dell’Albania del Caucaso (da non confondere con l’Albania nei Balcani) e gli azeri moderni, un popolo musulmano turcofono. Provare un tale legame è un compito arduo perché il regno dell’Albania del Caucaso, il cui nucleo era situato nelle pianure dell’Azerbaigian odierno, fu abolito dai persiani intorno al 510 d.C. Dopo l’islamizzazione dell’Albania del Caucaso, avvenuta ad opera degli arabi già prima della fine del secolo VIII, la lingua albanese – la principale portatrice della sua cultura cristiana – gradualmente svanì, mentre l’armeno divenne la lingua dominante delle popolazioni cristiane che restavano ancora sul territorio dell’antico regno. L’esigua popolazione udi dell’Azerbaigian, la cui lingua parlata rappresenta una parente, o addirittura una discendente diretta, dell’albanese del Caucaso, è stata per secoli affiliata alla chiesa armena. È proprio a causa dei legami stretti con gli armeni che una gran parte degli udi fu costretta ad abbandonare la terra natia dell’Azerbaigian all’inizio degli anni 1990.L’articolo della Nova.news evoca la Storia dell’Albania del Caucaso attribuita a Mosè di Kałankatoyk̔, un’opera composita scritta in armeno tra il VIII e il X secolo che rappresenta la fonte principale sull’Albania cristiana. Per sostenere la tesi dell’estraneità degli armeni alla storia dell’Azerbaigian e a quella dell’Artsakh (Nagornyj Karabakh) – una regione storica armena situata sui monti che sovrastano le pianure dell’Albania del Caucaso – l’articolo evita ogni menzione della lingua in cui questa opera fu scritta. Eppure, la Storia dell’Albania del Caucaso non è soltanto redatta in armeno ma rivela anche riferimenti culturali armeni. Per esempio, essa annovera ripetutamente l’Artsakh tra le «Regioni Orientali», perché al centro della mappa mentale dei suoi autori non si trovano le pianure adiacenti alla costa caspica (dove si trovava una volta il regno svanito dell’Albania) ma si trova la valle dell’Ararat situata a occidente – il cuore dell’Armenia. All’inizio del secolo X, il Katholikos armeno Giovanni di Drasxanakert, che aveva visitato l’Albania del Caucaso, attesta che i suoi contemporanei prìncipi albanesi si riconoscevano come appartenenti allo stesso popolo (žołowurd) degli armeni. Quando, all’inizio dell'XI secolo, le tribù turche iniziarono a penetrare nelle pianure caspiche, l’albanese del Caucaso non era più praticato in quanto lingua scritta. Nessuna testimonianza storica ci suggerisce che la cultura dell’antica Albania del Caucaso abbia esercitato un influsso diretto sulle popolazioni turcofone, mentre i prestiti armeni nel kurdo successivamente parlato sul suo territorio, nonché nell’azero – parole relative all’agricoltura, all’allevamento di animali, allo scambio monetario, all’artigianato e alla religione – riflettono il ruolo degli armeni nella sedentarizzazione di queste popolazioni nomade. Altri influssi armeni sono riscontrabili in varie sfere di attività culturale sul territorio dell’Azerbaigian, per esempio nelle forme architettoniche o nei disegni ornamentali sui tappeti. Ogni resoconto storico della terra conosciuta oggi come Azerbaigian (un nome che prima della Rivoluzione russa del 1917 era attribuito esclusivamente alla provincia persiana a sud del fiume Arasse, sul territorio dell’Iran) presuppone, quindi, un esame dei legami e della trasmissione culturale tra l’Albania del Caucaso e gli armeni delle regioni caspiche da una parte e tra gli armeni e gli azeri dall’altra. La dottrina storiografica ufficiale dell’Azerbaigian rinnega radicalmente l’esistenza di tali legami, ed è questa negazione che fornisce ai dirigenti azeri una base ideologica per la loro opera di distruzione del patrimonio monumentale e artistico armeno in Azerbaigian, nella regione di Nakhichevan e nel Nagornyj Karabagh, epurati dalla popolazione armena, nonché per le ambizioni espansionistiche dell’Azerbaigian sul territorio della Repubblica dell’Armenia.Le origini della mitologia storiografica che rivendica una continuità culturale diretta tra gli albanesi del Caucaso e gli azeri risalgono alla politica delle nazionalità sovietica: per prevenire lo sviluppo sul territorio dell’Unione sovietica di una comune identità turca, sostenuta a partire dal 1931 dalla Turchia kemalista, l’Azerbaigian, come altre repubbliche turcofone, fu obbligato a sviluppare un’identità nazionale separata e autoctona. L’eliminazione, tra il 1936 e il 1938, da parte delle autorità sovietiche di numerosi eminenti intellettuali dell’Azerbaigian (filologi, storici ed etnografi tra gli altri) ha spianato la strada per la creazione in questa repubblica di una nuova dottrina, dissociata dalla tradizione storiografica precedente e da ogni analisi oggettiva delle fonti storiche. A partire dalla pubblicazione nel 1939 a Baku della prima Storia della repubblica sovietica socialista dell’Azerbaigian, possiamo osservare una lunga successione di tentativi intrapresi da parte degli accademici azeri per impiantare il passato del loro popolo ora in una, ora in un’altra civiltà antica. Per collegare queste civiltà ai turcofoni odierni, la quarta versione della Storia dell’Azerbaigian, pubblicata tra il 1958 e il 1962, rivendicherà l’apparizione delle popolazioni turche sul suo territorio nel secolo IV d.C., e cioè più di sei secoli prima della datazione universalmente riconosciuta nel mondo accademico. Nel 1976 Nasir Rzayev scoprirà tratti turchi nelle sepolture, scavate nel territorio della repubblica e risalenti al II secolo a.C. e al IV d.C., mentre nel 1989 Mirəli Seyidov anticiperà l’apparizione dei turchi in Azerbaigian al III secolo a.C. Per Seyidov, le tribù turche rappresentavano addirittura il gruppo predominante dell’Albania del Caucaso. Nel 1990 Ali Sumbatzade affermerà che la lingua degli azerbaigiani antichi fosse «vicina alla lingua degli elamiti, dei cassiti (cossei) e dei lulubei». Tali espedienti permisero agli accademici azeri di lasciare gli armeni fuori del quadro storico. La contemporanea Fəridə Məmmədova (Farida Mamedova) afferma addirittura che gli armeni sono degli stranieri nel Caucaso del Sud. Nel 2007 il Ministero della cultura dell’Azerbaigian pubblica, quindi, un libro che definisce tutto il territorio dell’a Repubblica dell’Armenia come «l’Azerbaigian occidentale» (Aziz Youssif oghlu Alakbarli, The Monuments of Western Azerbaijan, eds B. Budagov et al., Baku: Nurlan Publishing House, 2007): è una road map per l’esercito dell’Azerbaigian.www.korazym.org/71388/azerbaigian-la-mitologia-storiografica-come-unarma-di-epurazione-etnica-e-culturale/